LORENZO BARBERIS
Il monociclo è, sotto il profilo dei trasporti, l’equivalente dei baffi a manubrio come identificativo del moderno hipster; ma in realtà si tratta di una disciplina sportiva dotata di una sua specifica eleganza e grande difficoltà, di cui il Piemonte ospita in questi giorni, grazie alla Città di Mondovì, il campionato europeo UNIOEC, con quattrocento atleti di provenienza internazionale (Europa, ma anche Usa, Canada, Russia…).
Dal discobolo di Mirone, l’arte ama l’eleganza del gesto atletico, e quindi la mostra di illustrazione curata per l’occasione da Cinzia Ghigliano, “Gira la ruota, il mondo gira”, mette in evidenza la raffinatezza di questa disciplina e di questo inusuale strumento di trasporto.
Presso il magnifico Palazzo del Governatore (nella foto sopra l’ingresso dell’esposizione, col bello stendardo con un’illustrazione di Cinzia Ghigliano) maestri, allievi, ex allievi dello IED e dell’Accademia Pictor di Torino hanno interpretato ognuno a suo modo il tema del “ciclo”, con riferimento alla bici o al più raro e nuovo tema “per ruota sola”.
Foto di Betta Grioni. L’opera di Monica Barengo con un monociclista in riflesso.
Tra i Maestri, ci ha colpito molto Monica Barengo, che ha avvicinato le due ruote diseguali della bici ottocentesca (trait d’union, quasi, tra mono e bicycle moderna) ai due cerchi della macchina da presa antica, retta da una scimmia circense evocata dal tema della “ruota da circo” del monociclo (gli animali ammaestrati torneranno in molti altri autori). La mirabile sintesi grafica, al di là della pura bellezza dell’immagine, sembra quasi sottolineare come l’uomo moderno è solo una “scimmia vestita” col volto da gentleman, avvantaggiata dalla duplice rivoluzione delle comunicazioni, i media e i trasporti.
Altrettanto interessante il lavoro di Martina Cavaglià, che ha reso la ruota del monociclo la Rota che dà il nome ai Tarocchi (TARO come “rotazione” di ROTA, a indicare la loro natura mutevole), il numero dieci (ovvero X, croce come i raggi della cosmica rota di fortuna) degli Arcani Maggiori. In uno stile che rimanda all’art nouveau del celeberrimo mazzo Waite, senza aderirvi piattamente e reinventandolo, l’autrice ci mostra Regnavi, Regno e Regnabo (i tre volti del potere che si aggirano sulla ruota: passato, presente e futuro) in una affasciante lettura. Il passato appare come un Dogon lovecrafiano, creatura rettilica e salmastra armata di tridente; il presente una sfinge egizia femminile e il futuro come Anubi-Toth psicopompo armato di caduceo. Un triplice tema mesopotamico-egizio adeguati a chi vuole i tarocchi “Liber Toth” derivanti dall’antica sapienza egiziaca, come il settecentesco Etteila che per primo li ha analizzati nel loro ermetismo.
Notevole anche la lettura di Laura Crema, che interpreta la Ruota assoluta sulla scia, ci pare, degli stilemi essenziali e difficilissimi di un Paul Klee, rivelandoci come il fascino del monociclo derivi dal suo assoluto essere monos e cyclos, cerchio unico che irraggia una promessa di sapienza cosmica o, come si intuisce qua dalle case, dalle navi, dai pesci che lo popolano, planetaria (Gaia?).
Cinzia Ghigliano – primo Yellow Kid femminile italiano – seduce con il suo ammaliante equilibrio grafico che esalta come al solito figure femminili dotate di una force tranquille espressa perfettamente dal dominio del monociclo; altri autori sviluppano la connessione del tema con l’immaginario circense, dov’era quasi confinato il mono prima della sua odierna esplosione. Federico Gennari crea una parossistica piramide di elefanti viola sospesi sul filo fragile dell’equilibrista; in Roberto Lauciello è – ancor più tipicamente – un orso a compiere il difficile esercizio, funestato da una pericolosa invasione di api; ma a volte può esser anche un piccolo topo ammaestrato, come in Dalia Del Bue, e non mancano animali antropomorfi (meno circensi) anche in Anna Curti (una piccola volpe) o in Marco Somà (un allegro gallo contadino).
(Inaugurazione della mostra)
Mauro Sacco ed Elisa Vallarino giocano invece sul “circolare” come forma e come ordine, messo in crisi dal funambolico monociclo già schiacciato da una mano censoria che piomba dall’alto. In Marco Paschetta, poeticamente, il monociclo denuncia la sua natura sognante diventando lo strumento per raggiungere il cielo e raccoglierne i fulmini. In Silvia Forzani, infine, appare l’aspetto della bici come gioco infantile, in una immagine delicata e solare.
Tra gli ex allievi, molto belli i lavori di Valentina Basso, dove il difficile equilibrio a due sul monociclo sembra quasi alludere alla fragilità delle relazioni, Gabriele Operti (che evoca quasi Moebius nel suo futuribile monociclista), e Gabriele Pino, che merita la copertina del bel catalogo con una sorta di elegante Kalì rovesciata, a quattro gambe.
Tra gli allievi, belle le letture dell’argentina Ana Paula Di Franco, del moldavo Pavel Popov e di Gabriele Sanzo. Ma in generale tutti i contributori offrono ciascuno a suo modo una interpretazione intrigante e personale; e se non ci dilunghiamo oltre è per non sottrarvi il piacere della scoperta.
Insomma, per una volta non è un modo di dire affermare che si tratti di una mostra che merita davvero un giro.
(monociclisti in visita alla mostra)
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“Gira la ruota, il mondo gira”
Illustrazioni in sella al monociclo
31 luglio – 18 agosto 2015
Palazzo del Governatore
Piazza Maggiore 1
Mondovì (CN)
Italy
Catalogo edito da “Amici di Mondovì Piazza”
Progetto grafico: Marco Paschetta, Christian Prato.
Le fotografie (autorizzate) sono opera dell’autore dell’articolo