Un concentrato di storia della musica in tre concerti: questo sono state in sintesi le esibizioni dei “Giovani dell’Academia” inserite nel cartellone della stagione Mondovì musica 2014-15.
Il Barocco ha signoreggiato nel concerto di maggio, dal titolo programmatico: “Musicisti alla corte del conte Morzin”, diretto dalla violinista Olivia Centurioni, che ha portato i corsisti ad un’esecuzione calda e affiatata.
Il conte praghese Wenzel von Morzin era il mecenate a cui Vivaldi ha dedicato le sue “Quattro Stagioni”: l’intento del concerto, imperniato su Vivaldi, era quello di mettere il musicista italiano a confronto con chi si è formato sulle sue musiche, perché a quell’epoca per un compositore europeo era obbligatorio venire a studiare in Italia. Il concerto ha perciò alternato sinfonie e concerti vivaldiani a sinfonie dei musicisti tedeschi e boemi Fasch, Jiranek e Reichenauer: dal confronto è emerso bene tutto il temperamento, la personalità del maestro, che aveva indubbiamente “qualcosa da dire” – rabbie, inquietudini, ammiccamenti, complicità – e lo diceva con energia travolgente, perentoria. Gli allievi hanno scritto invece musica molto piacevole, ma molto esile (Fasch) o un po’ troppo roboante e pesante (Reichenauer).
Una sinfonia di Fasch era già stata proposta, accanto a Mozart, a marzo, nel primo di questi concerti, diretto dal maestro Luigi Mangiocavallo.
Fasch era forse troppo in anticipo sui suoi tempi, tanto che nessuno dei suoi manoscritti è stato stampato durante la sua vita e molta della sua produzione è andata perduta. Infatti, benché pienamente barocco dal punto di vista cronologico, è un pioniere, un iniziatore di nuove strade musicali: le sue opere segnano il passaggio dal barocco allo stile galante o addirittura al primo classicismo, in quanto presentano la rottura degli schemi dello stile fugato a favore di una forma di sviluppo tematico già preromantica. La sua sinfonia in sol minore è tutta giocata sui chiaroscuri, non sa decidersi tra dolcezza e severità, pieno e vuoto, e respira un’atmosfera patetica e malinconica. Non poteva essere più netta l’antitesi con Mozart, di cui sono stati eseguiti il brillante Divertimento KV 137 e la sinfonia K199, composta a diciassette anni: magia pura, capace di fresche trasparenze, sbarazzina sfrenatezza e fremiti tempestosi.
Al più celebre dei figli di Johan Sebastian Bach, Carl Philip Emanuel, è stato dedicato il secondo concerto dei “Giovani”, diretti dalla violoncellista francese Ophélie Gaillard. Di questo musicista geniale, potentemente originale, sono state eseguite due sinfonie e due concerti per violoncello e archi. L’antitesi sembra essere la legge profonda di questa musica, impostata su forti contrasti tra un tempo e l’altro, e all’interno del singolo movimento, come a voler costantemente spiazzare l’ascoltatore. Se le sinfonie si possono considerare espressione di una personalità forte, dalla strepitosa energia creativa, è nei due concerti per violoncello che l’interpretazione calda e suadente ha meglio evidenziato la poliedricità, gli improvvisi scatti d’umore, le impennate di ribellione dell’artista. Con lui siamo di fronte al desiderio di caratterizzazione espressiva intensa d’ogni singolo episodio, desiderio tipico dello stile sensibile (o ‘sentimentale’), che anticipa il Romanticismo. Beethoven è dietro l’angolo.