Alla terra i miei occhi

Alla terra i miei occhi

Alla terra i miei occhi

MAURO LIGGI
Toglimi il peso
di non averti mentito
al tuo sto morendo sussurrato
il peso dell’omogenizzato sul cucchiaino
del sistemarti il cuscino
dopo l’ultima cannuccia.

Solleva il macigno
dell’averti dovuto accudire
mentre iniziavi a morire
dei piatti di patatine
per un mio chilo in più
e tu ogni giorno qualcuno di meno.

Allevia l’oppressione
di averti già scelto il vestito
mentre il cuore rallentava
pompando aria
da ventricoli stanchi.

Mi benedica
questa lacrima definitiva
dalle ciglia socchiuse
al mio capo chino
avvolti dall’odore di rosmarino.

*

Tieni tra le labbra
la margherita appena colta
l’addenti
come fai con il mio collo
trasformami in ogni petalo
battezzato m’ama
nella luce che filtra
dal buco dei tuoi lobi.
Amami semplice
nudo fragile felice.

*

Con quale pudore l’alba
abbraccia gli ospedali
rallenta il vento
sulle vetrate
tra le vite che intravede.
Il vagito di un bambino
il sudore della madre
il porta pastiglie
il sonno di chi trattiene
l’ultimo alito al cielo
rosari in cappella.
Che tenerezza l’alba
che invade gli ospedali
esitante
come la vita
che muore
e dopo la morte
la vita.

Alla terra i miei occhi di Mauro Liggi è un libro di resilienza, un viaggio nella fragilità, nel lutto che non cancella la meraviglia per il mistero della vita a cui resta aggrappato nella continua scoperta di sé. Nel buio della perdita, l’amore, l’amore carnale, è la risposta alla morte. L’anima piena di stupore, impotente ma non arresa all’infelicità, alle cicatrici del mondo di cui rivendica l’estraneità pur abitandolo in pienezza, trova sempre un sentiero verso la bellezza, nelle piccole cose che lo circondano, in spazi aperti di speranza. Un libro in cui si percepisce l’urgenza, nei contenuti e nello stile, asciutto, scabro, sintetico ma non per questo poco esaustivo. Versi di parole esatte, generosi, dove potersi specchiare, venati di sangue e passione in cui Liggi si scava dentro senza risparmiarsi, mentre percorre a piedi nudi le sue e le nostre debolezze. Caduta e riscatto, ribellione e supplica, passando per la stessa cruna, andata e ritorno nel viaggio quotidiano che ci accomuna nell’incessante peregrinare, perderci per ritrovarci sempre rinnovati, sempre nuovi, sempre in cammino. “È di pietra, la poesia di Mauro Liggi, ma anche di mirto, di sale, di lava e di ogni elemento naturale senza diluizione” (dalla prefazione di Anna Segre).

Mauro Liggi (1980), medico chirurgo, vive a Cagliari. Nel 2000 pubblica il suo primo libro fotografico Una magica vita. Racconto fotografico degli artisti del Circo Paniko. Ha pubblicato le raccolte poetiche Anima scalza. Le orme della poesia (Amicolibro Editore, 2021) e Segnali di fumo (Altromondo Editore, 2022) terza classificata al Festival culturale Liberevento Premio Rombi. Sue poesie sono state pubblicate in varie antologie, su blog e riviste letterarie. Fa parte della redazione del blog Versolibero, è membro della giuria di alcuni concorsi letterari, promuove e divulga la poesia attraverso incontri on line con autori contemporanei e laboratori scolastici.