CYBIL PRINNE
La donna che amava lo lasciò in un giorno umido, col cielo che minacciava temporale.
Sentì il cuore sbattere violentemente contro la cassa toracica e gli venne da piangere, ma si ricompose e si apprestò a riprendere la vita di sempre. Le dure parole di lei: non credo che ci rivedremo, gli ronzavano fastidiosamente nelle orecchie, ma cercava di sorriderne perché sapeva che prima o poi sarebbe tornata.
L’aveva amata, l’amava con tutto se stesso. Ogni pensiero, ogni respiro, ogni battito del cuore erano per lei. Un amore tanto grande non poteva lasciare indifferente l’oggetto verso il quale era rivolto, anzi operava come una calamita. Quindi lei sarebbe tornata, ma siccome era una ragazza testarda e amava la libertà, egli calcolò che la calamita ci avrebbe messo un po’ a funzionare.
I primi tempi furono i più difficili perché sentiva nel sangue l’urgenza della gioventù e non era abituato ad aspettare. L’impazienza, però, si smorzò piano piano lasciando spazio alla consapevolezza dell’età matura e a una capacità d’amare ancora maggiore.
Si dedicò con calma e puntiglio a perfezionare il suo sentimento, ma dopo dieci anni si accorse che si era lasciato prendere dall’egocentrismo. Iniziò quindi ad ascoltare le esigenze del suo fantasma d’amore e ad assecondare la sua voglia di autonomia.
Altri dieci anni ci mise a liberarsi delle sue maniere autoritarie e a prendere l’amata com’era. Accettò che lei avesse una vita propria e che non sempre mettesse l’amore in cima alla lista delle priorità.
Poi volle concepire un rapporto d’amore in cui la libertà individuale convivesse in armonia con la passione. Gli riuscì piuttosto facile, visto che le sue opinioni non si dovevano confrontare con quelle di lei, la quale viveva ignara in una città lontana.
Però tutto quel pensare aveva in qualche modo inaridito il sentimento di un tempo e aveva anche minato la convinzione irragionevole che un grande amore per forza attraesse l’oggetto verso il quale era rivolto.
Passarono altri anni, venne luglio e un giorno umido col cielo coperto. Minacciava temporale e lui stava sulla soglia di casa, nella stessa posizione di quando l’aveva salutata per l’ultima volta.
E lì lo lasceremo, tormentato dal dubbio, a guardare il cielo e a domandarsi: pioverà? verrà?
(Illustrazione di Franco Blandino)
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