Laurent Fels e la poesia
In controluce
(estratti)
raccolta pubblicata presso le Éditions Rafael de Surtis (2010)
***
superare
il limitare
verso
l’ignoto
lo sguardo
chino
***
sul setaccio
tra due
mani
in dolce
speranza
della
promessa
detta
di
profilo
***
scrivere
la
scomparsa
cancella
i contorni
nella
loro
breve
eternità
***
sentiero del
silenzio
neve
traccia
a fior
di pelle
il contro-
luce
***
Nella
mano
tiepida
mistero
in obliquo
dietro
le sbarre
morto
nell’urna
***
dove
refrattari
i
ghiacci
si
sciolgono
in
pietre
***
e si
riporta
la poesia
a una
semplice
formula
d’addio
al soffio
greve
di
luce
***
nell’
altro
io mi
riconosco
povero
Laurent Fels è membro dell’Accademia Europea delle Scienze, delle Arti e delle Lettere. Dottore in lettere, Professore di letteratura francese nel Granducato del Lussemburgo e poeta, ha pubblicato una ventina di libri.
Cos’è la poesia per me?
Per me la poesia è un modo di essere al mondo. È un mezzo di analizzare la realtà scomponendola. . Poi si tratta di ricomporla per coglierne il carattere. Quello è il vero lavoro del poeta, perché la scrittura poetica comporta, come ha ben detto Jean Kobs, una usura fisica e nervosa. Ogni energia del poeta va ad esaurirsi per ridurre impressioni molto vaste ad un piccolissimo formato. Da questo la forza minimalista della poesia che io esalto attualmente: si cerca di privare il reale della sua tara superflua. Così occorre piallare le parole prima di ritagliarle meticolosamente. Il poeta assomiglia in questo all’ebanista. Il problema è che le parole, contrariamente al legno, non hanno confini precisi: una lettera, una sonorità può già aprire tutto un universo… In effetti la materia ha tendenza a resistere: è una lotta eterna con la lingua, un equilibrio da trovare tra il rispetto delle convenzioni linguistiche (che variano da una lingua all’altra, cosa che rende il compito particolarmente difficile a dei poeti poliglotti, ma anche ai traduttori che sono poeti essi stessi) e un‘iconoclastia rivendicata.
Quando e come ho incominciato a scrivere ?
Si deve risalire ai miei anni di formazione. In prima o in ultima classe del liceo, quando ho scoperto Baudelaire, Verlaine, Rimbaud, Mallarmé, ecc. Le prime poesie che ho composto sono state tutte distrutte. Per un certo tempo ho privilegiato le forme tradizionali (metro regolare, rime ecc ). Era un modesto esercizio di intrattenimento piuttosto che la composizione propriamente detta. Poi, scoprendo i suoi numerosi vantaggi, mi sono orientato verso la poesia libera, cosciente della rottura che questa rappresenta, nei confronti della poesia classica.
(traduzione di Gemma Francone e Franco Blandino)
In copertina fotografia di Bruna Bonino