NIVEA OLIVEIRA
Dal romanzo “Una scelta felice”, Agami editore 2016 (Prima edizione in Brasile, 2015)
La vita è fatta di scelte. Quando sei un passo avanti, inevitabilmente qualcosa rimane indietro. Fernando Caio Abreu
Le scelte
Vivere significa scegliere. Continuamente decidiamo per reagire a determinate situazioni. Ogni giorno scegliamo qualcosa a discapito di qualcos’altro.. Consciamente o inconsciamente questo esercizio continuo è un dono della vita che ci offre le sue molteplici possibilità. In alcune occasioni ci lasciamo andare per euforia, rabbia o per motivi di cuore, il lasciarsi trasportare dai sentimenti è sempre una strada sinuosa. Miguel, il nostro protagonista, dà avvio a questa storia scegliendo delle situazioni. In un determinato momento egli è stato scelto dall’amore anche se Miguel crede di avere scelto. In fondo, però, la decisione è stata di Ulla, la sua grande passione. Il legame tra i due nasce lentamente, nella calma dei giorni di un’agenda segnata dai pochi impegni della nuova vita da pensionato di Miguel, in una città tranquilla dell’interno di Rio de Janeiro. Andare in pensione è stata una scelta difficile per lui. Così come tante altre cose che la vita ci propone costantemente. Rimanere a lavorare ancora, con la garanzia di uno stipendio che, per quanto modesto, offre anche un certo status sociale e alcuni privilegi in determinati mesi dell’anno o avventurarsi nel nulla, in una nuova routine e con minori risorse economiche? Abbandonare il conforto di ciò che si conosce e avventurarsi nel nuovo esige decisione, coraggio e audacia. Il lavoro come impiegato pubblico, con le sue piaghe strutturali già aveva segnato Miguel con un marchio: il disincanto dovuto sia all’aria deprimente del dipartimento governativo, con i suoi mobili antichi, invecchiati senza la dovuta cura, sia allo scarso impegno di alcuni impiegati dediti a trascorrere le ore di lavoro occupandosi dei propri interessi personali e lasciando gli utenti infastiditi a causa del pessimo servizio offerto.
Miguel era, per natura, differente dai suoi colleghi. Amava mettersi a disposizione, aiutare, ascoltare a lungo e parlare con gli sconosciuti. Lui era stimato dai suoi colleghi che, pur non seguendo i suoi passi, lo ringraziavano per prendersi carico di grande parte del servizio di ascolto collettivo. Miguel non si immaginava senza il suo pubblico. Alla fine, ci alziamo tutti i giorni dal letto per fare che cosa, pensava Miguel. Vivere sarà soltanto pagare delle bollette? Che cosa vogliamo dalla vita? Nessuno dei suoi colleghi era interessato a rispondere a queste domande e i pochi che riflettevano sulla questione, trovavano, come risultato della ricerca, i propri interessi.
Accanto a tutto ciò c’era il pendolarismo che rubava delle ore preziose alla vita di Miguel. Automobili immerse nel traffico, autobus, treni e metropolitana affollati, gli orari che mettevano a dura prova la stanchezza fisica e mentale. Egli attendeva il fine settimana con grandi aspettative ma il riposo era compromesso dagli appelli costanti di sua moglie Alzire. La lista delle cose da fare e delle persone da visitare era sempre molto lunga.
La vita è fatta di scelte. Prima facciamo le nostre scelte, dopo, le nostre scelte ci cambiano. Von Paumgartten
Introduzione dell’autrice
Questo libro è basato su fatti reali. Ho cercato di creare una situazione per narrare una storia commovente e che ha suscitato commenti positivi da parte degli abitanti di una piccola città di Rio de Janeiro.
Sulla base della trama, l’ingrediente che fa la differenza, è la scelta individuale che ci porta a cambiare la nostra vita e quella degli altri.
Il protagonista Miguel è sposato con Alzira, lui è un funzionario pubblico della città di Rio de Janeiro che decide di andare in pensione. Alzira invece lo segue senza tanto entusiasmo, infatti, l’unico desiderio di questa donna è immergersi nelle trame televisive e dimenticare la propria realtà.
Vedrete, procedendo nel racconto, come le scelte felici possono cambiare le nostre vite.
Postfazione
di Anna Ferrero (curatrice dell’edizione italiana)
Questo racconto ci tiene sospesi fino all’ultimo per proporci un delicato finale inatteso, a sorpresa.
Come sovente accade nei romanzi, anche in queste pagine, si possono cogliere molti spunti autobiografici dell’autrice, dal luogo che fa da sfondo alla storia alle esperienze umane e relazionali dei personaggi.
Nivea Oliveira infatti, da un lato ci propone uno spaccato sul Brasile di oggi, suo paese natale e dove in questi ultimi anni abita, dall’altro ci sollecita a riflettere su noi stessi e sulle questioni di senso che permettono alle nostre vite di evolvere.
In vari capitoli del libro possiamo intravedere aspetti e fatiche dell’abitare in una grande metropoli come Rio: dal traffico caotico all’inquinamento, dalla corruzione alla malasanità, dalla paura dell’altro alla violenza, fattori che incidono pesantemente sulla vita quotidiana delle persone, dall’altro, attraverso i protagonisti e le loro paure, ossessioni, tristezze e i loro slanci possiamo incontrare le nostre stesse debolezze e tensioni. Nivea Oliveira ci conduce quindi a riflettere su questioni che riguardano ciascuno di noi a ogni latitudine. Verrebbe da concludere che qualunque possa essere l’adesione del lettore ai personaggi qui presentati, nessuno potrà esimersi dall’indagare le proprie fragilità, incertezze, sfide nello sforzo di raggiungere un po’ di felicità.
Dice di sé l’autrice:
«Scrivo da quando avevo undici anni. Non facevo vedere a nessuno i miei racconti. Era una terapia, uno svago. Un giorno chiesi a me stessa perché no? Quando cominciamo a farci delle domande, la nostra vita cambia totalmente. È comodo avere tutte le risposte già in tasca e non dover riflettere sul proprio agire. Il dolore della crescita è come la corsa: ci porta sempre verso altri orizzonti, anche se, a volte, facciamo fatica. Non riesco a pensarmi senza la scrittura.
Nel mio blog Maison de La Parole condivido con i miei lettori le cronache e suggerimenti di libri letti da me. Ho un gruppo di lettura che si chiama “Un pretesto per il testo”. Ci riuniamo per parlare dei libri e delle cose che stiamo scrivendo. Faccio parte del Primo Nucleo di Drammaturgia della città di Rio de Janeiro. Pensiamo la Cultura per il teatro e organizziamo degli eventi.
Siamo nati per fare la differenza, ognuno nel suo settore. Se guardiamo il mondo da questo punto di vista, non rischiamo di esseri turbati dalle cose e dagli eventi che non possiamo modificare. Perché modificare se stessi, è sempre una strada sinuosa e lunga. Vivo a Copacabana e mi alzo prestissimo per scrivere. Lavoro come Assistente Esecutiva, alla TelecomItalia, dall’altra parte dalla città. Di sera mi alleno per le gare di corsa. La famiglia, gli amici e gli animali sono sempre accanto a me. Nel mio poco tempo libero organizzo eventi per raccogliere degli alimenti per un gruppo che seguo alla Regione dei Laghi. Amo i cani, i libri e la natura
Anna Ferrero
Nasce a Torino dove si forma come insegnante elementare, attività che svolge per diversi anni. Successivamente lavora presso il Centro Interculturale del Comune di Torino, dapprima come responsabile della formazione e negli ultimi 14 anni come direttore. È durante questa attività professionale che ha modo di sperimentare il valore e la ricchezza dell’incontro e dello scambio con persone provenienti da diversi orizzonti culturali. Da gennaio 2015 è in pensione e pertanto ha modo di dedicarsi, oltre agli affetti e alle amicizie, agli interessi di sempre: la lettura, i viaggi, il cinema, le lunghe passeggiate nella natura, il giardinaggio e la pittura.
Le offerte per il libro saranno devolute al progetto brasiliano “Semi di Domani” per la costruzione di una scuola e un centro destinato alle attività comunitarie.
Le immagini sono state fornite dall’autrice