EMILIA DE ARGON
Anche se mi chiamo Eva, non ho mai capito la storia della costola, che l’uomo si è inventato per consolarsi della sua impossibile maternità. Mi piace molto di più la faccenda della mela: almeno lì si riconoscono, come qualità tipicamente femminili, la sete di conoscenza, l’intraprendenza, la capacità di dialogo, di tener testa a dio e al diavolo, di pagarne le conseguenze senza mendicare l’impossibile… Eva è stata la prima femminista della storia.
Anch’io sono una femminista, una sessantottina: non sopporto che le donne non abbiano gli stessi diritti degli uomini, e gli uomini gli stessi doveri delle donne. Logicamente, ho cercato un uomo che la pensasse esattamente come me e insieme abbiamo costruito un rapporto di coppia davvero paritario, basato sul massimo rispetto reciproco, sorretto da stima e fiducia adulte nell’altro: niente dipendenza, niente gelosia, niente possessivismo… Ciascuno dei due ha i suoi spazi, la sua autonomia, la sua no man’s land: lui è dinamico, sportivo, estroverso; io sono più casalinga e contemplativa, amo passatempi più tranquilli, artistico-culturali, che lui non sopporta. Così abbiamo organizzato un preciso sistema di turni sia per la gestione del ménage domestico che per il tempo libero: tutto è rigorosamente programmato, prevedibile, senza scarti. Comunque, non avrei potuto trovare un compagno migliore, un padre migliore per i nostri figli: scherzando, gli dico sempre che ha un solo difetto: non chiamarsi Adamo.
Adamo (sempre che sia il suo vero nome) l’ho conosciuto sul web, qualche mese fa, grazie a una mailing list di poesia a cui entrambi siamo iscritti: ne è nato uno scambio intellettuale di altissimo livello. Perdonatemi l’immodestia del superlativo, ma quando due persone condividono interessi come la poesia, la storia, la filosofia e ne scrivono, le loro mail finiscono inevitabilmente col diventare dei saggi, e meriterebbero altroché di essere pubblicate. Sì, sono dei piccoli capolavori, le nostre mail, puro piacere intellettuale, gioco di due menti che si riconoscono diverse ma affini, un testa-a-testa oltremodo gratificante.
Non ci siamo mai incontrati di persona – ci siamo visti solo in foto. La sua – non certo ritoccata – è quella di un uomo decisamente vecchio, molto più di me: un’estesa calvizie appena spolverata di bianco, rughe come crepacci sulla fronte, sul collo. Nella foto, sono gli occhi a incatenare: acuti, profondi, penetranti di intelligenza – ma soprattutto, l’intelligenza trabocca dalle parole che usa nelle mail, e da come le usa.
All’inizio – dicevo – era tutto un fatto di testa, ma poi qualcosa è cambiato, la frequenza delle mail si è intensificata, gli argomenti si sono fatti più confidenziali e toccanti, le parole più ironiche e audaci: e mi sono sorpresa a pensare che Adamo si stava ‘impadronendo’ di Eva, si stava riappropriando della sua costola. Non solo avevo l’impressione che leggesse in me come in un libro aperto: mi sentivo come risucchiata, posseduta da lui, dalle sue interpretazioni, e non avevo la forza di oppormi, non sapevo né volevo resistere. Era come se fossi ipnotizzata, o drogata – ma com’è possibile, data la distanza e l’immaterialità dei nostri contatti? Come possono delle semplici parole, lette su un asettico video, avere tale e tanto potere? Alla mia età?
Eppure è così: per la prima volta in vita mia, sto vivendo una condizione di attaccamento fusionale, come quello madre-figlio, nel rapporto con un uomo – e non è detto che la madre sia io… Mi sembra di rivivere la mia primissima adolescenza, quando sognavo un amore esclusivo, geloso, possessivo, un Amore Romantico, un Amore Assoluto – mi sembra di aver trovato, finalmente, il mio Gemello – possessivo, geloso, esclusivista come me…
Trent’anni di femminismo buttati alle ortiche, dunque? Oh no, proprio no, non ho rimpianti: se avessi incontrato da giovane un seduttore come Adamo ne sarei stata totalmente distrutta, incenerita – ma io, da giovane, gli uomini maschilisti, narcisi, e per giunta molto più vecchi di me, non li vedevo nemmeno…
(apparso originariamente su Margutte l’8 marzo 2015)