Ne ho abbastanza e voi?

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LAURA BONFIGLIO

Una delle massime dello stoicismo greco diceva: “Se vuoi essere ricco, sii povero di desideri ”.
Anche Lao Tse, filosofo cinese, ne “La regola celeste”, afferma l’idea che bisognasse abbassare la soglia dei desideri.
Tutto ciò avveniva moltissimi anni prima del processo di industrializzazione ma ora, volenti o nolenti, siamo alla fine di un’epoca e all’inizio di un nuovo periodo.
Senza alcun limite la parte sviluppata del mondo ha continuato imperterrita a consumare suolo, foreste, materie prime per poter soddisfare quel malsano desiderio di possesso di oggetti inutili e costosi; non ne abbiamo mai abbastanza, vogliamo tutto e questo ci rende infelici. Siamo ad una svolta epocale: rispettando la saggezza degli anziani e mantenendo la promessa fatte alle nuove generazioni, cerchiamo di reintrodurre antichi valori nelle nostre vite.
L’“economia dell’abbastanza” fa a botte con la teoria della crescita infinita, teoria che ha elaborato e poi realizzato una sorta di globalizzazione del mercato.
Possiamo prevedere che in un mondo post globale ci saranno nuovi accordi tra i Paesi per condividere mercati, tenendo presente la Cina, grande paese che prima non aveva un ruolo fondamentale mentre l’Europa dovrà essere all’altezza della situazione dimostrando di essere un unico organismo al di là dei sovranismi come già Giuseppe Mazzini aveva idealizzato. Ma in tutto ciò dov’è la ricerca di ecosostenibilità, dove sono gli interessi di coloro che dovranno abitare la Terra nei prossimi anni, secoli? E i diritti degli animali il cui numero di specie si è molto ridotto negli ultimi cinquanta anni?
Se ci si dovrà accontentare dell’abbastanza, dovremo un po’ tutti abbandonare disegni di crescita stellare e rimanere ancorati alla terra, di cui dovremo avere maggior rispetto. Tutti saremo chiamati a fare qualche sacrificio e a rinunciare almeno alle cose inutili. Sperando di essere ancora in tempo.
Qualche volta è necessario l’apporto creativo degli artisti per aiutarci a capire meglio la realtà; i fotografi in particolare, con il loro occhio attento, ci mettono sotto il naso non solo la bellezza della Terra ma anche i pericoli che essa corre a causa della nostra insensatezza.
Presso le Gallerie d’Italia di Torino, in questi giorni ho potuto godermi la mostra dedicata agli scatti della fotografa Cristina Mittermeier, grazie al suo pregevole lavoro in giro per il mondo.
La mostra, intitolata “La grande saggezza”, aperta fino al 1 settembre 2024 è stata curata da Lauren Johnson e realizzata in collaborazione con National Geographic. Le immagini esposte, di una bellezza commovente, hanno avuto su di me un forte impatto emotivo, convincendomi sempre di più della necessità di un cambio di mentalità, di un abbandono dei vecchi paradigmi culturali, affinché, tutti insieme potremo proteggere la fragilità dell’ecosistema terrestre.
La grande fotografa, che è biologa marina, ci ricorda che occorre ripristinare e preservare la salute degli oceani impegnandosi attivamente per la sensibilizzazione ambientale evidenziando la nostra interconnessione con il mondo naturale, cosa di cui spesso ci si dimentica.
Per mezzo del concetto di enoughness [abbastanza NdR], basato sulle saggezze tradizionali delle culture incontrate durante i suoi innumerevoli viaggi in Papua Nuova Guinea, Brasile, Etiopia valle dell’Omo, Cristina Mittermeier ci invita a riflettere sull’impatto dell’Uomo sul pianeta e a cambiare stile di vita in uno stile che sia più parsimonioso di risorse e più armonioso con l’ambiente.
«Scoprire cosa e quanto è abbastanza è un percorso unico per ciascuno di noi e che ognuno deve trovare per se stesso», dice la fotografa. Tale concetto riguarda ogni aspetto delle relazioni che legano l’essere umano alla natura e alla cultura scontrandosi con la corsa continua all’ accumulo di beni materiali e ricchezza.
L’enoughness ci spinge a chiederci di cosa abbiamo bisogno per essere felici invitandoci a seguire quelle che erano le conoscenze tradizionali che ancora caratterizzano le popolazioni indigene, gli ultimi uomini ancora connessi al funzionamento del pianeta, accogliendo i loro insegnamenti: l’esistenza dell’uomo deve avere valore indipendentemente dai beni materiali posseduti.
Su di un pannello della mostra campeggia la scritta We belong to the sea, noi apparteniamo al mare, noi siamo suoi anche se nel corso dell’ultimo millennio abbiamo derubato tutto il possibile dalle sue acque usandolo in cambio come una discarica: è ora di riequilibrare la nostra relazione con l’Oceano per permettergli di tenerci in vita, dobbiamo diventare i suoi custodi. Metà dell’ossigeno che respiriamo è generato dall’ oceano e dalle creature che lo popolano e un quarto dell’anidride carbonica viene riassorbito dal mare.
Una mia esperienza giovanile mi conferma che la Mittermeier ha assolutamente ragione: con un gruppo di subacquei stavo facendo una delle prime immersioni del corso, lungo un tratto della costa Ligure (che ora vanta una delle migliori aree marine protette) quando constatai che il mare era davvero considerato un immondezzaio perché vedemmo, a pochi metri di profondità, alcuni pneumatici e poco più sotto una lavatrice, il cui cestello fu utilizzato da una famiglia di murene come tana.
In quegli anni, però la realtà era molto diversa
Ora fortunatamente quel tratto di mare è uno dei più belli della Liguria, con acque limpide, dal color turchese e di nuovo abitate da molte varietà di fauna marina. Questo ci conforta molto perché vuol dire che la mentalità cambia quando è assistita dalla cultura ambientale.
Inoltre in quegli anni si formarono correnti filosofiche che rifiutavano l’antropocentrismo a favore dell’antispecismo ovvero quel pensiero che si oppone alla discriminazione degli esseri viventi in base alla specie di appartenenza. Questo movimento sostiene che le idee di superiorità di specie limitino, o addirittura impediscano, la possibilità dell’essere umano di vivere in armonia con la natura, gli altri animali, i propri simili e perfino con sé stesso: gli interessi degli animali, seppur diversi, devono essere rispettati come gli interessi degli umani. Ma fino a qui parliamo di interessi e non ancora di diritti degli animali che sono esseri sensibili, dunque le azioni che noi compiamo nei loro confronti non sono indifferenti dal punto di vista morale ma il principio della “compassione” comporta il rischio della soggettività e del relativismo umanitario.
Tutti gli esseri dotati di sensibilità hanno diritto di vivere la vita migliore possibile e a limitare la propria sofferenza. Gli animali hanno un diritto fondamentale: quello di ricevere un trattamento rispettoso e non essere uccisi o danneggiati.
Ora tocca a noi dire “ne ho abbastanza” e imparare, dalla saggezza tradizionale dei popoli antichi rimasti sul pianeta, che la felicità e l’appagamento non si trovano nell’ accumulo di beni materiali e non si basa sui traguardi ottenuti. Come pensa Cristina Mittermeier, il mondo è tanto meraviglioso e selvaggio quanto fragile.

“La grande saggezza”
Gallerie d’Italia – Torino
Dal 14 Marzo al 1 Settembre 2024
https://gallerieditalia.com/it/torino/mostre-e-iniziative/mostre/2024/03/14/cristina-mittermeier-la-grande-saggezza/