Una penna intinta nel cuore, poesie di Flavio Vacchetta

vacchetta

FLAVIO VACCHETTA

DI TUTTO E DI NIENTE

Il piacere?
Ma fammi il piacere;
Niente altro voglio
che abbracciarti da morta;
Dolce silenzio,
cuore stanco e poi?
Io sono qui
ancora e talora
Ad armi pari
perdere interamente
e lentamente
Elezioni politiche 2022
potere generale:
spaventare la gente.
Che smania smaniosa,
che hai anima mia di vivere!
Sei la mia musa
che ormai non annusa
Spesso umile
sovente inutile
noiosamente semplice;
S’anima l’anima
di un’anima bella
e gemella;
Nel refettorio
una meridiana
come campana
a mo’ di mortorio;
Quando il pensiero
latita perdendo passo
col tempo improvvisamente
s’impregna spaventa
la vita;
dolore…
disabitudine
dell’aurora.

*

SPESSO

Io spesso spero troppo
e troppo spesso spero vero;
Cerco Amore
ma non so amare;
La mia testa s’affossa
tra tanta tenerezza,
ondeggio, barcollo
ma testa sul collo
verso Terramadre
ad ogni carezza.
Gioia
tra spigoli addormentati
delle nuvole mie
Solitudine del mio corpo
la consegno in viaggio
su treni sconnessi
alla tua emozione.
Davvero
ci credo,
la vedo
Esultanza
a ruota
di speranza.
Mi mangerei tutta la terramadre
con tutto lo sperma presente,
andrei a cercare i morti nei cimiteri
per eliminarli.
Verrei a patti colle tenebre
eliminerei la luce
per reinventarla;
Farei pubblicità per il vino
ad esaltarne la miseria,
reciderei i genitali ai poeti
insensibili ai furori appelli del sesso;
Essere presente contemporaneamente
nel cimitero di Piozzo
e sulla tomba nel deserto di reduan;
Cominciare ad esistere
quando si è morti
lasciandosi alle spalle
non altro che una storia…
Ho vissuto bene
e lo confesso;
Poesia, mestiere
per incapaci.

Flavio Vacchetta, Per Aspera ad Astra, Il Cielo Stellato 2023

Dalla Prefazione di Paolo Dompè

La parola scritta è una penna intinta nel cuore, nei sentimenti. Flavio Vacchetta, o l’amico Flavio, come mi permetto da anni di chiamarlo, ha una quantità voluminosa di poesie e brevi racconti, impossibile da racchiudere in un solo libro.
Questa raccolta è una parte piccola della sua produzione, ma il numero di componimenti non ha importanza; sono la loro sincerità e la qualità a firmarne l’autenticità, a permettere di capire, anche senza una firma, che si tratta di sue produzioni.
Flavio, prima di tutto, è una persona; un uomo che apprezza la sua Benevagienna e le tradizioni, il mare di Bordighera, il fedele telescopio per osservare le stelle da sempre fonte di ispirazione. Dalla terra al cielo verso l’infinito sconosciuto, si svela la sua anima di figlio, di marito, padre e nonno; in queste poesie si percepisce fortemente come siano presenti molte pagine di tristezza, di paura, di dolore.
Sembra quasi che il sorriso sia scomparso. Già la poesia di apertura, Malattia di mio figlio, con i primi versi, pone un dubbio eterno: “Dopo la malattia / spunterà la verità? / Verità custodita / dalla sua terra / nel suo terreno”.
Quale sarà il terreno della verità? Per noi viventi, una domanda senza risposta, un codice indecifrabile, dove la malattia pare accentuarne le paure, niente può essere sufficiente a capire, o stare accanto a chi soffre.
Lo sguardo di Flavio, non chiude gli occhi sul mondo circostante; La stella del crepuscolo, pare dal titolo, un nuovo omaggio al “viaggio” tra le stelle, alla visione di Venere, ma approfondendo il testo vediamo come questo crepuscolo sia la paura per un mondo squassato dai cambiamenti climatici, dagli incendi, dal “suo mare” che si prosciuga, dal ghiaccio che fonde. Un mondo che ci chiede aiuto e quasi non lo ascoltiamo, viviamo sotto una campana di vetro, accusando sempre gli altri e non cercando una soluzione.

(Sulla copertina del libro, un’opera di Franco Blandino)

A cura di Silvia Pio