La poesia esistenzial-politica di Alessio Lega
ATTILIO IANNIELLO (a cura)
Sale e vento
(da Sé)
Già stringevo questa sabbia fra le mani
quando l’onda mi buttava verso riva
già afferravo questo vento che deriva
quando il giorno sprofondava nel domani.
E così sono rimasto abbarbicato
all’accento di mio padre, a questo vento
e così quello che son stato divento
e così divento solo il mio passato.
Sono nato terra e spiaggia mescolati
sono stato concepito dalle onde
che bagnavano queste riarse sponde
questo nascere da un fuoco già segnati.
Perché io sono impastato di ’sta sabbia
perché io sono posato su ’sto mare
perché io son calpestato dalla rabbia
perché io sono impostato per amare.
O Salento, sale e vento, sole e pianto
tempo lento stento a crederti poi tanto
quando sento che rinasce in me il tuo canto
quando attento ricompongo il mio rimpianto.
Quando l’onda schiumeggiante della morte
verrà ad abbracciarmi e a trascinarmi via
aggrappato a questa roccia starò forte
morirò mordendo questa terra mia.
C’è un bel dire che si parte come in guerra
a portarsi il proprio grugno per il mondo,
ma si gira sempre e solamente in tondo
e si affonda sempre nella propria terra.
Come il vecchio lottatore più suonato
io continuo a fare a pugni col mio tempo
come il peggio delinquente del mio stampo
ho il Salento dentro l’anima tatuato.
Tratto di terreno antico ed infelice
trono aspro, arso da un sole feroce
Terra d’Otranto, trent’anni che ho la croce
inchiodata al legno della mia radice.
Quale ragno mi ha instillato nelle vene
il veleno di crudele lontananza?
Quale ballo mi libererà? Che danza?
E stremato a terra mi sentirò bene
Quando l’onda schiumeggiante della morte
verrà ad abbracciarmi e trascinarmi via
aggrappato a questa roccia starò forte
morirò mordendo questa terra mia
resterò piantato storto come ulivo
e contorto starò morto e sempiterno
come pietra, come albero, io eterno
diverrò terra ed in terra sarò vivo.
11 febbraio 2000
Di tanta merda dei poteri forti
(da Fuori)
Di tanta merda dei poteri forti
dei grandi vecchi e dei grandi fratelli
siam molto vivi e siam molto più belli
di lunghe mani e di pensieri corti
di tutto quel futuro delegato
di tutto questo stato nero fumo
la vita non si delega a nessuno
domani sta salpando dal passato
non delegate quello che potete
la vita è la virtù di chi la vive
salpate i vostri corpi dalle rive
l’amore trova sempre nuove mete
la nave sta salpando e ovunque vada
non delegate, apritevi alla porta
la vita è una partita ancora aperta
portate il vostro corpo per le strade
di tutti questi amori puntinati
negli occhi telecamere guardiani
negli occhi telescopici guardoni
di tutti questi amori nati morti
di tutte le virtù di questi forti
la calma è la virtù degli annegati
da tutti questi amori dati morti
si gettino scialuppe ai nuovi nati
dei grandi padri e dei grandi fratelli
di superstrade e di supermercati
siam stanchi morti marci e disperati
siam pronti e siamo noi molto più belli
la nave sta salpando e ovunque vada
la vita non è ancora tutta morta
la vita è una partita ancora aperta
portate i vostri amori per la strada
di multinazionali e di nazioni
di musica da barba e di saponi
del grande radio e del grande fratello
son molto vivo e anche molto più bello
di delegare al disco d’alluminio
del palcoscenico dell’abominio
del parco osceno del grande casino
di starmi ad aspettare al botteghino
di delegare a un voto la mia vita
di abdicare ad ogni via d’uscita
di dedicare al vuoto le mie dita
di stare in sottofondo alla giornata
portiamoci la musica giù in strada
e non lasciamo le parole in coda
accada quel che accada però accada
portiamo le canzoni per la strada
portiamo il nostro cuore per la strada
portiamoci la vita nella vita.
24 aprile 2004
Machno
(da Fuori)
Pare che Machno sia una ferita
un taglio che non si ricuce
un fiotto di sangue che induce
a pensare che esista la vita.
Pare che abbia infettato
le immense campagne ucraine
Machno ha abolito il confine
fra la speranza e il peccato.
Pare che le anime morte
pallide dei contadini
abbiano in mano i forconi
paiano anime insorte.
Pare che esista una strega
dentro il potere che appaga
nuovissima Baba Jaga
ogni speranza l’annega.
Pare che Machno a Parigi
ora si sia rifugiato
abbia il destino segnato
non giri più nei paraggi.
Ma la ferita infettata
della rivoluzione
l’hanno gettata in prigione
pare che sia condannata.
2 agosto 2010
L’inseguimento (stanza I)
(da Amori)
I
Vieni accanto che fa molto freddo
in un campo di muri e persone
ora è il caso di starsene a letto
ed è tempo di starsene buoni
ho percorso le strade correndo
e ho perduto così la tua mano
e ho rifatto il cammino piangendo
e cercandoti andavo lontano.
C’è da spiare l’amore da ogni feritoia
quando si aggira, incerto e controvoglia
quando si muove nei paraggi del villaggio
c’è da mettere le trappole
da prenderselo ostaggio…
C’è da adocchiare amore in una festa in piazza
c’è da bere succo nero nella tazza
di fragole e veleno c’è da sporcarsi i denti
di quel sapore che hanno tutti i sentimenti.
C’è da inseguire amore per le vie del centro
e poi voltarsi e andargli a sbattere di contro
c’è da rubare il fuoco ai grappoli di vite
in un fulgore di sangue e dinamite.
Sfogliando il tuo primo libro di poesie Carta canta ci si trova immersi in una scrittura poliedrica che tocca tematiche intime e sociali con un rigore di stile poetico interessante ed avvincente.
Il testo è suddiviso in tre sezioni di undici poesie ciascuna; trentatré poesie in tutto come una cantica dantesca.
La prima sezione, intitolata Sé ha un incipit particolare «Sedici anni! Bella fatica / vivere a quell’età di pece nera» che rimanda ad un altro incipit, quello del racconto Aden Arabia di Paul Nizan «Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita». La giovinezza come vissuto di antitesi forti («vivere non vivere»), come passaggio doloroso anche se, col senno di poi, sede di squarci di speranza e di pratiche relazioni feconde e profonde («Non costruiremo più quelle vecchie amicizie »).
In questa sezione troviamo poi un riferimento alle radici di Alessio Lega: «il Salento dentro l’anima tatuato» come quintessenza spirituale e culturale e centro da cui stabilire il proprio posto nel mondo.
D: Alessio, quale importanza ha avuto il paesaggio, la gente del Salento nel tuo avvicinarti alla scrittura poetica?
R: Onestamente ha avuto un ruolo fondamentale “a posteriori” nell’educazione alla nostalgia (“canaglia” come canta il conterraneo Al Bano), e alla riscoperta attraverso gli amici che spesso portavo in visita, in vacanza da Milano (dove mi sono trasferito all’età di diciotto anni) a Lecce (dove son nato e dove ancora risiede la mia famiglia). Dal momento che la scrittura ha valore “resistenziale”, la resistenza che la vita pone all’oblio che tutto volve a nulla è una memoria di inchiostro non simpatico, una stampa a piombo, una lettera-dura contro gli anni volatili.
La seconda sezione si intitola Fuori e raccoglie poesie di intonazione civile e politica. Il titolo non tragga però in inganno; se le poesie più personali erano declinate intorno al Sé, qui il Fuori non vuol dire fuori da sé, ma semplicemente un dire cose che accadono oltre il confine fisico del poeta; il quale però le vede e le giudica con lo sguardo del cuore («Questo cuore che odiava la guerra / e che è sempre costretto a vederla»).
D: Alessio, nelle tue poesie politiche tocchi molti temi (guerra, mancanza di democrazia, lavoro), fai riferimento a protagonisti della storia dell’anarchismo (Machno), della storia dei Pellerossa (Cavallo Pazzo); qual è secondo te il ruolo e lo spazio della poesia civile?
R: Non per schernirmi o svicolare, ma sai che proprio non ti so rispondere… per me – al contrario – è impensabile che qualsiasi produzione umana (e quindi anche quelle letterarie e artistiche in generale) non trovino ruolo sociale. Le mie poesie di tematica sociale raccolte nella seconda sezione di Carta Canta hanno l’ambizione di contribuire a cambiare in senso rivoluzionario i rapporti di proprietà nella coscienza di chi scrive e chi legge.
La terza sezione è intitolata Amori ed è caratterizzata da un movimento delle parole più armonioso con risonanze di sonetti danteschi; un andamento che confina a tratti con un sentire spirituale.
Forse non a caso inizia con la parola “preghiera” («La preghiera si alza in lontananza») e rimanda in alcuni versi al nulla e alla notte oscura di San Giovanni della Croce («…di questa notte che ora è la mia vita »).
Così come non si può non ricordare il biblico Cantico dei Cantici nei versi « C’è da inseguire amore per le vie del centro / e poi voltarsi e andargli a sbattere di contro / c’è da rubare il fuoco ai grappoli di vite / in un fulgore di sangue e dinamite».
D: Alessio, gli Amori, qualunque siano gli amori, segnano la poesia e la vita lasciando incisioni indelebili, quasi ferite, da cui tuttavia fiorisce il nostro più profondo essere nel mondo, un essere di ricchezza spirituale laica o religiosa che sia. Quali strade indicano le poesie di Amori?
R: La sezione Amori raccoglie poesie sentimentali e forse sensuali. Poesie intimissime, che sono indirizzate sempre a una persona precisa, per questo son quelle che forse più di ogni altra ambiscono a un’universalità per quell’assoluto inconciliabile che è l’individuo spogliato di ogni contesto sociale, puro amore, puro sesso, puro nesso, puro nodo. Quello che siamo tutti, la spinta che propaga quest’umanità oltre l’evidenza che la morte ci avrà. L’amore è la ragione per cui alla fine si resiste quel pugno di anni, prima che il nulla ci vinca.
Biografia
Alessio Lega è nato a Lecce nel 1972. Vive a Milano dall’inizio degli anni Novanta. Svolge un’intensa attività concertistica e di scrittura che, distante dai circuiti del mercato, privilegia le piazze, i centri sociali, i circoli culturali. Nel 2004 vince la Targa Tenco per l’opera prima con l’album Resistenza e amore. Nel 2006 esce Sotto il pavé la spiaggia (finalista al Premio Tenco) e Zollette nel 2007. Del 2008 è l’EP E ti chiamaron matta e il libro+CD Canta che non ti passa (finalista Tenco). Nel 2012 pubblica il libro Incrocio di sguardi, scritto con Ascanio Celestini. Nel 2013 esce il CD di canzoni originali Mala Testa.
Nel 2014 è fra gli interpreti dello storico riallestimento Bella Ciao 50 anni dopo, diretto da Riccardo Tesi; è protagonista del film documentario Più vivi che morti di Miriam Tinto e Riccardo Pittaluga.
Nel 2015 è autore di una biografia su Bakunin: Bakunin, il demone della rivolta, ed. Eleuthera,
Alessio Lega, Carta Canta, Edizioni Sartoria Utopia, 2015, pp. 105, Collana I Samurai; Copertina rigida serigrafata a mano, cucitura giapponese; formato 16X14 cm.
Tiratura: 120 copie numerate.
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Alessio Lega su Margutte: Musica, poesia e impegno sociale in Alessio Lega
Sartoria Utopia: una poesia cucita a mano
Le fotografie di Mimmo Pucciarelli sono tratte da http://www.atelierdecreationlibertaire.com/croix-rousse-alternative/