Corpi abitati di Alma Spina

copertina-spina

Da Corpi abitati (peQuod 2024)

Dove vanno a finire i morti
abbandonati i campi i corpi
i baci degli amori –
in quale sopra o sotto vanno
tenendosi per mano o sciolti
come ciuffi di arbusti tra le dune.

Che poi: che cosa fate, mi chiedo,
tutto il giorno. Mangiate, bevete
parlate con qualcuno o forse
state chiusi in un silenzio personale?
Siamo buffi, morti, non ci giudicate
lo sappiamo già fin troppo bene
il niente che attende, in cui state.

*

Dimmi cosa sta succedendo qui.

Stare strette in quell’età di mezzo
fitta fitta tra cinismo e disincanto
ancorata ad una sponda sporta
davvero troppo verso l’altra –
non lascio andare le sicure prese
e al contempo mi lancio nel vuoto:
è tutto uno strappo di muscolature
articolazioni e ossa nel contraccolpo.

*

Elogio a tutto ciò che non vedo

Ho testa braccia pancia vulva gambe piedi.
Ho tantissime cose attaccate.
Il colore della pelle light rose.

Sollevo in aria una mano:
ha cinque dita e unghie mangiate.
Ho sognato una volta che un tale
con gran disinvoltura srotolava
i sette metri che mi stanno in pancia
e con un righello mi diceva:

è lungo trenta metri.
Vederlo tutto lungo lì disteso
mi scuote il corpo e la mente.

/

Non si dice – non si dice!
Ma cosa? l’intestino!

Ma tu lo sai che è lungo sette metri?
Cinque virgola trentasei
metri più di me e ci sta.

Pensaci.

*

Quando ti ho conosciuta nel bosco davi il sangue mestruale
alle piante: fosforo azoto e potassio, mi dicevi, però va
diluito, se no le ammazzi. Il paesaggio è un mostro ed è qui
che io ti vedo:

Solanum nigra, Ailantus altissima,
Parietaria officinalis, Avena fatua,
Linaria, Veronica agrestis
e Matricaria, Calendula arvensis…

e tu, col coppettino, a inondare le lattughe nel giardino.

*

Guarda: dalla vulva esce il sangue.
Che novità. Anche oggi si stupiranno
anche oggi troveranno qualcosa da dire.
È matematico, davvero: come io non so fare il pane
così loro trovano sempre qualcosa da dire
che dizionari lunghi – penso – che acrobazie.

 

Alma Spina nasce a Savona nel 1991. Si laurea in letterature moderne e spettacolo presso l’Università di Genova, città dove vive e lavora. Fa parte dell’Associazione Culturale Alle Ortiche, con la quale collabora dal 2020 per la rigenerazione urbana e culturale di una parte dell’ex vivaio del Comune di Genova e per la quale cura la rassegna di poesia performativa Rapsodie (2023). Ha esordito nel marzo 2018 con la sua prima raccolta poetica, Rovi (Eretica Edizioni). Dal 2022 ha iniziato un processo di ricerca intorno alla poesia orale con il Collettivo Zonamargine. Sue poesie sono apparse sulle riviste «settepiani», «neutopia rivista del possibile», «rapsomag».

(A cura di Silvia Rosa)