Dalla Postfazione di Andrea Sirotti
[...] Un potenziale di scardinamento e dislocazione nel meccanismo stesso della lingua, nella sua capacità di definizione della realtà, sia fattuale che emotiva. Mai come in questa autrice la deviazione dalla norma si fa canto, e la poesia sta proprio nello slittamento del senso comune. [...]
Da Dalla terra alla terra (Effigi Edizioni 2023)
Nel viso nello scialle al vento
Nel viso nello scialle al vento
nell’infinita via
se ne sono andate le mani,
cercando il cielo,
nelle ombre, gemme
del cuore
cercavano l’altalena che
non cessa di ondeggiare.
Certe mani alle spalle
tessono
di primavere sfiorite
gli anni che vanno per mare e io,
che raccolgo rottami,
assecondo la cameriera
ai piani del cielo
che il proprio nome
non sa, né sa
il mio.
U škatulji rakovi bodu pijesak
U škatulji rakovi bodu pijesak.
Skupljam ih.
More donosi neke natopljene
čarape i valja ih po plićaku.
Dakelo se njiše palma, na
lijevom kraju horizonta.
Dok brižno čuvam blago
utišalog vjetra – neku
izgužvanu stranicu
izgužvanog papira,
tankog i nečitkog,
kojeg ispravljam i prešem kao
cvijeće za herbar.
Ove nedelje sam na pustom
otoku blizu obale,
toliko dugo da se izgubim
u morskoj ravnici,
tražeći društvo,
kratko, kao što ke kratka
samoća završenog puta.
Nella scatola i granchi pungono la sabbia
Nella scatola i granchi pungono la sabbia.
Li raccolgo.
Il mare porta certi calzini
zuppi e li rotola sul bassofondo.
Lontano ondeggia una palma, a sinistra
dell’orizzonte.
Mentre custodisco con premura il tesoro
del tempo di bonaccia – una certa
pagina spiegazzata,
di un foglio spiegazzato,
sottile e illeggibile,
che raddrizzo e presso come
fiori per l’erbario.
Questa domenica sono sull’isola
deserta vicina alla costa,
abbastanza a lungo per perdermi
nella pianura marina,
cercando compagnia,
per poco, per quanto poca è
la solitudine del viaggio finito.
Ho visto una donna che avrei voluto essere
Ho visto una donna che avrei voluto essere
ho visto la vita, la sproporzione
respiro che incarna il respiro
corpo che si spezza e compone versi.
Ho visto la vita
nel ricordo nocciolo del dolore
sbiancare come dopo troppi lavaggi.
E rimane il canto di altri
vivi
vivi.
A perdere per voler resistere
a non accogliere la carezza
per durezza del confronto.
Per vedere ciò che ho dapprima visto
per soffocare nuda
per toccarsi la placenta.
Lui guardava gli occhi che bruciavano
voleva essere di sollievo.
Dietro però un portiere mi permise
di curiosare. Feci un grande errore.
Perché il copricapo di Ermes, efebo
mi respinse fuori dal recinto e mi
ritrovo sempre sola a curiosare
proibiti nidi
anche di soli asfalti e pagliuzze.
MIKICA PINDŽO, bosniaca, d’adozione italiana, compie gli studi universitari a Firenze, dopo aver frequentato il liceo linguistico a Zagabria, a Sarajevo e infine, anche a Firenze, negli anni Novanta e durante le ostilità nei Balcani Occidentali. Si occupa di traduzione, e ha lavorato nel terzo settore nella mediazione linguistica. La raccolta Dalla terra alla terra ha avuto una menzione come opera prima inedita al Premio editoriale “Arcipelago Itaca” per l’anno 2018 ed è stata pubblicata nella collana Ellisse dell’Associazione “Archivio per la memoria e la scrittura delle donne Alessandra Contini Bonacossi” presso l’editore Effigi nel 2023. Attualmente vive a Milano, con Andrea e Dalia, loro figlia.
(A cura di Silvia Rosa)