Nota di lettura di Rita Licenziato
Anche l’ultimo noir di Valeria Bianchi Mian, Le signore dei giochi, riesce a farsi leggere in apnea, in attesa del colpo di scena finale che non tarda a rivelarsi.
Il romanzo si apre con l’adrenalinica corsa per la salvezza di Greta Pietropaoli, un personaggio già noto al pubblico in quanto presente nel romanzo precedente della Bianchi Mian, Il corpo crudo. Ma il lettore non si aspetti la stessa donna un po’ frivola: Greta è più matura, scottata dagli eventi che hanno caratterizzato la vicenda nel primo episodio.
La visione si sposta subito verso le vere protagoniste, le “signore dei giochi”, le cosiddette ziette, legate fra loro in un rapporto ambiguo tra amore, odio, sopportazione e, appunto, giochi con le carte. Proprio dall’incontro con le ziette, a causa della ricomparsa di una lettera e di alcuni oggetti, si dipana eppure si infittisce il mistero intorno a una donna scomparsa quasi trent’anni prima.
Il passato diventa presenza ingombrante nell’oggi, verità tremende seppellite in silenzi e omertà.
Colpisce l’identificazione dei personaggi, sia i principali che quelli di contorno, dipinti talmente con cura che il lettore riesce a visualizzarne i tratti fisici.
Per vissuto personale mi sono immedesimata in alcune delle ziette e ho trovato molto toccante la descrizione del momento in cui si invecchia, ma l’amore offusca la vista: quelle mani e quei visi non sembrano più così tanto rugosi e resta molto tenera l’immagine dell’intreccio di mani la sera, nel letto prima di addormentarsi, quando è ormai svanita la smania di sesso e l’incontro, il contatto, sembrano essere più intimi.
Una narrazione interessante, visionaria, con cambi di scena molto veloci, un tratto abbastanza costante nella scrittura di Valeria Bianchi Mian, che sembra mandarci tutti un po’ in confusione. Probabilmente si diverte molto l’autrice, che con sapienza riesce a riordinare tutti i tasselli senza lasciare vuoti o dubbi nel finale.
Le pagine che portano alla risoluzione del nodo drammaturgico sono ad alta tensione, si leggono con l’ansia di arrivare alla spiegazione conclusiva ma poi dispiace leggere la parola “fine”.
La trama
In una piovosa notte di giugno, lungo un sentiero in un bosco delle valli di Lanzo, Greta Pietropaoli corre a perdifiato. Ferita al ventre, è inseguita da qualcuno che vuole ucciderla. Due settimane prima, la vita di tre eccentriche signore torinesi, sensitive dedite alle pratiche extrasensoriali, note al pubblico di affezionati clienti con il nome di ziette, viene sconvolta dall’entrata in scena di un documento del 1995. Da quel momento, il nome di Eva Amariei sarà il filo rosso sangue che attraversa le vicende del romanzo, andando a narrare il mistero della scomparsa di una clochard all’ottavo mese di gravidanza. A chi potrebbe interessare, quasi trent’anni dopo, svelare o nascondere il destino di una donna «invisibile»? Che rapporto hanno con la maternità le protagoniste femminili, quando c’è chi ha perduto un figlio, chi non ha alcuna intenzione di generare, chi farebbe qualsiasi cosa per potersi dire madre, chi sta per partorire? Le tre ziette, la tarologa Viviana e la stessa Greta saranno inesorabilmente coinvolte in strani, crudeli accadimenti.
Fra esoterismo e mito, un noir senza tempo che si tinge di sfumature horror. Tra Jung e Hitchcock, Dario Argento e Fruttero&Lucentini. Originale, incalzante, crudele.
Un estratto del libro
«Correre senza voltarsi indietro. Correre nonostante il dolore era l’impresa più ardua che avesse mai compiuto. Ogni movimento accendeva nel ventre una serie di fitte così acute da percepire il riverbero dentro le ossa, lungo le pieghe del cervello che sembrava tentasse di scappare dal cranio e pulsava e batteva contro la fronte come un lupo rabbioso in una gabbia.
Solo un paio di passi, dopo di che l’ombra assassina l’avrebbe raggiunta, penetrando nella pelle con lame scintillanti al posto delle dita. Augurò a se stessa una fine rapida, simile a quella che la volpe regala alla lepre azzannata alla gola, tremante tra le fauci del predatore.
Eppure, lo spirito indomito che da sempre la caratterizzava spinse Greta a dar fondo alle ultime energie per distanziare il demone inseguitore. Non ebbe il tempo di felicitarsi del risultato, poiché cadde con un tonfo sul terreno già intriso della pioggia che aveva cominciato a cadere copiosa. E il mondo si fece tenebra.»
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Valeria Bianchi Mian, psicoterapeuta, psicodrammatista junghiana, ha creato il Metodo Tarotdramma®, intreccio di Psicodramma e scrittura terapeutica con le carte dei Tarocchi (www.tarotdramma.com). Conduce corsi di scrittura creativa con Golem Edizioni e Psicologia.io. Co-conduce il progetto “Medicamenta, lingua di donna e altre scritture”, con percorsi di poesia terapia e produzione di antologie (Maternità marina, Terra d’Ulivi Edizioni, 2020; illustrazioni per Confine donna. Poesie e storie di emigrazione (Vita Activa Nuova, 2022). È redattrice per psiconline.it, Oubliette Magazine, Versante Ripido. Saggi e partecipazioni: Utero in anima (Bianchi Mian V., Ceresa S.G., Putti S., Lithos, 2016); Psicosociologia della genitorialità (AAVV, Golem Edizioni, 2017); Amori 4.0 (AAVV, Alpes Italia), 2018; Voci di donna. Il complesso intreccio tra Psicologia e Femminismo (AAVV, Underground, 2019). Narrativa e poesia: ha scritto e illustrato Favolesvelte (Golem Edizioni, 2016); il romanzo noir Non è colpa mia (Golem Edizioni, 2018), la silloge Vit(amor)te. Poesie per arcani maggiori con ventidue carte disegnate da lei (Miraggi Edizioni, 2020), Psicoporno (Buendia Books, 2023), Bestie, femminile animale (Vita Activa Nuova APS, 2023). Ha partecipato a diverse antologie poetiche. È tra gli autori di “Piemonte in Noir” con il romanzo Il corpo crudo (Edizioni del Capricorno per La Stampa, 2023). In uscita con Giunti, Fare storie. Metodologie, tecniche ed esperienze di Storytelling e scrittura terapeutica in Psicologia (2024).
Rita Licenziato, nasce a Napoli, dove risiede attualmente. Diplomata all’Istituto Magistrale, ricopre diverse mansioni presso noti studi legali napoletani. Coltiva la passione del teatro, frequentando l’Accademia di Arte drammatica “V.Bellini” di Napoli.
(A cura di Silvia Rosa)