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Dalla prefazione di Simone Santi
[...] In questa silloge, i vuoti d’aria evocano metaforicamente l’inconcepibile paradosso (“perché non può esserci assenza d’aria altrimenti non potremmo volare o vivere”) di quella soglia, nella quale si produce una rottura nella trama della realtà ordinaria e una realtà altra risale alla luce: così il “vuoto d’aria”, quel sommovimento brusco e repentino, produce un “pieno di poesia”. In una varietà tematica forse mai così ampia, l’unità è data, oltre che dallo stile già presentato, proprio dalla rivelazione di quel dove in cui la poesia trova armonica collocazione all’interno della struttura del mondo (‹‹strada e cielo non sono mai stati così vicini al sogno››).
Dalla postfazione di Claudio Ardigò
[...] Con liriche brevi, di pochi versi, oppure con brani più lunghi, diffusi in dettagli, sogni, voli e solitudini, Moka crea un’atmosfera tra inquietudine e serenità, tra smarrimento e certezze, temperata da quella sua vitalità di un’esistenza ricca di presenze capaci di aprire verso l’impalpabile conforto dello spirito disponibile oltre i confini del quotidiano [...]. La poetessa scrive una “confessione” liberatoria, non soltanto per se stessa, ma verso i suoi lettori, perché in essa c’è tutta l’aspirazione al confronto con “l’altro”, con chi vive il nostro tempo nella sua interezza, nel partecipare alle sofferenze e le passioni per trovare nelle sue pieghe più nascoste risposte intellettuali e sentimentali al bisogno di conoscere, di conoscersi e di riconoscersi.
Da Vuoti d’aria (Le Mezzelane Casa Editrice 2021)
Spettri curiosi
Quando le nebbie
s’infilano nei pertugi
incerti inverni emiliani
avanzano spettri curiosi,
dietro le siepi di bacche
pelo irto di spine
e occhi
scrutano menti fantasiose.
Ritorno su cui scollinare,
ripetere l’affondo dell’attesa,
di un altro incontro,
ma la nebbia dissolta
svela i suoi trucchi.
Dietro il velo di malinconia
solo vasche per l’abbeveraggio
Antonov AN-12
Nella notte lacustre
le stelle sommerse
riemergono sempre,
il sognatore le conta
- una a una -
attende trentamila
piedi di sonorità
per chiudere gli occhi
e sognare ancora,
le labbra si stendono
in volo
si diventa grandi
e si rimane bambini,
nel tracciato dei suoni
c’è la forma dei sogni.
Accedere alla vita è facile
Accedere alla vita è facile
Distinguerla è un precipizio,
Guardare fuori oltre i se
è percepire la notte sulla pelle.
La tenda discosta il bisogno
di sentirsi vivi,
svela le vibranti veglie
negli occhi di chi torna,
i suoni sono amplificati dall’acqua:
strada e cielo
non sono mai stati così vicini
al sogno.
Passaggi radenti
Il Lago lattiginoso nasconde trame,
tempi di guerra moderni
ordigni pronti a esplodere
focolai boschivi di insoddisfatti.
Il suono di un Canadair
percorre strade invisibili ai più,
sottovento a vite poco vissute,
eco della decadenza umana.
Mi trovo tra le ombre di passaggi radenti
mi scuoto al decollo dei cigni sul Lago
come un’onda che ne scavalca un’altra
*
Moka (all’anagrafe Monica Zanon), nata nel pieno inverno del 1982, da mamma toscana e papà veneto, è indigena di Solcio di Lesa (NO) ed è cresciuta nell’azienda agricola dei genitori, contesa tra il verde della collina e il blu del Lago Maggiore che ama definire la chiave di lettura dei suoi umori. È perito meccanico e lavora in una ditta di manutenzione elicotteri. Nel 2014 ha fondato l’Associazione Licenza Poetica, insieme ad alcuni amici. Crea e collabora all’organizzazione di eventi letterari, come la Fiera del Libro di Cremona. Ha diverse pubblicazioni all’attivo, sia personali che collettive, con Le Mezzelane Casa Editrice ha pubblicato le sillogi “Nella mia selva sgomenta la Tigre” (2018) e “Un tempo assente” (2019), il suo racconto breve “La lettera di Blue” è inserito nell’antologia “Racconti e altri racconti” (2020). È curatrice della collana digitale “I Girini” di poesia de Il Babi Editore.
(A cura di Silvia Rosa)