ANNA MARIA GERACI
Un viso mite e benevolo, dei simpatici baffetti che gli incorniciano le labbra, due occhi scuri e appuntiti… è lui, è Tonino Guerra (1920 – 2012 Santarcangelo di Romagna) poeta, sceneggiatore, scrittore, artista multidisciplinare e attivista. Forse la maggior parte del pubblico italiano ricorda il suo viso soltanto per un celebre spot dell’Unieuro dei primi Duemila, dove il maestro recitava l’arcinota frase, ormai vero e proprio mantra: «Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita!».
Eppure, Tonino Guerra è un nome importante in ambito cinematografico e non solo, infatti, ha collaborato con tutti i più importanti artisti, registi e attori nazionali e internazionali. Fra questi basta citare Antonioni, Fellini, De Sica, Rosi, Monicelli, i fratelli Taviani, Angelopoulos, Tarkovskij, Wenders per rendersi conto dell’incredibilità della sua carriera, che conta più di centoventi pellicole e numerosi lavori anche per la televisione e il teatro.
Accanto all’attività di sceneggiatore però è sempre stata presente anche quella di poeta e scrittore. Impossibile non citare la sua poesia più famosa, intitolata La farfalla, composta dopo l’anno di prigionia passato a Troisdorf, in Germania (1945), e scritta in dialetto santarcangiolese (Rimini), suo paese natio.
La farfàla
Cuntént própri cuntént
a sò stè una masa ad vólti tla vóita
mó piò di tótt quant ch’i m’a liberè
in Germania
ch’a m sò mèss a guardè una farfàla
sénza la vòia ad magnèla.
La farfalla
Contento proprio contento
sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte quando mi hanno liberato
in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla.
Dopo la traumatica esperienza inizia a scrivere e pubblicare i suoi lavori, dove sarà sempre presente il simbolo, di libertà e bellezza, della farfalla e l’utilizzo del dialetto, come lingua vicina ai ricordi, alla memoria e alla verità. Dopo l’esperienza dell’insegnamento, si innamora del cinema e scrive la storia della cinematografia, con una serie nutritissima di premi e riconoscimenti da tutto il mondo. Fra questi citiamo: un Premio Oscar al miglior film straniero per Amarcord (1975, scritto insieme a Fellini); quattro David di Donatello (1981: Tre fratelli di Francesco Rosi, 1984: E la nave va di Federico Fellini, 1985: Kaos dei fratelli Taviani, 2010: David di Donatello alla carriera) e cinque Nastri d’Argento alla miglior sceneggiatura (1963: I giorni contati di Elio Petri, 1974: Amarcord di Federico Fellini, 1983: La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani, 1985: Kaos dei fratelli Taviani, 1991: Il male oscuro di Mario Monicelli).
Guerra: «Ti dico una cosa importante: se tu trabocchi di fiori, di pensieri, di messaggi, allora puoi darli agli altri. […] le immagini dentro la parola sono infinite. La parola è quella più piena di cinema. E poi: la strada giusta per capire le cose è quella dell’errore […]». [Leone M., E adesso ti regalo una storia. Conversazioni quasi sempre telefoniche con Tonino Guerra, Neos Edizioni, Rivoli (TO), 2016]
«Io ho sempre avuto passione per l’immagine e sempre i critici hanno detto, leggendo le mie prime poesie in dialetto, che erano cariche di immagini. Così quando mi è capitata l’occasione di andare a Roma e mettermi nel cinema sono stato felice; felice non perché volevo abbandonare la parola, che non ho mai più abbandonata, ma volevo affondare in quella grande dimensione dell’immagine. Quindi il cinema era una fuga non da me stesso, era un modo per entrare meglio dentro me stesso e scoprire quelle parole che volevo io e con una carica d’immagine che ho sempre avuto paura di non trovare.
Il cinema me ne ha dato l’occasione, mi ha fatto vivere in un’altra maniera, mi ha fatto scordare di scrivere ma mi ha riconsegnato a Pennabilli, che è il posto che ho amato molto nella mia infanzia pronto ad ascoltare il rumore della pioggia, a veder cadere la neve e a rimettermi ad affondare dentro le parole». [Martini G. (a cura di), Tonino Guerra, coll. Una regione piena di cinema, Cinecittà Holding, Modena, 2004, p. 13].
I maggiori riconoscimenti vengono però dalla Russia, sua patria d’adozione, dove conoscerà la sua musa, traduttrice e poi moglie Eleonora Kreindlina (Lora Guerra). Con lei, dopo il successo degli anni romani, negli anni Ottanta ritorna prima a Santarcangelo, e poi si trasferisce a Pennabilli, nel Montefeltro, vicino San Marino. Qui, il maestro si cimenta anche nell’attività artistica, progettando e realizzando fontane, giardini, scritte, tendaggi, mobili (chiamati mobilacci perché con un valore esclusivamente estetico), oggetti d’artigianato e design, istallazioni, cicli pittorici, acquerelli, intarsi, graffiti e affreschi, sparsi in tutta la Valmarecchia: da Santarcangelo a Riccione, da Cervia a Sogliano al Rubicone, passando per Rimini, San Marino, Poggio Berni, Sant’Agata Feltria e Torriana. Opere accomunate dall’amore verso i temi ecologisti, il mondo della fantasia e delle tradizioni contadine. A Pennabilli, nella sua amata Casa dei Mandorli, trascorrerà circa l’ultimo trentennio della sua vita, a contatto con la natura e curando moltissime cause per la salvaguardia del suo territorio, oltre che continuando a scrivere per il cinema e per il teatro. Morirà il 21 marzo 2012, giornata mondiale della poesia istituita dall’Unesco e primo giorno di primavera.
Oggi, a curare la sua memoria è l’Associazione Tonino Guerra, che promuove e gestisce periodicamente numerose iniziative in suo onore, e il gruppo Facebook “Tonino Guerra Per Sempre”.
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ANNA MARIA GERACI, nata nel 1999, è laureata in Letteratura, Lingua e Cultura Italiana, curr. Filologico, e vive a Milazzo (ME). È un’appassionata di lettura, teatro e giornalismo. Amante della natura e del trekking, ha prestato servizio come capo scout nella sua città. Da alcuni anni si dedica allo studio e alla ricerca di uno dei suoi poeti preferiti, il poliedrico Tonino Guerra. A lui ha dedicato il suo saggio “Mangiare una farfalla: cinema e poesia di Tonino Guerra” (Società Editrice Il Ponte Vecchio, 2024). Oggi cura, come amministratrice, il gruppo Facebook “Tonino Guerra Per Sempre”.