Nulla dell’umano lascia da parte l’arte

“Bianco”, Alberton Burri (Wikimedia Commons)

“Bianco”, Alberto Burri (Wikimedia Commons)

EVA MAIO

Quante volte abbiamo sentito il detto “Impara l’arte e mettila da parte”. Ebbene, qui c’è tutt’altro refrain.
C’è la sorpresa che ciò che pare agli antipodi, si deposita in arte, poi nei nostri occhi, poi si insinua in noi come inconsueto arazzo di ruvidi sacchi e brillio di stagnole e colori di fiabe.

Soffia e s’incunea
l’arte
piena del pieno
di gioie e antichi dolori
soffia.
Si incista gorgheggia
grida sospira
e spira.
Trova culla in occhi e ascolto
e ventre e circuiti neuronali
e scorre
libero canto
spumeggiante luce
o peso e sfregio
e buio
ad abitare il cuore
in convivenze strane.
Lì detta
l’unica legge soave
che nulla dell’umano è fuori luogo
ogni dolore tremulo acuto
ogni fatica
ogni libero canto leggiadro
e sogno e bizzarria
che nulla dell’umano lascia da parte
l’arte.

I sacchi di Burri
s’affratellano con il brillio
delle carte colorate di Luzzati.
S’affratellano
in orecchi e iridi
di me
e prendono casa
si installano
si ibridano
mi imprestano
ritmi voci mondi.
E tutto sento sommamente vero.
Che nulla dell’umano lascia da parte
l’arte.

Sacchi pregni di cuciture e buchi
rassomiglianti a terra
senza luce
di ruvido sudore
con graffi intrecci nodi
palpitanti fatiche
sacchi di muta cenere
e bianco sporco.
Lacerate iute con tocchi di rosso
vivo di sangue e guerre
spessa materia grezza
lì davanti a noi
è storia umana
è memoria.
Ricami di rovine
in fili grezzi
quelle iute
rattoppi venuti da antiche mani
da mani d’aria e fuoco
e occhi sottili
a vedere il dentro il retro
del mondo.

Pezzi luccicanti di carta
e stoffe e ritagli di giornale
a fare giostre di colori
filastrocche e fiabe.
E lì di fronte alla perizia
di colla forbici e odori di infanzia
quasi si balla si recita a soggetto
si arpeggia e si trasvola.
È un gioco preciso
di ritagli e sogni
l’arte di Luzzati
è tutto un bussare di rossi blu
argento di stelle oro di soli
a raccontare fiabe avventure e voli.
È un traboccare di ariose fantasie
di cose vere viste dall’alto
dalle finestre di un palazzo antico
dall’ascensore di Castelletto
fari onde navi bagliori di acciaio
e personaggi e scene
usciti da teatro
dai classici e dai miti del passato.

S’affratellano in me
i sacchi di Burri
il brillio delle carte
di Luzzati.
Che nulla dell’umano
lascia da parte
l’arte.

(Ispirata dalla mostra Emanuele Luzzati tra fiaba e Fantasia tenuta a Cherasco, Palazzo Salmatoris dal 1° novembre al 23 febbraio 2025. L’immagine in evidenza è tratta dalla locandina della mostra)

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