DINA TORTOROLI
Alla trascinante effusione di “prove” suggerite dai miei affetti, sarà bene che io opponga il freno della “prova provata” (Folco Portinari).
In effetti, la mia indagine – destinata a vanificare l’indegno tentativo del Manzoni di cancellare ogni traccia dell’esistenza “nel tempo” di Carlo Imbonati – ha potuto evolversi, ricorrendo a numerosi saggi del prof. Erminio Gennaro.
I più proficui itinerari di ricerca mi sono stati suggeriti dalla sua istruttiva monografia Il crepuscolo dell’Accademia milanese dei Trasformati: la compilazione del Commentario del conte Giuseppe Maria Imbonati (La Stamperia di Gorle, 1984), straordinariamente ricca di materiale documentario.
Prima di tutto, mi colpì la citazione di una lettera – “senza data, ma del 1776” – inviata dallo zio di Carlo, Giovanni Maria Bicetti de’ Buttinoni, a Ludovico Maria Ricci, autore del Commentario: «Il conte Carlo figlio tornato da Roma da suoi studi nel Collegio Clementino è un savio cavaliere già impegnato nelle cariche patrizie» (nota 51, p. 35).
Il dottor Bicetti non specificava di quale carica si trattasse, ma fu facile stabilire dove condurre le ricerche, dopo aver letto la dichiarazione del biografo Ricci: «Quella degli Imbonati è un’antica e nobile famiglia, già da quattro secoli appartenente al patriziato di Como, dove fu famosa per aver ricoperto il Decurionato; da qui si trasferì, più di cento anni orsono, a Milano; pose la sua residenza in quella città, dove fu iscritta fra le famiglie patrizie…» (p. 99).
Pertanto, nell’Archivio di Stato e nell’Archivio Storico-Civico di Milano rinvenni i preziosi documenti di cui dirò, e rintracciai quelli relativi alla “carica patrizia” in cui Carlo era “già impegnato” a ventitrè anni, nell’Archivio di Stato di Como, Uff. Decurioni, anno 1776.
Essi attestavano che la morte del Sig.r Don Francesco Orchi aveva reso vacante un posto di Decurione, cui aspirava non solo il conte Carlo Imbonati, ma anche il marchese Agostino Cigalini; e fu possibile eleggerli entrambi, poiché, improvvisamente, le “piazze decurionali” divennero due.
Ecco i più pregnanti:
1°) “Memoriale” per l’ammissione al Decurionato di Como, presentato dall’avvocato Agostino Turconi, a nome e per commissione di Carlo Imbonati:
«Ill.mi Sig.ri / Il Conte Carlo Imbonati divotissimo Servidore delle SS. VV. Ill.me premuroso non meno di mantenere nel di lui Casato il singolare glorioso onore del Decurionato, di cui era insignito il fù Conte Giuseppe di lui Padre, quanto quello d’impiegarsi in servizio di codesto rispettabilissimo Pubblico, e comune Patria — Le medesime SS. VV. Ill.me divotamente supplica perche, nella attuale contingenza del Decurionato vacante per la recente morte del fù Sig.r Don Francesco Orchi, si degnino ammettere il Supplicante al distintissimo nobile Loro Ceto, grazia singolarissima, che col maggiore ossequioso rispetto implora, e spera — Agostino Turconi in nome, e commessione del sudd.to Sig. Conte Carlo Imbonati Supplicante».
In calce alla supplica, la risposta: «1776. 10. Ap.le / Il Consiglio Gen.le rimette alli Sig.ri Conservatori degli Ordini il presente Memoriale, perche ricevute dal Sig. Ricorrente le occorrenti prove, le esaminino, e riferiscano allo stesso Consiglio Gen.le col loro parere».
2°) “Memoriale” del marchese Cigalini:
«Ill.mi Signori / Desideroso il March.e Agostino Cigalini sull’esempio de’ suoi Antenati di servire alla Patria qual Decurione supplica per tanto le S.S. G.G. Ill.me acciò si degnino annoverarlo a cod.to rispettabiliss.mo Ceto, che della grazia / Agostino Cigalini Supplicante».
La risposta: «1776. 10. Aprile / Il Consiglio Gen.le rimette alli Sig.ri Conservatori degli Ordini il presente Memoriale, perche ricevute dal Sig. Ricorrente le occorrenti prove, le esaminino, e riferiscano allo stesso Consiglio Gen.le col loro parere».
3°) “Determinazione” della momentanea inammissibilità di un terzo aspirante:
«1776. 12. Aprile / Siccome l’Ordinazione del Consiglio Gen.le dal gio.o 19 Febb.o 1772. al §. II. preferisce i Figli dei Decurioni in confronto di qualunque altro Concorrente, che non sia tale, così essendo concorsi per la petizione del Decurionato i Sig.ri Conte Carlo Imbonati, e Marchese Agostino Cigalino amendue Figli di Decurioni ed il Sig.r Don Camillo Ciceri, che non è tale, non essendovi che due sole piazze, ha il pred.o Consiglio Gen.le determinato non esservi per ora luogo a proporre l’ammissione delle prove del Sig. Ricorrente per poter ottenere il richiesto Decurionato».
4°) “Riverente parere, espresso al Consiglio Generale dai Conservatori d’Ordine:
« Ill.mi Sig.ri / Como 25. Agosto 1776. / Letti dagli infrascritti Conservatori d’Ordine i due Ricorsi de’ Sig.ri Marchese Cigalino, e Conte Imbonati, coi quali supplicano d’essere ammessi a codesto Ceto Decurionale, ed esaminati i Documenti dai medesimi prodotti al di più della notorietà, coi quali sufficientemente, e legalmente si prova essere il primo figlio del Sig. Marchese Don Marco Cigalini già Decurione, ed il secondo figlio del Sig. Conte Don Giuseppe Imbonati parimenti già esso pure Decurione, e di più in vista, oltre alla benemerenza de’ rispettivi Genitori, delle singolari Personali prerogative d’amendue i Sig.ri Ricorrenti, nostro riverente parere sarebbe, remissivo però sempre alle superiori determinazioni delle SS. VV. Ill.me, che a tenore dell’espresso nell’Ordinazione, o sia Statuti del giorno 19. Febbrajo 1772., si dovesse passare a nominargli amendue senza alcuna ballottazione in qualità di Decurioni, stanti le due Piazze Decurionali, che in oggi risultano; E con profondo rispetto c’inchiniamo alle SS.VV. Ill.me».
5° e 6°) Verbale delle due adunanze, a conclusione della vicenda:
¬ «1776. 26. Agosto/ Lettasi dal Sig.r Don Gio’ Giacomo Rusca Presidente la rivocazione fatta dal Sig. Don Camillo Ciceri della sua Protesta perche non vengasi fatta elezione in Decurione di alcuno prima ch’egli non sia stato eletto, e rilettisi i Memoriali dei Sig,ri Marchese Don Agostino Cigalini, e Conte Don Carlo Imbonati col Decreto de 10. dello scorso Aprile remissivo dei Med.mi alli Sig.ri Conservatori degli Ordini, affinche ricevuta dai prefati Sig,ri Ricorrenti le occorrenti prove le esaminino, e riferiscano col loro parere, ed il voto degli accennati Conservatori degli Ordini, che attese le prove esebite essere eglino figli di Decurioni sono di sentimento, che si dovesse passare a nominarli amendue senza alcuna ballottazione / Il Consiglio Gen.le uniformandosi al parere dei Sig.ri Conservatori degli Ordini ha determinato, che nel giorno 27. del corr.e debbansi rilasciare li soliti avvisi a tutti li Sig.ri Decurioni per fare l’elezione dei mentovati Sig.ri il giorno 29. alle ore 20. senza altra ballottazione».
¬ «1776. 29. Agosto / Unitosi il Consiglio Gen.le della Città di Como coll’assistenza del Sig. Regio Delegato / N°. 1. Rilettisi dal Sig. Don Gio’ Giacomo Rusca Presidente li memoriali dei Sig.ri Marchese Don Agostino Cigalini, e Conte Don Carlo Imbonati, con cui ricercano d’essere eletti in Decurioni di questa Città, e lettosi poscia l’appuntamento de 26. del corrente / N° 1. Il Consiglio Gen.le ha eletti in Decurioni li mentovati Sig.ri Marchese Don Agostino Cigalini, e Conte Don Carlo Imbonati».
Mi auguro che i documenti attirino l’attenzione degli studiosi di professione.
Messi in relazione con altri di cui dirò, a me sembra che essi possano avvalorare la mia ipotesi del patrimonio imbonatiano “altro”, messo a disposizione, o imposto, allo sventurato Manzoni. Quindi è importante che fin da ora io trascriva anche la “Certificazione” che l’avvocato Rumi “esibì” a nome del suo assistito:
« Milano 9 Ap.le 1776 / Certifico io Inf.to qualmente l’Ill.mo Sig.r Conte Don Carlo Imbonati sia fatto, e considerato d’età Maggiore, e che amministra pienam.te da se le cose sue; Essendone informato come quegli, che ho l’onore d’assisterlo da Avvocato; Ed in Fede -Gaspare Rumi».
IMMAGINE DI COPERTINA: Verbale delle riunioni del Consiglio Generale della città di Como, in data 27 e 29 Agosto 1776