La durata dei girasoli

virasolelhsGABRIELLA MONGARDI

C’è tutto un mondo dentro questo CD dei Lou Dalfin, ormai “storico” per la band, ma da me appena scoperto nella sua poliedrica sonorità, nel suo spessore poetico, nella sua ricchezza di immagini, temi, ironia e profonda umanità. Sono 12 “canzoni a ballo” – bourrée  e corente, scottish e rigodon, circoli circassi e chapelloise, valzer e mazurche – sapientemente collegate da introduzioni strumentali e intercalate da 4 brani non cantati; così incastonati, i testi di Sergio Berardo (in occitano, con traduzione in italiano, francese e inglese) fanno la spola tra passato e presente annodando un intreccio che garantisce durata al primo e linfa vitale al secondo, purché si tenda all’autenticità.

La prima canzone è un manifesto programmatico fin dal titolo: Occitania e basta, dove “Occitania” significa una storia, una lingua, una musica millenaria, da custodire e difendere contro la “polvere dei giorni”, la stupidità e la mentalità mercantile dominante. Riprende questo tema il rigodon La madre, dove alla consapevolezza del valore dell’eredità culturale occitana (“abbiamo nelle nostre mani / un tesoro vecchio e grande / un tesoro ancestrale / pieno di vita e di energia”) si affianca la polemica contro la musica popolare falsificata, ridotta a “gioco di società”, a passatempo per turisti.

Il passato è rievocato in particolare in Galeotto, che ricorda la distruzione della Provenza per mano del re di Francia, con l’uccisione o la deportazione dei suoi abitanti, e nel brano tradizionale La Sant Joan, una festa cruciale nel calendario della civiltà contadina, perché i lavori estivi determinavano il destino dei braccianti. Il presente è sia quello collettivo delle valli spopolate, dove i rimasti a volte addirittura rinnegano le loro radici occitane (Edera) o si accontentano di sfoghi rabbiosi e impotenti (I corsaris), sia quello individuale, del ballerino che tra una festa occitana e l’altra vive una breve storia d’amore con una donna sposata (Vortice), o dell’ubriaco che non riesce a conquistare una donna (Capelli d’oro), o del musicista di strada che in una tavernaccia di Marsiglia si salva grazie alla sua musica (Piove a Marsiglia).

L’altro grande tema del CD è proprio la musica, l’arte che rende concretamente percepibile la durata. Quella occitana è una musica “uscita dalla terra come i funghi. La pioggia e il sole le hanno dato forza e calore, le hanno dato luce, forma e colori” (La madre) e tutti gli strumenti tradizionali di questa musica, dai semitons alle bodeghe alle viole (ghironde) compaiono nelle liriche. Un inno alla ghironda è al cuore di Borrèia, dedicata al liutaio Boudet, costruttore di ghironde. Borrèia è al cuore del CD e ne contiene tutti i temi, sociali ed esistenziali, dall’emigrazione alla nostalgia alla musica: in un mondo straniero, ostile, chi ha una ghironda non ha più bisogno di nulla, “ghironda è un’idea / magistrale, carovana / chimera”, “la ghironda è un’idea / a testa di birillo / e cuore di leone”. E c’è anche chi sogna di essere un leone, o un corvo imperiale, o un cavallo marino: è solo un cagnolino, ma il padrone-poeta-musico compone una ninnananna anche per lui, una dolcissima mazurka.

Il congedo è affidato alla misteriosa immagine dei girasoli a capo chino, “pettinati dalla pioggia”, un esercito “capace di perdere / anche senza nemici” e che pure non si arrende perché “chi si arrende invecchia” e loro sono “figli di una chimera / malata di primavera”, sono “ragazzi senza speranza / partiti e dimenticati / dal tempo e dal paese”: sono i girasoli che danno il titolo al CD e affondano le loro radici in una tradizione letteraria che passando per Montale risale a Dante.

Perché in questo CD non c’è solo un mondo, non c’è solo la storia passata: c’è un “canto alla durata” che si ricollega alle origini medievali della letteratura europea, alla grande stagione lirica dei trovatori provenzali, e la proietta nel futuro, grazie alla forza della Poesia che anima il trobador Sergio Berardo.

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Sergio Berardo con i Lou Dalfin sarà a Lurisia Terme (CN) sabato 7 settembre alle ore 22, in occasione della Grande Festa Occitana prevista per la festa patronale del SS. Nome di Maria. Danzeranno gli Artüsìn in abiti tradizionali.