PAOLO LAMBERTI
La metafisica ha creato intere biblioteche, e coinvolto legioni di filosofi e teologi, con parecchie ricadute belliche ed omicide; tuttavia il termine che la contraddistingue in Occidente è piuttosto curioso, e risale ad Aristotele.
Lo Stagirita era un filosofo molto pragmatico, profondamente immerso nel mondo che lo circondava, con un indubbio talento per le classificazioni e la creazione di definizioni.
Un esempio ci circonda ogni giorno, gli insetti; da bravo biologo Aristotele individua una categoria che, pur con tutti gli adattamenti del caso, ancora oggi è valida dal punto di vista scientifico, e non solo nelle classificazioni folkloriche della gente comune; dopodiché ne coglie un aspetto fondamentale, il corpo segmentato, e lo definisce éntoma, ovvero un corpo nel suo complesso (en) tagliato/inciso in sezioni (temno, taglio); ne nasce l’entomologia, e in latino si costruisce un calco linguistico perfetto: insecta ovvero un corpo nel suo complesso (in) tagliato/inciso in sezioni (seco, taglio, da cui anche segmento).
Il Filosofo per antonomasia lavora così. Raccoglie le costituzioni delle città greche, e scrive la Politica; conosce bene i grandi oratori ateniesi, e scrive la Retorica; si legge le tragedie, e ne ricava il primo libro della Poetica; si era anche letto le commedie per il secondo libro, perduto senza troppo dispiacere della cultura cristiana (Eco docet): gente seria, i Cristiani, anzi tragica; eppure Aristotele individuava nella capacità di ridere un tratto distintivo dell’uomo rispetto agli animali. Per non parlare dei molti scritti di logica, che poi verranno riuniti in una raccolta intitolata Organon, ovvero strumento, poiché il fin troppo ottimista filosofo immaginava che la logica fosse lo strumento principale per prendere decisioni; Alessandro Magno deve essere stato un po’ una delusione, ma sempre meglio che vedere la nostra società.
Così viene fatto per le opere cosmologiche, per il vasto corpus di opere biologiche, e non manca un’attenta classificazione dei comportamenti umani nelle tre Etiche e degli aspetti psicologici nel Sull’anima con scritti correlati su sonno, sogno, memoria, sensazione.
In tutti questi casi Aristotele trova una bella definizione come titolo, definizione descrittiva del contenuto, a volte minuziosa: Retorica, Politica, Sul cielo, ma anche Sul movimento degli animali, Sulle migrazioni degli animali, Topici, Analitici primi e secondi: del resto le opere che ci sono pervenute, anche grazie al saccheggio di Atene da parte di Silla, sono quelle esoteriche. Non perché abbiano chissà quali segreti sapienziali per iniziati, sono semplicemente i corsi che teneva presso il Peripato, la sua scuola, e ci sono arrivati in forma di appunti, il materiale da lui preparato e le note prese dagli allievi; questo spiega il greco non proprio chiaro o elegante, ma le sue opere essoteriche, quelle scritte con cura per il grande pubblico, sono andate perdute.
Però a un certo punto lo Stagirita decide di andare al di là del mondo fisico, ovvero metà tà physikà. Ripesca così gli anni passati al fianco di Platone, forse con una certa amarezza, legata al mondo accademico in entrambi i sensi: accademica in senso stretto perché Accademia era il nome della scuola di Platone, dal vicino bosco dedicato all’eroe Akademos, ma accademica anche in senso moderno, perché il barone Platone invece di lasciare la cattedra al suo allievo più brillante, ma che pensava per conto suo, la lascia a Speusippo, più cortigiano e decisamente meno brillante (infatti non lo ricorda nessuno, specialisti a parte),
Comunque Aristotele si era allenato a base di mondo delle Idee, Uno e molteplice, ontologia e Essere, così non fatica a mettere insieme una serie di testi, poi raccolti ed unificati da Andronico di Rodi e Alessandro di Afrodisia; qui si riflette su scienza prima, Primo Motore, sostanza ed accidente.
Però neanche i raccoglitori della Metafisica sono riusciti a cogliere un titolo unificante, anzi si limitano a designare ogni libro con una lettera dell’alfabeto greco e a definire il tutto secondo l’ordine delle opere, come erano elencate nei Pínakes (cataloghi di opere tipici della filologia alessandrina) di Andronico: sono appunto i libri che vengono dopo le opere di fisica, metà tà physikà.
Curioso che un libro così importante abbia un titolo così insignificante, anzi fuorviante: non significa nulla senza avere presenti i Pínakes. La metafisica è quindi designata da un termine vuoto, non marcato, in fondo privo di senso. Nomina sunt consequentia rerum?
Rimane il dubbio che magari anche Aristotele si sia posto la questione nella forma metà tà physikà; ovvero “cosa viene dopo il mondo fisico?” (il punto e virgola -; – in greco indica l’interrogazione, il ?). O magari gli è venuta la tentazione di completare la frase: “metà tà physikà; Oudén” (“cosa viene dopo il mondo fisico? Nulla”).