GABRIELLA MONGARDI
Dopo la dimensione fantastica e visionaria del Cavalier faidit, Musica endemica, il penultimo CD dei Lou Dalfin, si cala invece nella storia (e nella cronaca) dell’Occitania: per questo, il libretto che contiene le parole delle canzoni – come sempre in occitano, italiano e francese – si apre con un’introduzione che spiega i riferimenti storici dei testi stessi ed esplicita le coordinate e gli obiettivi del lavoro dei Lou Dalfin: definire “meglio di tanti studi antropologici e linguistici l’essenza e la natura della cultura d’oc”. E sottolineare ancora di più il legame tra questa musica e la gente occitana: l’aggettivo “endemica” del titolo contiene infatti la parola “popolo” (démos, in greco) ed è una rivendicazione d’appartenenza, al tempo stesso orgogliosa e umile, perché non esclude chi per nascita non è occitano, ma include chiunque si accosti a questa musica, si metta in questa prospettiva. L’Occitania rivissuta da Sergio Berardo e dai Lou Dalfin è sì una realtà concretissima, storica e geografica, come dimostrano questi testi, ma insieme diventa un emblema universale “per forza di parola” – e di note.
Le canzoni, non tutte di Sergio Berardo questa volta, si potrebbero definire “ballate storiche” – ossia ballate che, come il romanzo storico ottocentesco, integrano la storia dal punto di vista sociologico e psicologico, raccontando una storia “minore” e dando voce ai sentimenti di chi la storia la subisce; ballate che fanno la spola fra passato e presente, fra vallate alpine e Provenza, per arrivare fino alla Catalogna. Ogni ballata è un quadro, e al suo interno ogni strofa è un quadro, fatto più di ombra che di luce; figure e sfondi sono delineati con rapide pennellate e folgorante sintesi, perché la poesia – come insegna Emily Dickinson – deve dire “tutta la verità / ma dirla obliqua”: e qui per di più c’è la musica a completare il quadro, a commentare il racconto, facendo affiorare emozioni altrimenti inesprimibili…
Sul piano musicale, il pezzo più ipnotico e inquietante è Roccerè, solo strumentale, dedicato al monte tra le valli Maira e Varaita su cui si trovano incisioni e coppelle risalenti all’età del bronzo: le sonorità sono veramente arcaiche, preistoriche, e sembrano sgorgare dalla montagna stessa.
Musica endemica è un CD cangiante, che trascolora nei ritmi, nei timbri, nei toni: si comincia con un canto epico “rovesciato” (Gloria al XVII, il reggimento di fanteria che nel 1907 si è rifiutato di sparare sui manifestanti e ha pagato con la vita) e si finisce con l’elegia triste dell’assolo di viola che chiude il valzer L’angelo di Serrabona. Si scomodano addirittura l’eroe epico Ulisse e il condottiero cartaginese Annibale per parodiare il vagare senza meta dei turisti della domenica, contrapposto al “pellegrinaggio” di chi ripercorre ogni giorno lo stesso cammino scoprendovi sempre qualcosa di nuovo (I villeggianti), e gli stessi turisti “colorati” ritornano nel racconto gotico e folle dell’Ultimo guardiano.
C’è qualcosa di folle pure nel destino dei fratelli Ugo di Vinadio, diventati fenomeni da baraccone per la loro gigantesca statura: condannati a lasciare la montagna, a cercare una “terra nuova / dove il cielo è grande”/ e a dormire “pieno di rimpianti / sognando casa”, con “mille dei scatenati” in corpo. E c’è una vena di sottile follia nella dissociazione che trasforma per una sera in accesi rivoluzionari i laboriosi e tranquilli cuneesi, in occasione di un concerto di Manu Chao: Provincia clandestina è il racconto ironico, iperbolico, di un’ubriacatura collettiva ma transitoria, culminante nel silenzio della piazza vuota sotto la luna, dove dopo il concerto è rimasto a piangere, tutto solo, un ubriaco.
C’è qualcosa di folle, di insensato anche nello sfrecciare dei Taxi di Barcellona “dipinti come clown”, il cui motore “canta la storia di un tempo” – una storia ancora più folle e insensata, che viene rievocata nell’Annegato e in Terra 1209. Il 1209 è l’anno in cui inizia la famigerata crociata contro gli Albigesi, voluta da papa Innocenzo III per sgominare l’eresia catara, che provocò il declino della civiltà e della lingua occitana nel sud della Francia. Terra 1209 è un dolente compianto, che vuole rendere omaggio al valore di chi ha combattuto contro i lupi selvaggi seminatori di morte; l’Annegato di Muret (dove si combatté nel 1213 una battaglia decisiva) ricorda invece, con la voce della Garonna “che fa danzare / i fuochi della memoria”, il suo “paese del vento” dove “adesso non c’è più guerra: / qualcuno la fa per voi / da qualche altra parte”. Parole terribili, terribilmente attuali…
Ma il vertice della poesia “storica” di Berardo è La beata (“ghigliottina”, in occitano e piemontese). Ispirata alla vicenda ottocentesca del piemontese Giuseppe Coda e dei suoi compagni, banditi in Provenza, è costituita da quattro strofe di otto versi ottonari piani e tronchi, con rime sparse, intervallate da un ritornello di quattro versi più lunghi (endecasillabi e dodecasillabi tronchi) a rime alternate. Nelle strofe si intrecciano tre punti di vista, tre voci: quella dei “banditi”, quella dei provenzali taglieggiati e quella, commossa, di un osservatore esterno; il ritornello lascia la parola ai piemontesi: fieri di aver combattuto nella guerra d’indipendenza, ma incapaci di vivere una vita “normale” in tempo di pace. C’è qualcosa di epico anche in questa ballata – l’epica dei vinti della storia, cui la poesia e la musica offrono un tardivo, “obliquo”, ma non inutile riscatto.
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I Lou Dalfin suoneranno a Saluzzo (CN) in piazza Cavour, domenica 3 novembre p.v. alle ore 15:45, a conclusione dell’Uvernada 2024 organizzata da Occit’amo.
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Musicisti-cantori nel CD: Sergio Berardo, Dino Tron, Riccardo Serra, Enrico Gosmar, Mario Poletti, Chiara Cesano, Carlo Revello, Enrica Bruna (Lou Dalfin).
Inoltre: Paolo Parpaglione, Enrico Allavena, Cédric Bachelerie, Madaski, Daniele Giordano, Fabrizio Simondi, Stefano Degioanni, Erica Molineris.
TRACCE DEL CD:
1. Glòria al Dètz-e-seten
2. I vilejants
3. Lo negat
4. Provincia clandestina
5. La beata
6. Brandi di cavals
7. Los taxis de Barcelona
8. Intro
9. Gigants
10. Tèrra 1209
11. Seguida de borreias: Ieu n’ai cinq sòuds, Lo ròc de Carlat, La viola e la luna
12. Lo darrier gardian
13. Roccerè
14. L’angel de Serrabona