FLAVIO LUCIANO
Virtù per un altro mondo possibile
Paul Singer, studioso brasiliano esperto dell’Economia Solidale, in un suo recente libro scrive che non è facile vivere, soprattutto nell’ambito economico, la solidarietà, la ricerca del bene comune, la cura verso tutti e tutto. A chi gli domandava quale può essere l’apporto specifico della Chiesa nella costruzione di una nuova economia solidale, rispose: aiutare le persone a cooperare, contribuire a creare una coscienza della comunione e della solidarietà responsabile.
Ultimamente Leonardo Boff ha iniziato una nuova serie di libri (3 volumi), riflettendo sulle virtù necessarie per costruire un “altro mondo possibile”. Queste virtù – l’ospitalità, la convivenza, la tolleranza, il rispetto e la commensalità – cercano di approfondire il grande lavoro da lui svolto sul tema dell’etica della cura. Nell’introduzione al primo volume, sull’ospitalità, scrive che queste virtù non rappresentano solo un desiderio o un progetto. Sono già riflettute e praticate da gruppi che cercano alternative al presente ordine mondiale, da movimenti internazionali legati all’ecologia, alla preservazione della natura, alla difesa e promozione dei diritti umani sociali e economici. Questi movimenti, nonostante limitazioni e contraddizioni, si alimentano di un’etica della cura, dell’accoglienza, della differenza, della tolleranza, della condivisione e di forme di produzione e consumo solidale.
Il paradigma della conquista
Leonardo Boff si domanda perché l’umanità si trova in una situazione tanto delicata e con chiarezza conclude che oggi è urgente un cambiamento di civiltà, frutto di un nuovo sogno e di nuovi valori e principi. Fino ad oggi il sogno che l’essere umano ha perseguito è il sogno della prosperità materiale, da raggiungere col potere-dominazione sulla natura e sugli esseri umani. Questo sogno prevalentemente materiale, non accompagnato da uno sviluppo etico e spirituale adeguato, nella convinzione che la terra abbia risorse illimitate, ha portato alla situazione terribile di oggi. Un’arroganza tremenda ha portato l’uomo collocarsi “sopra e contro” gli altri esseri viventi e la madre terra, facendo di lui un distruttore e un omicida. Così si parla di paradigma-conquista. Conquistare la Terra intera, gli oceani, le montagne più inaccessibili, i popoli, dilatare la fede e l’impero: ecco i sogni dei conquistatori. Conquistare gli spazi terrestri e arrivare alle stelle: ecco l’utopia dei moderni. Conquistare il segreto della vita e manipolare i geni.
Conquistare mercati, clienti, ecc. La grave crisi della civilizzazione di oggi è frutto di questo paradigma.
Per salvare quello che è rimasto e così sopravvivere, dobbiamo cambiare paradigma e fare in maniera che l’austerità condivisa, il consumo solidale, la compassione e la cura con tutto siano gli atteggiamenti etici vissuti quotidianamente, in tutti gli ambiti. La parola cura, della vita e della Terra, diventa centrale in Boff.
Il paradigma della “cura”
La cura, nella visione di Heidegger che Boff assume, è una dimensione ontologica che entra nella costituzione dell’essere umano, un modo di essere particolare dell’uomo e della donna. Senza la cura cesserebbero di essere umani. Cura vuol dire premura, sollecitudine, diligenza, attenzione, delicatezza. Tutto questo provoca preoccupazione, inquietudine e senso di responsabilità.
Bisogna dare centralità, nuovamente, alla cura: «Dare centralità alla cura non significa smettere di lavorare e di intervenire nel mondo. Significa rinunciare alla volontà di potere che riduce tutto a oggetto, staccato dalla soggettività umana. Significa rifiutare ogni forma di dispotismo e ogni dominazione. Significa imporre limiti all’ossessione dell’efficienza a ogni costo. Significa organizzare il lavoro in sintonia con la natura, i suoi ritmi e le sue indicazioni. Significa rispettare la comunione esistente in tutte le cose e tra loro e noi. Significa collocare l’interesse collettivo della società, della comunità biotica e terrestre al di sopra degli interessi esclusivamente umani. Significa mettersi vicini e ai piedi di ogni cosa che vogliamo trasformare, perché non soffra, non sia sradicata dal suo habitat e possa mantenere le condizioni per svilupparsi e co-evolvere insieme al suo eco-sistema e con la Terra stessa».
Valori per un’etica della cura
Quali sono le caratteristiche dell’etica della cura? Quali sono i valori di una persona che vive questa etica?
Il valore della solidarietà
Intendiamo come solidarietà l’azione cosciente di persone nella ricerca di alternative perché tutti vivano una vita degna. Si lavora insieme. Solidarietà che è molto più che assistenzialismo. I tre ambiti di azione: carità, promozione umana, trasformazione sociale. Si dà il pesce, si insegna a pescare e si lotta contro le multinazionali che collocano il prezzo che vogliono al pesce o provocano l’inquinamento dei fiumi. È una solidarietà locale e internazionale. Il fautore dell’Economia Solidale è invitato a guardarsi intorno e a sviluppare uno stile di vita solidale che continua anche dopo che ha risolto i suoi problemi.
Per chi sta bene, è sviluppare in sé la coscienza che, se è nato con tanto o adesso ha tutto il necessario, non deve considerarlo un privilegio, ma un debito sociale.
Dobbiamo, poi, riscoprire la radicalità del significato della parola carità, a partire dalla Parola di Dio, così come fu intesa fino a San Tommaso: condividere il superfluo è giustizia ed è obbligatorio! Carità è avere il coraggio di condividere anche il necessario.
Il valore dell’indignazione
Nell’esperienza dell’Economia Solidale si fa di tutto per sviluppare questa qualità. Indignazione contro le ingiustizie e contro gli atteggiamenti di chi le compie. Ciotti parla di rabbia, per prendere le distanze dalla rassegnazione passiva, per allontanare gli alibi di un accontentarsi, di un rassegnarsi rispetto a ciò che ogni giorno viviamo. Non è Dio che vuole la fame e la povertà! L’indignazione cosciente di chi sa che non è la miseria economica che porta alla violenza, ma la fame, l’ingiustizia! Povero=violento: non è vero! L’indignazione contro chi pensa che la guerra risolva i problemi. L’indignazione contro il maschilismo che continua a violentare le donne, contro i preconcetti che generano violenza verso tante categorie di persone.
Se perdiamo la capacità di indignarci, perdiamo la virtù della sensibilità umana.
Il valore della responsabilità o impegno responsabile
L’indignazione deve diventare attitudine, azione concreta di protesta e di difesa degli ingiustiziati. Il mondo occidentale è entrato nel terzo millennio con un carico molto pesante sulle spalle e tanti debiti da pagare ai popoli dei vari continenti: il genocidio degli indios latino-americani, l’olocausto nazifascista, le guerre di tutti i tipi, fino alla guerra preventiva, la devastazione ambientale, la miseria e l’esclusione. La parola responsabilità diventa centrale e Boff ricorda la massima di Jonas: «Agisci, ma di tale maniera che le conseguenze della tua azione non siano distruttive per la natura e pregiudiziali per gli altri».
Il valore della coerenza
La nostra coerenza con chi? Con i poveri, le vittime, con il Dio dei poveri, con il Regno e poi con noi stessi.
Coerenti con quello che diciamo, a partire da una coscienza chiara: la povertà ha le sue cause sociali, politiche, economiche, culturali. Per cui c’è una lotta da fare, come dicevamo, camminando coi poveri, vivendo una nuova politica, costruendo una nuova economia. Nel concreto è difficile, ma si può scendere a patti su questo?
Un no al consumismo di oggi, che diventa un sì a uno stile di vita alternativo. Qui entra il discorso della sobrietà, uno sforzo che dobbiamo fare su di noi, nell’autolimitare il nostro istinto di possedere, il desiderio.
Il valore della speranza
Non esistono sconfitte definitive. Oggi, poi, coltivare la speranza diventa un impegno fondamentale a causa del sistema che domina le menti e ci fa dire: non c’è niente da fare, non ci sono alternative. Chi lavora nell’Economia Solidale ha questa coscienza che l’alternativa è possibile, sì! Ma dobbiamo lavorare, e per non arrenderci davanti alle difficoltá ci vuole tanta speranza, che ci porta avanti, ci invita a fare. La speranza è credere che, «se neppure un bicchiere d’acqua, dato con amore, resterà senza ricompensa, anche un´idea motivante, data ad altri con amore, resterà infeconda».
Il valore della fiducia
Riguardo alla fiducia nella lotta, nel progetto alternativo, nella forza dell’idea, si è già detto. Qui vorrei sottolineare una caratteristica che la nostra esperienza del club del baratto ha evidenziato: l’importanza della fiducia in se stessi, di una buona e sana autostima.
Sappiamo che il nostro sistema ha vincitori e perdenti (gli esclusi). I milioni di perdenti nel sistema di competizione capitalista sono quelli che, in fondo, accumulano svantaggi nel corso della vita e dei secoli (questa è l’esperienza brasiliana e latino-americana). Sono i discendenti degli schiavi, degli indios massacrati, degli immigrati ingannati, degli stipendiati sfruttati. Paul Singer ricorda che varie perdite portano a una grande fragilità della persona. I vinti, che accumulano tante sconfitte consecutive, perdono l’autostima e la volontà di vivere. Sono chiamati fannulloni, incompetenti, banditi e arrivano a crederci. L’Economia Solidale, lavorando soprattutto con questo tipo di persone, rompe questo cerchio che va avanti.
È chiaro che è la fiducia in noi stessi, conoscendo i nostri limiti, che ci aiuta ad avere fiducia negli altri. Questa fiducia è indispensabile per iniziare qualsiasi dialogo, per vivere l’accoglienza, come dirò dopo, per lavorare insieme.
Il valore della gioia
C’è una pagina bellissima di Ademar Bogo, poeta del Movimento dei Lavoratori senza Terra (MST), che dice che per i rivoluzionari la lotta non è un martirio, ma un piacere, perché sanno che stanno costruendo il cammino che porta alla conquista dei sogni collettivi! Noi abbiamo bisogno di gioia e allegria. Abbiamo bisogno di sorridere, cantare e ballare. Non è perdita di tempo e non è togliere serietà ai nostri incontri o profondità alle nostre idee. La fatica fa parte del cammino, ma non può esserci spazio per la tristezza. Sempre Bogo dice che la lotta non può essere triste se abbiamo coscienza che stiamo preparando la culla perché le future generazioni possano nascere e crescere felici. Nasceranno e erediteranno da noi il piacere di fare la storia con allegria!
Il valore della tenerezza
Quante cose si possono dire sulla tenerezza. Tenerezza significa riconoscimento. Riconoscere che c’è vita in tutto. Per questo si rispetta tutto e tutti. Con coscienza.
Così tenerezza vuol dire compassione. Non la compassione moralista di chi ha semplicemente pena e guarda a chi soffre dall’alto in basso. È una compassione carica di un senso dato dal cristianesimo delle origini: la misericordia. Tenerezza vuol dire anche avere misericordia. Avere misericordia è piegare il ginocchio per alzare il fratello caduto, sentendo dentro di noi il suo dolore. Misericordioso è il cuore di chi soffre con l’altro. Leonardo Boff fa sua la visione di compassione buddista, che parla di due attitudini: distacco da tutte le cose, che ci permette di rinunciare a possederle e ci insegna a rispettarle nella loro alterità e differenza. Poi cura che ci fa avvicinare per entrare in comunione con loro, responsabilizzandoci per il loro benessere e soccorrendole.
Il valore della mistica in forma di utopia
Parlare di mistica è parlare di spiritualità. La dimensione della spiritualità è fondamentale. Abbiamo visto e sentito come nel Club del Baratto non si inizia mai senza un momento di riflessione, animato con tanta creatività e rispetto di ciascuno. Legate alla mistica-spiritualità ci sono le dimensioni della festa e della celebrazione. Chiaramente la dimensione della “fede”, in un Dio dell’Amore e della Libertà, è una forza speciale per vivere tutto quello che abbiamo detto.
Verso una società ospitale
Possiamo riassumere tutto questo affermando che l’Economia Solidale si sforza di costruire uomini e donne dal cuore “ospitale”, per generare una società dove si vive l´ OSPITALITÀ. Accogliere l’altro è sempre stato un problema dell’occidente. La cultura occidentale, la nostra, ha sempre avuto una difficoltà immensa nell’abbordare il tema dell’altro. È una cultura fortemente centrata sulla propria identità, al punto, quasi, di non dare spazio alla cultura differente e a chi è diverso.
L’economia solidale vuole includere tutti questi “altri” che l’antropocentrismo, il maschilismo della nostra cultura, hanno escluso, (la donna, gli omosessuali, il malato grave, l’anziano, il povero culturalmente e economicamente, l’estraneo, lo straniero, ecc.) nella costruzione di una nuova storia, eliminando preconcetti.
Un’attenzione speciale è per il “grande altro” che è la TERRA. Durante gran parte della storia umana la Terra fu vista come qualcosa di vivo e gli esseri umani come la propria terra che sente, pensa, ama, venera e cura. Poi, con l’apparizione della ragione strumentale-analitica e con l’avvento della tecno-scienza, la terra fu vista come “res extensa”, un oggetto tra gli altri, un baule di risorse che non hanno fine per soddisfare i nostri desideri. La terra non è rispettata, ma aggredita. Oggi, grazie al neoliberalismo che tutto privatizza ed al mercato che trasforma tutto in merce, si stanno trasformando i diritti umani in necessità umane, che per essere soddisfatte devono essere pagate (l’acqua non è vista come un bene naturale, ma una risorsa idrica, merce da privatizzare).
Come farsi ospitali?
Davanti a tutto questo, cosa fare? Come rispondere?
La nostra esperienza, per esempio nella organizzazione di un Club del Baratto, ci dice che per sviluppare questa ospitalità, creare persone ospitali e così costruire una società ospitale, al suo interno come nel rapporto con le altre, dobbiamo sforzarci di: a) Avere come base una buona volontà, di chi si avvicina all’altro con fiducia, non con sospetto o malizia; b) Accogliere generosamente, cioè accettare senza preconcetti e con gioia l’altro come altro: nostro prossimo, compagno di cammino, fratello o sorella; c) Ascoltare attentamente, più col cuore che con le orecchie. Ogni persona ha qualcosa da dirci, per la sua semplice presenza, con il suo viso, il suo essere concreto; d) Dialogare francamente, entrare in reciprocità e interscambiare. Ogni cultura rivela un modo diverso di essere umani, con limiti e ampie potenzialità; e) Negoziare onestamente, incontrando il giusto mezzo e le convergenze possibili, tenendo in vista il bene comune; f) Rinunciare disinteressatamente, cioè capacità politica di dare priorità a quello che è realmente importante per tutti, per guadagnare in pace, in coesione attorno ad una meta comune: convivere umanamente dentro la stessa casa comune; g) Responsabilizzarsi coscientemente, che non è tanto negare la propria persona e l’identità di ciascuno, ma evitare che la singolarità di ogni persona (e di ogni popolo) si facciano ostacolo per conseguire il bene comune. È sempre grande il rischio del pensiero unico, dell’uniformità culturale, lo sminuire la differenza e sprecare le buone esperienze fatte dai singoli; h) Relativizzare coraggiosamente, cioè non rinunciare ai propri valori, ma smetterla di intenderli come gli unici validi e come assoluti. Una società che vuole essere autenticamente democratica deve assumere la laicità come dimensione costituiva. Solamente con la laicità si coniugano due valori fondamentali: il rispetto della libertà di coscienza e l’uguaglianza giuridica.
Verso una democrazia partecipativa
Questo rivela uno sforzo di costruire una nuova democrazia partecipativa.
Nella democrazia tutti contano e valgono. Lo sforzo attuale è di costruire una democrazia più ricca, non solo rappresentativa, ma partecipativa. I movimenti sociali, a partire dal cammino fatto, proclamano questo ideale: una società nella quale tutti sono accolti, anche la natura, come abbiamo già detto ripetutamente.
L´Economia Solidale, nella varietà dei suoi progetti, costruendo persone dal cuore ospitale, porta avanti il sogno di passare da una società dello sfruttamento a una società della cooperazione; da una società escludente e egoista a una società che include e vive in armonia; da un modello di produzione che danneggia la natura a un modello di convivenza e sinergia con la natura.
Un sogno che è la nostra sfida.
L’articolo di don Flavio Luciano è stato pubblicato per gentile concessione della Comunità di Mambre (Str. San Martino, 144 – 12022 Busca (CN); mambrebusca@alice.it) e del Centro Studi Milton Santos – Lorenzo Milani (http://santosmilani.blogspot.com.br/).
Le foto sono tratte dal sito http://www.cefuria.org.br/
L’illustrazione di copertina è di Cinzia Ghigliano. La palla di Lela . Roberto Piumini- Le rane INTERLINEA