LORENZO BARBERIS.
Per una pubblicazione monregalese, un tributo allo storico carnevale di Mondovì è di prammatica. Abbiamo quindi pubblicato un bel racconto dell’amico Numbersix, che collega il Moro ai “Misteri” monregalesi. Ma il vero interesse, come al solito, risiede nella sfilata dei carri allegorici, di cui forniamo una nostra personalissima, soggettiva classifica.
Il 2014 ha visto lo sbarco del cyberpunk al carnevale di Mondovì: ed era anche ora. Un carro semplice ma efficace: il classico furgone corazzato da futuro postapocalittico, sormontato da un robot con la testa formata da un televisore funzionante. Una riedizione futuribile del Moro che batte le ore sul campanile di San Pietro, l’automa settecentesco da cui origina la maschera della città? Difficile dirlo. Comunque, molto belli e in tema anche gli sgargianti graffiti sulle fiancate e i mille piccoli dettagli apprezzabili a uno sguardo attento, dal logo dell’esercito delle 12 scimmie al display elettronico con caratteri indecifrabili alla Blade Runner dai fusti di ipotetici materiali radioattivi alla Mad Max ai manifesti rovinati promettenti un futuro felice con la famigliola a bordo della sua astronave utilitaria, come in Fallout. Ecco, forse l’unica cosa, i costumi potevano essere ancora più cyberpunk, salvo lodevoli eccezioni. Comunque, il carro della Cyberpunka è inevitabilmente per noi il vincitore morale dell’edizione: anche se ammettiamo di essere deviati dalla nostra passione fantascientifica.
Il secondo apprezzamento va quindi, per lo stesso motivo, al classico Alieno Grigio stile Roswell 1947: un soggetto meno originale, ma che si fa apprezzare proprio per la realizzazione autoctona e naif. L’alieno con la cicca in bocca (se di una sigaretta si tratta) che sbuca da una duna del pianeta rosso, a quanto pare, ha del geniale nella sua semplicità, e il tributo alla fantascienza, purché ben riuscito, merita sempre un apprezzamento speciale.
Molto più appariscenti sono in realtà altri carri, che però solitamente, a quanto ci è dato di capire, non sono produzioni originali, ma riusi di carri già esistenti in carnevali più celebri.
Il carro dell’Arca di Noé è all’apparenza una scusante per un simpatico carro di animali stralunati e fumettosi, sui quali primeggia un Noé decisamente hippie e freakettone. Ma un dettaglio redime il carro dalla pura carineria, e lo scaraventa a pieno titolo in quell’inquietante che il vero carnevale deve rappresentare: seminascosti tra i flutti, ai piedi dell’Arca figure umane si dibattono per la salvezza, inutilmente. I sommersi e i salvati, insomma. Non male.
Molto bello è questo Gobbo di Notre Dame, dove solo il canonico Frollo rispetta lo standard del cartoon. Esmeralda è una damsell in distress dalla bocca turgida, labbra a canotto semiaperte che fugge spaventata. Il Gobbo è mostruoso, più fedele a Hugo che a Disney, giustamente. E anche in questo quarto carro troviamo così la giusta espressione del dark side carnascialesco.
I predoni dell’Euro, o qualcosa del genere, è il classico immancabile carro allegorico a tema populista, con una Merkel dall’elmetto teutonico che ci opprime con le tasse, assieme a Paperon de Paperoni, noto plutocrate americano.
Anche il carro di Sandokan, trainato giustamente da una tigre di Mompracem, ha un vago retrogusto di satira politica con scritte tipo “siamo governati dai pirati” o qualcosa del genere.
Anche questo carro con un rosso drago alato, domato da un improbabile cavaliere, potrebbe avere il senso di qualche complessa allusione allegorico-politica: il drago è cinese, e forse allude quindi al potere emergente della Cina, che il cavaliere, chiunque esso sia (la Germania?), provvede a controllare? Forse il significato allegorico si è perso nel carro originario, e in questo resta così un po’ indecifrabile.
Trattando di associazioni bizzarre, curioso questo carro che unisce una sorta di demone silvestre, un drago rosso, di nuovo (ma più occidentale…) e un’imponente Aquila reale. Un’allegoria quasi dantesca, ermetica. Forse potrebbe, anche qui, derivare da un assemblaggio di elementi diversi, fusi in un solo bizzarro accostamento.
Se una tigre trainava il carro di Sandokan, un leone traina infine questo carro a tema orientale, le cui guglie da Piazza Rossa sono così imponenti che sembrano modificare il profilo della città. Molto imponente, ma privo di quelle bizzarrie che caratterizzavano gli altri carri e il carnival monregalese.
E con questo concludiamo la nostra personalissima classifica del carnevale monregalese 2014. Da non prendere troppo sul serio: altrimenti, che carnevale sarebbe?