BRUNA BONINO.
Il 6 Febbraio 1945 nasceva Bob Marley, che sarebbe diventato il re del reggae, con i suoi messaggi uguaglianza, amore e rispetto. In Italia è impressa nella memoria la data del 28 giugno 1980 quando allo stadio di San Siro centomila persone parteciparono al concerto del profeta del reggae. Marley sarà ricordato anche ad Alba: Domenica 22 febbraio alle 15, presso la galleria Wall of Sound, sarà inaugurata una mostra fotografica con le immagini storiche del fotografo David Burnett che firmerà copie del suo libro “Soul Rebel. An Intimate Portrait of Bob Marley”.
A seguire, alle 17.30 presso la sala Beppe Fenoglio in via Vittorio Emanuele, 21 è programmato un incontro-proiezione con David Burnett e Guido Harari per la rassegna “Dialoghi sulla fotografia” a cura del gruppo fotografico Il Sottoscala di Alba.
L’ARTISTA
David Burnett è un fotoreporter con più di 40 anni di esperienza in 80 paesi come testimone visivo della nostra epoca. Ha vinto praticamente tutti i premi in ambito fotogiornalistico: tra I tanti, World Press Photo per Press Photo of the Year (1980) e First Prize Sports Story (2005); la Robert Capa Gold Medal e l’Olivier Rebbot Award per il “Miglior reportage dall’estero” 1985 e 2010 da parte dell’Overseas Press Club; Magazine Photographer of the Year dell’Università del Missouri/NPPA (1980); Best Olympic Sports Essay della China News Photographers Association (2009); Best Campaign Picture – Road to the White House di “Picture of the Year International” (2009). In un recente numero della rivista American Photo.
Il nome di Burnett figura tra le “100 personalità più importanti della fotografia”. E’ stato l’ultimo fotoreporter a documentare il conflitto in Vietnam per la rivista Life e nel 1973 si trovava in Cile durante il colpo di stato dei militari di Pinochet che destituì Salvador Allende. Ha raccolto nel libro 44 Days le sue foto scattate durante la rivoluzione khomeinista in Iran. Nel 1989 era in Germania per documentare la caduta del muro di Berlino, poi in Eritrea durante l’infinita guerra di liberazione del paese dall’annessione forzata all’Etiopia.
Burnett non è stato solo testimone di numerosi conflitti, ma si è anche dedicato al mondo dello sport fotografando tutte le Olimpiadi dal 1984 ad oggi. Ha anche immortalato leader mondiali e tutti i Presidenti americani da Kennedy a Obama.
Inoltre è stato uno dei fondatori della nota agenzia fotogiornalistica newyorkese Contact Press Images. Ha collaborato con il gruppo “Facing Change – Documenting America” (www.facingchange.org) e ha un suo attivissimo blog werejustsayin.blogspot.com su cui scrive insieme alla moglie Iris. “Reporters Without Borders” gli ha da poco dedicato un’intera monografia, 100 Photos for Freedom of the Press.
DAVID BURNETT – BOB MARLEY
Nel 1976 David Burnett è un giovane fotografo che lavora per “Time”. Quando la rivista gli commissiona un servizio fotografico sulla musica reggae, si fionda in Giamaica con il giornalista David DeVoss. Dopo aver approfondito diversi aspetti della vita dell’isola e immortalato alcuni artisti come Lee Scratch Perry, Burning Spear e Peter Tosh, Burnett e DeVoss si presentano alla Tuff Gong, a Kingston, per incontrare Bob Marley, una delle nuove e più potenti icone della moderna musica popolare. Burnett non ha la minima idea di chi sia Marley né di che musica faccia. “David ed io trascorremmo un pomeriggio con lui parlando di politica, musica e di come era stato per lui crescere a Kingston”, ricorda Burnett. “Marley mi apparve come molto cordiale e sereno: un uomo che, fin da una giovanissima età, aveva capito come gira il mondo mostrando un livello di consapevolezza e di saggezza su cui neppure un uomo maturo quale ero poteva contare. Capii che non eravamo in presenza dell’ennesima rockstar, bensì di un uomo con uma missione. Marley aveva capito che il suo messaggio, accompagnato alla sua musica, poteva davvero arrivare ad un pubblico vastissimo. Si congedò da noi dicendoci senza presunzione, quasi con umiltà: ‘La mia musica vivrà per sempre’.”
Un anno dopo Burnett è a Parigi. Stavolta è la rivista “Rolling Stone” a commissionargli un reportage sulla tournée con cui Marley sta promuovendo l’album Exodus. L’esperienza è totale: l’impatto della musica sul pubblico e sul fotografo è fortissimo. Alcune foto vengono pubblicate dal giornale, ma gran parte del materiale rimane chiuso nell’archivio di Burnett per trent’anni finché nel 2009, colpito dall’unicità di quelle immagini in gran parte miracolosamente inedite, Chris Murray della Govinda Gallery di Washington gli propone di esporle in una mostra accompagnata dal libro, Soul Rebel. An Intimate Portrait of Bob Marley (Insight Editions).
Orari apertura della mostra (fino al 19 aprile)
Martedì-venerdì 10.30 – 12.30 / 15.30 – 19.00
Sabato e domenica su appuntamento telefonando allo 0173-362324
Lunedi chiuso
Ingresso libero