La memoria dello Metz Yeghern
All’inizio del XX secolo in Turchia si affermava il partito “Unione e progresso” fondato dai “Giovani Turchi”, quadri politici formatisi nelle Università europee, i quali di fronte alla progressiva perdita di territori nel continente europeo con la fine dell’impero ottomano, promossero l’ideologia del panturchismo, ossia il desiderio di ricongiungere i popoli di etnia turca quali i Tartari, i Kazachi, gli Uzbechi e così via.
Vi era però un ostacolo evidente a queste mire espansioniste, l’Armenia cristiana.
Nell’aprile del 1909 vi è un primo sterminio di Armeni (30.000) da parte di milizie turche, ma sarà nel 1915 che inizierà una vera e propria “pulizia etnica”.
Il 24 aprile 1915, infatti, iniziava il Metz Yeghern (il Grande Male in lingua armena), così viene chiamato dagli Armeni il genocidio del loro popolo.
Le modalità dello sterminio furono:
1) Eliminazione del cervello della nazione. Il 24 Aprile 1915 vengono arrestati gli esponenti dell’élite culturale armena. Intellettuali, deputati, prelati, commercianti, professionisti saranno deportati all’interno dell’Anatolia e massacrati. Ci vorranno cinquant’anni per ricostruire una classe pensante.
2) Eliminazione della forza. Gli Armeni dai 18 ai 60 anni vengono chiamati alle armi a causa della guerra in atto. Questi, da bravi cittadini, si arruolano. Un decreto stabilisce il disarmo di tutti i militari armeni, che vengono costituiti in battaglioni del genio. A gruppi di 100 verranno isolati e massacrati. Di 350.000 soldati armeni nessuno si salverà.
3) È il turno di donne vecchi e bambini. I medici Nazim e Behaeddin Chackir sguinzagliano la loro organizzazione segreta. Nei luoghi vicino al mare si procede all’annegamento. Lo sterminio diretto viene applicato anche nelle zone in cui incombeva l’avanzata russa per il timore che alcuni si potessero salvare.
4) Deportazioni (tehcir ve taktil = deportazione e massacro). In primo luogo vengono eliminati i pochi uomini validi rimasti. Il capo della gendarmeria locale dà ordine ai maschi armeni di presentarsi al comune, appena arrivati vengono imprigionati ed eliminati fuori dal villaggio. Si incomincia la deportazione con la scusa dello spostamento da zona di operazioni belliche; moltissimi deportati vengono uccisi durante la marcia.
(Tratto da http://www.comunitaarmena.it/)
La deportazione aveva come meta la località desertica di Deir el-Zor, dove i superstiti venivano uccisi. In quella località nel 1991 veniva consacrata una chiesa come memoriale del genocidio, chiesa che venne distrutta dai miliziani dell’ISIS nel settembre del 2014.
Per ricordare il “primo genocidio del XX secolo”, come venne definito nel 2001 dal papa Giovanni Paolo II e dal patriarca armeno Karekin II, Margutte invita a leggere l’articolo di Robert Attarian: Armeni tra memoria e negazionismo
Ringraziamo l’autore e la rivista “Amici di Follereau” per averci concesso la pubblicazione.