GABRIELLA MONGARDI.
Che cosa chiedete voi alla musica classica? Di riempire un vuoto, di fare semplicemente da colonna sonora alle vostre faccende quotidiane, o di esigere la vostra attenzione, per parlarvi ed esprimervi?
Nel primo caso, Brahms non fa per voi. Nel secondo, difficilmente potete trovare un autore migliore, in cui la continuità con la tradizione classica si armonizza con un’anima decadente, post-romantica, che pur rifiutando l’ “avvenirismo” wagneriano predilige una musica destrutturata, decostruita, impressionistica. E difficilmente si potrebbe trovare un’introduzione migliore alla musica pianistica di Brahms del concerto tenutosi a Mondovì il primo giorno della primavera 2015, nell’ambito della stagione musicale “Mondovì musica”.
Alla tastiera del pianoforte Pleyel, coevo della musica eseguita, il pianista argentino Nahuel Clerici, la cui maturazione interpretativa è ogni volta più evidente. Il programma presentava l’intero arco cronologico della produzione brahmsiana, proponendo in ordine inverso la Sonata no. 2 op. 2, composta da Brahms nel 1852, a diciannove anni, le Fantasie op. 116 e gli Intermezzi op.119, di quarant’anni posteriori.
Le 7 Fantasie con cui si è aperta la prima parte del concerto comprendono un’alternanza di Intermezzi e Capricci, forme libere: delicati e struggenti, come l’andirivieni sempre franto e vario e uguale delle onde, i primi; impetuosi, energici e violenti i secondi.
Gli Intermezzi dell’op.119 sono frementi, vibranti ma talora anche scanzonati e giocosi – una musica estremamente duttile, capace di assecondare tutti i palpiti dell’anima. La rapsodia finale, trascinante con i suoi ritornelli e le sue variazioni tempestose, che hanno una solennità epica, esprime la predilezione dell’autore per la spontaneità della musica popolare ungherese.
Anche la Sonata giovanile, eseguita nella seconda parte del concerto, innerva la struttura classica con una passionalità romantica, che fa dell’antitesi e dei contrasti tematici e strutturali la sua modalità espressiva d’elezione. Ogni movimento trova in sé la sua legge, in totale autonomia; i tempi canonici della sonata subiscono una metamorfosi in direzione di una forma più libera e ‘liquida’.
Nella musica come nella letteratura, la rivendicazione romantica della libertà espressiva dell’artista determina una vera e propria rivoluzione, in direzione di una profondità affettiva e di una dolcezza poetica a cui l’ultimo Brahms dà voce in modo esemplare.
(pubblicato originariamente il 28 marzo 2015)