Giorgio Casali e la poesia
Brevi cenni biografici.
Fatta eccezione per una parentesi a Dublino, vivo nel modenese da quando sono nato, un giorno di Febbraio del 1986. Dopo il liceo, mi sono laureato in Storia, e ho fatto per anni diversi lavori manuali. Oggi sono dipendente, in qualità di scrittore, presso un ufficio tecnico di Modena.
Quando e come si è avvicinato alla poesia?
Scrissi i primissimi versi alle scuole elementari, quando avevo otto anni. Era un giorno piovoso di autunno, la maestra lesse in classe le poesie dal fronte di Giuseppe Ungaretti. Mi colpirono tanto la brevità dei versi quanto la loro datazione, parte integrante di quella poesia. Così, guardando fuori dalla finestra, scrissi alcuni versi, in corsivo, che poi vennero appesi sui muri dell’aula. Non ho più scritto nulla fino ai sedici anni, nel periodo del liceo. Da allora non ho più smesso.
Cos’è la poesia per lei ?
Tecnicamente, la poesia è la scrittura che va a capo; la “scrittura scritta in versi”, che prosa non è, nonostante Baudelaire, uno dei poeti che amo, abbia insegnato come il confine tra le due forme non sia poi così netto. Nei miei libri non mancano “piccole prose”, che sono parti integranti della narrazione poetica. Non basta però andare a capo per definire tale una poesia, bisogna dire la verità: che sia dello spirito, della memoria, della società, qualunque vera verità. Solo se dice la verità la poesia diventa “servizio”, cioè il contrario dell’autoreferenzialità. Riassumendo, per me la poesia è la scrittura che va a capo e dice la verità.
http://giorgiocasali.blogspot.it/
Anna Ruotolo ha scritto la Prefazione al libro di poesie di Giorgio Casali Sotto fasi lunari
USO LA BIRO COME UN PENNELLO
da Notte provincia
uso la biro come un pennello
in pochi versi
dipingo l’essenziale
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IN COLLINA CI VIVI
da Notte provincia
per loro il tuo paese è come una sicilia, una repubblica di vecchio statuto con prerogative e tutto. sono i paesi vicini, quelli più cittadini e più cosmopoliti. questa differenza ti fa spesso piacere, quel vantaggio di essere con poco già sopra la collina. anzi, dici a tutti che in collina ci vivi. guardi il benessere dall’alto, prima che arrivi quello della cina. meno qualità ma tanta quantità, non hai mai badato alle luci delle olimpiadi. verranno meno i propositi di secessione. di notte comunque parcheggeranno ancora gli amanti, spesso stranieri affascinati o molto furbi per portare le ragazze dove non andrebbero da sole. la collina dicevi. verso sera è battuta dalle scarpe degli atleti, maschi femmine, giovani vecchi. molti corrono per mancanza di senso, lo fai anche tu, e la fatica è una droga ancora a buon mercato. ci vivono animali non comuni: caprioli, ne vedi spesso intontiti dagli abbaglianti, escono solo di notte. e tassi e cinghiali fuggono l’asfalto sempre spaccato dalle radici nervose delle piante: servono a poco gli interventi del comune per zittire la natura se è ribelle.
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PIENO DI BENZINA
da Sotto fasi lunari
Altri libertini molto più cretini
spendono il mattino a pensare al pomeriggio
e il pomeriggio cosa fare dalle dieci:
in che locale parcheggiare, in quale poi scopare
senza coscienza del chilometro che scorre
dell’usura angosciante del tempo sui riflessi
dei muscoli e del cuore
o la gravità che sta dietro al fatto
di riempire il serbatoio di benzina.
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NOTTE CHE STANCHI
da Sotto fasi lunari
Notte che stanchi, che sei sempre uguale,
ti scalderai forse sulle note
di nuove uscite di musica da ballo,
ti arricchirai probabilmente
delle ciance di un nuovo fedele,
ti tirerà le vesti
come a Cristo se passava in paese.
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ERA IL TEMPO, IL SUO REGIME
da 19 paintings 19 poems
Era il tempo, il suo regime.
Tremila battiti e colori il mondo,
tremila amori.
E perdere rumori, e perdere colori:
neri, buio, monocromi.