LORENZO BARBERIS
Due righe, a consuntivo, sulla mostra di Marco Roascio presso “La Meridiana” di Mondovì.
L’autore ha portato in questa esposizione la sua ultima ricerca, evoluzione del suo percorso sul segno: dopo l’esordio astratto, Roascio è passato a rielaborazioni di fotografie, quindi di manifesti pubblicitari, e ora a oggetti di uso comune risignificati.
L’opera più interessante, presentata anche nella locandina dell’evento, è a mio avviso questo piccolo “esercito di plastica” che riprende a suo modo il tema dell’”esercito di terracotta” cinese: una fitta schiera di figurine antropomorfe esteriormente identiche ma distinte da minuziosi particolari.
Molte altre, comunque, le opere esposte nelle sale della Meridiana, rielaborazioni curiose e interessanti; prevale il riutilizzo del materiale plastico, con taniche e altri contenitori, di cui Roascio, con la sua rielaborazione, mostra la bellezza intrinseca della pura forma che li compone, micro-sculture alla Das Stijl da lui risignificate con l’intervento di pattern che lo contraddistingue.
Ci sono anche, come logico, molti lavori sulle carte (se la plastica segna il 3D, carte e cartoni sono usati per il 2D); ad esempio questo lavoro sui cartoni da pizza, ad esempio, si inserisce in un filone neo-pop riscoperto anche da una figura discutibile ma interessante come Dipré (vedi qui), e va a comporre un trittico di rielaborazioni identiche della stessa figura che ricorda le xerigrafie quadricromiche di Andy Warhol (manca tuttavia ancora un elemento prima di comporre il classico quadrato warholiano). Interessanti anche le borse di carta rilette come quadri di cui il manico va a comporre l’attaccaglia, intrinseca all’oggetto-quadro stesso.
Vasto l’uso anche del polistirolo: se la plastica va a formare la scultura, la carta va a sostituire la pittura tradizionale, vasche in polistirolo sono riusate come simili della ceramica (arte tipica monregalese, tra l’altro). Particolarmente interessanti i lavori sul nero, risignificati da un segno bianco.
Per completare il discorso, sono presenti anche lavori sul legno, più tradizionali, e sul vetro, come nella bottiglia sottostante, dove il lavoro del marker evidenzia quasi un occhio da Illuminati.
Insomma, una mostra che mette in campo l’elevato numero di oggetti risignificati, in un lavoro, quello di Roascio, che è forse il più paradigmatico del Neo-Pop impostosi in ambito monregalese negli ultimi tempi.