La città del libro esposto

foto-2

ELISABETTA MERCURI

I turisti francesi del Settecento quando arrivavano a Saluzzo, oltre a Casa Cavassa e il Duomo, non trascuravano un’altra meta, la casa della bella Maghelona. Sulla facciata di questo palazzo, affreschi a grisaille raccontavano la storia d’amore della principessa Maghelona, figlia del re di Napoli, con Pietro, figlio del conte di Provenza: una storia che reputavano propria, perché francese, per il genere del romanzo, quello cavalleresco.

Un’accurata opera di restauro ha recentemente riportato alla luce questi dipinti, aggiungendoli al percorso che svela l’arte figurativa di Saluzzo al tempo del marchesato. La città continua a stupire come scrigno di suggestive tracce del passato. Un passato che riemerge dopo secoli, che non è stato cancellato né dal tempo né dall’uomo, che si può scoprire in ogni angolo, tra stradine e vicoli. Stemmi nobiliari, meridiane, affreschi, archi, vecchie insegne di locali o negozi, portoni di legno intagliato si svelano inattesi agli occhi curiosi dei visitatori.
Affreschi a grisaille, un’antica tecnica usata nel Rinascimento in Italia e in Francia, decorano molte facciate dei palazzi nobiliari che fiancheggiano la salita verso la Castiglia. Ma sui muri della casa in via Maghelona, nella parte bassa della città, non sono raffigurati episodi mitologici, storie religiose o vicende di guerra, vi si narra un romanzo medievale che ha avuto un grande successo dal Cinquecento fino al Millenovecento non solo nei paesi europei.

Maghelona era il nome provenzale di Maddalena. Una fanciulla di ineguagliabile bellezza la cui fama giunge fino a Piero di Provenza che si presenta a Napoli per conoscerla, nascondendo il suo titolo nobiliare. Egli combatte sulla piazza attirando l’attenzione del re che lo presenta alla famiglia. Tra Pierre e Maghelona scatta la passione e lui le propone di fuggire insieme. Ma i suoi unici averi, tre gioielli della madre, gli vengono rubati da un falco pellegrino che vola verso il mare. Hanno così inizio le peregrinazioni che terranno lontani i due amanti. Pierre vaga per i mari, più volte prigioniero; lei percorre a piedi tutta la costa arrivando infine in Provenza, nella terra di famiglia del giovane conte dove fonda un ospizio per pellegrini, lungo la via franchigena, che diventa in seguito un ospedale. Ed è qui che infine lui giunge, malato e stanco. I due giovani si ritrovano, si sposano, mettono al mondo un figlio, conte di Provenza e re di Napoli.

La storia, non si sa come, era arrivata dalla Provenza fino a Saluzzo. Peraltro, gli studiosi si chiedono “chi abbia potuto commissionare questo affresco in un quartiere connotato di religiosità per l’attiguità del Palazzo dei Vescovi e la cattedrale poco distante”.

foto-2b

Tre i piani degli edifici su cui si snodava la storia, con il mare come elemento predominante e per questo di stupefacente impatto visivo. I saluzzesi che non lo avevano mai visto, scoprivano così il mare. Nelle scene del complesso pittorico: le città di Napoli e Provenza, i tornei cavallereschi, la vita di corte e le avventure vissute dai due giovani innamorati prima di ricongiungersi.
Unico esempio in Europa di storia narrata sui muri, questo tesoro artistico, che si fa risalire all’inizio del ‘500, fece di Saluzzo “La città del libro esposto”.

Sempre recentemente, alle spalle di via Maghelona, in via Volta, nuovi lavori di restauro hanno portato alla luce un altro affresco di notevole interesse, databile tra il 1508 e il 1512. Sulla facciata di un palazzo sicuramente appartenuto ad Antonio Vacca e al fratello Bernardino (due vescovi noti soprattutto perché gestirono il cantiere del Duomo di Saluzzo), un affresco a grisaille attribuibile al pittore di corte, Hans Clemer, ha svelato una fila di medaglioni recanti profili imperiali e di altri personaggi storici o mitologici.

In questo caso non si tratta di un restauro atteso come quello in via Maghelona, ma di una scoperta che consente a Saluzzo di continuare a scrivere la sua storia, o meglio… a leggerla… a cielo aperto.

foto-3