“La posta in palio” è un libro di grande interesse, un saggio che indaga la patologia del gioco intrecciando letteratura e psicanalisi in un lavoro a due mani dello psicanalista Mauro Selis e del prof. Stefano Casarino per la parte letteraria.
Questa sinergia ha permesso uno scavo particolarmente intenso e approfondito dell’argomento: noi su “Margutte”, nonrivista letteraria, abbiamo ovviamente approfondito soprattutto la parte che ci compete, con un’intervista a tutto campo con un umanista come Stefano Casarino.
Ne è nato questo dialogo eclettico e appassionato che, lungi ovviamente dall’esaurire la ricchezza del libro, fornisce un assaggio invitante dei suoi temi, terribili ma anche affascinanti per il rilievo del gioco nella cultura occidentale.
Professor Casarino, per prima cosa: come nasce il progetto di un libro come “La posta in palio”?
Il progetto è nato inizialmente per una collaborazione con l’ASL di Savona, che mi ha invitato ad alcuni loro seminari di formazione sulle problematiche legate al gioco in ambito medico-psicologico, a cui si è voluta aggiungere la prospettiva letteraria. Devo dire di aver trovato una grande apertura e un vivace interesse all’approccio umanistico, nella consapevolezza che gli ambiti non sono mai rigidamente separati e che la letteratura ha molto da dire al proposito, ancora oggi. Da qui è nata l’idea, che rivendico, di realizzare i questo libro, per non disperdere il prezioso materiale raccolto e per raggiungere un pubblico maggiore. Il volume ha trovato sponda in una casa editrice come Amarganta, particolarmente “aggressiva” nella promozione online e sul nascente (in Italia) mercato dell’eBook. Nelle classifiche relative alla saggistica il volume sembra stia ottenendo un buon successo.
Il libro in ebook, nella pole position del suo settore
A questo proposito, come avete lavorato in questo “tandem” (non del tutto inedito, certo, ma neanche così usale) letterato-psicologo?
C’è stata una profonda collaborazione e una costante condivisione, ovviamente nel rispetto degli ambiti specifici. Il montaggio è stato di tipo storico, anche per evidenziare l’evoluzione del concetto di gioco nel tempo: per cui, prima gli esempi letterari, e poi i casi clinici. Tuttavia, la letteratura è stata in molti casi in grado di anticipare intuizioni poi sviluppate in ambito analitico: penso ad esempio a “La dama di picche” di Puskin, che consiglio a tutti, vivamente, di leggere. Del resto, il connubio tra letteratura e scienza, al di là di insensate ghettizzazioni, è da sempre un mio punto fermo, anche nel lavoro che svolgo con l’AICC (Associazione Italiana di Cultura Classica).
Partiamo da una prima considerazione, quasi “provocatoria”: il gioco ha spesso una valenza positiva, in letteratura…
Infatti! In letteratura e non solo… In tutte le manifestazioni culturali! Una delle prime cose su cui ci siamo trovati d’accordo con Mauro Selis è stata l’importanza delle definizioni.
“Ludopatia” è un termine fuorviainte, se etimologicamente intendiamo, come è corretto, con “Ludus” il “gioco in generale”, quello dell’Homo Ludens di Huizinga, il gioco come attività intrinseca dell’Uomo, la base stessa della cultura. Diverso è trattare di “Azzardopatia”, il termine davvero idoneo: patologico non è il gioco, ma l’azzardo, la dimensione economica che può raggiungere livelli disgreganti per tutta la realtà famigliare e lavorativa del giocatore d’azzardo patologico. Un ottimo esempio, che mostra inoltre i meccanismi del gioco nell’età anziana (contro il pregiudizio di alcuni che si tratti di un “problema giovanile”) è “La bottega dell’antiquario” di Dickens, opera meno nota ma indubbiamente affascinante: anche di questa consiglio ovviamente la lettura!
La distinzione è sacrosanta. Tuttavia, per paradosso, si potrebbe dire che ogni gioco ha una sua forma di ricompensa per il vincitore…
Certo, il gioco non è mai gratuito, implica sempre un guadagno. Ma non necessariamente economico! È su questo che bisogna insistere. Ad esempio, nel gioco di imitazione, tipico dell’infanzia (ma non solo), il guadagno è l’apprendimento tramite simulazione; nel gioco “sportivo” (per estensione, inclusi gli scacchi o altri giochi d’ingegno) quello che si vince è, oltre al miglioramento individuale, il prestigio derivante dall’abilità nel gioco. Il problema subentra quando entra in gioco il fattore economico, ma non solo: direi che la gravità del problema dipende da quanto la possibilità o meno di vincita sia legata non a una qualche capacità che si affina, ma alla più pura casualità della fortuna.
Il riuscito booktrailer del libro.
Il problema del gioco è di tipo psicologico, ma c’è anche una indubbia dimensione sociologica, più ampia. Avete sfiorato anche questo tema?
Sì, uno dei problemi che emergono subito occupandosi della questione è quello dello “Stato biscazziere”, contro cui abbiamo avuto parole anche forti nel libro. Ciò che aggrava il problema è, infatti, l’estrema tolleranza con cui è accolta la moltiplicazione di punti ed occasioni di gioco, nei bar, nelle tabaccherie, nelle sale apposite, con l’unica blanda restrizione di posizionarli a distanza dai luoghi scolastici! Ma il gioco dilaga anche online, e in mille altre forme… Anche la Chiesa, devo dire, ha tenuto sinora posizioni piuttosto blande sul gioco d’azzardo, nel complesso, mentre una posizione forte potrebbe essere utile.
Una riflessione molto utile al proposito viene da un racconto di Fenoglio, bellissimo, “Il mio nome è Paco”: “i commercianti non giocano”, osserva la moglie del protagonista, in quanto, legati all’esigenza di liquidità, non possono rischiare di comprometterla.
La vera intelligenza economica – anche questa una forma di cultura – allontana dal gioco d’azzardo.
Concludiamo con una nota “marguttiana”: quando abbiamo fondato la rivista, ho approfondito la figura di Margutte, e anche il suo rapporto col gioco, forse, non è solo quello del gaudente (vedi https://www.margutte.com/?p=304). Ci sono giochi, come i Tarocchi, che hanno una valenza anche iniziatica, a loro modo.
Sicuramente, il gioco è anche metafisica (ed è questo indubbiamente il suo fascino!): la scommessa di Pascal, il “giocarsi l’anima” con il diavolo e la morte, frequente dalla tradizione medioevale in poi. L’importante, direi, è condurre una indagine senza eccessivi steccati e preclusioni elitarie: nella mia ricerca è stato molto interessante anche un volume come Io sono il calciatore misterioso, testimonianza anonima di un giocatore calcistico professionale che mostra i retroscena del suo mondo, che magari – sbagliando – altri avrebbero snobbato come “troppo pop”. A fianco, ad esempio, dell’ultimo Sebastiano Vassalli – da poco scomparso – di Comprare il sole. Insomma, la cultura è quello che può creare degli anticorpi, forse l’unica dipendenza positiva è quella dai libri.
Ringraziamo di cuore il professor Casarino per la sua grande disponibilità, e rimandiamo, senza altro aggiungere, al libro, di cui speriamo di poter presto nuovamente parlare in occasione, magari, di una presentazione monregalese. Nel volume, acquistabile on line, troverete innumerevoli altri spunti letterari, sfide al lettore, un quiz conoscitivo e altre curiosità.
A partire dalla copertina: i tre dadi hanno un significato preciso, ma l’autore non ci vuole svelare quale!
La posta in palio
Pag: 270 Saggistica
ISBN Cartaceo 978-88-99344-50-4
ISBN Ebook 978-88-99344-51-1
Video: https://youtu.be/2jqgv9D3jXc
Sito: https://lapostainpalio.wordpress.com
Disponibile da settembre 2015
http://www.amarganta.eu/saggistica/la-posta-in-palio