Gli scogli condannati
Si fece pietra il mare in una notte –
e fu così che questi scogli nacquero;
le onde erano vive, e si rappresero
in forma minerale, per un qualche
maleficio, in parvenze che ricordano
esseri che hanno tratti in parte umani
ma sfigurati, colti nell’istante
di una fulminazione, convertiti
in capricciose sculture che ostentano
fiere posture michelangiolesche:
giganti storpi, forzati che arrancano
costretti in file, deportati in marcia
a capo chino, schiavi con catene
di schiuma alle caviglie, nudi ostaggi
sottoposti a tortura, per un crimine
che hanno commesso ma che non ricordano,
che non possono confidare agli uomini;
volti esangui, stremati, che rivolgono
una supplica muta all’aguzzino
del sole a picco e delle mareggiate:
un grido che non scalfisce il verdetto
impresso senza appello sulle tavole
del firmamento dal fuoco che regola
l’alternarsi delle maree e governa
il roteare dei soli e dei quasar
senza scopo apparente, negli spazi.
*
Fantasmi di vento e di schiuma
Li stano, rifugiati negli anfratti
della falesia, tra calanchi e frane
di calcare in agguato: e mi sorprendo
dei profili sconvolti, sconcertanti
che certi scogli mostrano, esibendo
maschere di invasati, di fantasmi
di vento e schiuma, di creature nate
in un ascesso delirante, al culmine
dell’estasi o nei vortici di un incubo;
e nell’impronta che su una parete
l’onda ha calcato nei millenni leggo
parole che vanno delineandosi
sempre più nitide, mai pronunciate
formule di un incantesimo; e a un tratto
gli aspri drappeggi e le fluide volute
che piegano la pietra levigata
dall’azzurra carezza sembrano ardere
e liberare vampe, da cui affiorano
teste equine dalle orbite sgranate,
musi di bestie, mostri della Scizia,
titani dalle membra fracassate
dopo un eccidio, corpi senza numero
riversi a riva di opliti sorpresi
da un’imboscata o in fondo a una scarpata
precipitati giù da un salto altissimo,
Erinni accovacciate su un crepaccio
di guardia ai loro nidi, alati idoli
plananti sulle acque, apparizioni
lascive, insinuanti, che richiamano
i fianchi delle danzatrici sacre
scolpite a Madras, nei templi di Kali;
rocce, materia arrendevole: è in voi
che l’uomo dà sfogo alla sua ossessione
per l’abnorme, e proietta i suoi demoni
e di essi, contemplandoli, si libera.
*
Il pianto degli scogli
Abbandonate Arianne, certi scogli
dispersi a riva; che pietà a vederli:
fanno pensare a schegge conficcate
nella pelle del mare, a voci umane
rapprese in pietra, strappate dal tufo:
a volte un grido, altre appena un rantolo
strozzato, la preghiera a denti stretti
di un moribondo che implora soltanto
che la propria agonia al più presto termini;
o è un singhiozzo dirotto, di chi preda
del rimorso commisera se stesso
e una colpa si imputa, un errore
a cui è tardi per porre rimedio;
e quella nenia va spandendo a vuoto
per i lidi i suoi accordi desolati
e le sue note cupe, ma non c’è
nessuno che la ascolti, che si accorga
che quegli scogli piangono, nessuno
se non l’onda, che fa da confidente
al loro strazio ma non può salvarli,
può al massimo lenirne la ferita
con il suo canto, narcotico inganno.
Guglielmo Aprile Appunti eoliani, Fara Editore, 2024
Questa raccolta si è classificata seconda ex aequo al concorso Faraexcelsior 2024, ricevendo il seguente giudizio da Filippo Tonti: Per la chiarezza e la fedeltà a quella che sembra una devozione. Per il trasporto verso una meraviglia che scalfisce lo sguardo e modella il contesto, l’essenza e la natura delle cose. Per una lingua semplice con un baricentro teso a rimanere, a sedimentare.
Guglielmo Aprile è nato a Napoli nel 1978. Attualmente vive ad Ischia, dove si è trasferito per lavoro, dopo aver soggiornato per diversi anni a Verona. È stato autore di alcune raccolte di poesia, tra le quali “Il dio che vaga col vento” (Puntoacapo Editrice, 2008), “Nessun mattino sarà mai l’ultimo” (Zone, 2008), “L’assedio di Famagosta” (Lietocolle, 2015); “Il talento dell’equilibrista” (Ladolfi, 2018); “Elleboro” (Terra d’ulivi, 2019); “Il giardiniere cieco” (Transeuropa, 2019); “Falò di carnevale” (Fara, opera I classificata al concorso Narrapoetando 2021); “Il sentiero del polline”(Kanaga, opera I classificata al premio “Arcore” 2021); “Thanatophobia” (Progetto Cultura, opera I classificata al premio “Mangiaparole” 2021); “Tutto l’oro del mondo”, edito da Carabba, è la sua ultima opera. per la saggistica, ha collaborato con alcune riviste con studi su D’Annunzio, Boccaccio, Marino, Luzi, Caproni, oltre che sulla poesia del Novecento.
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(A cura di Silvia Pio)