ROBERTA FERRARIS
La vicinanza del mare è responsabile per l’abbondanza di precipitazioni che rendono questa valle tra le più boscose delle Alpi occidentali. Le risorse forestali sono state per secoli saggiamente amministrate dalla Certosa di Pesio. Il legname era trasformato in carbone vegetale e serviva ad alimentare gli opifici del Monregalese, all’alba della rivoluzione Industriale, dalla metà del XVIII secolo. Oggi le risorse della valle sono tutte nel turismo sostenibile, nei territori del Parco Alta Valle Pesio e Tanaro.
Il percorso di visita
Si parte da Cuneo, per raggiungere, con la SP21, Boves. Il paese si trova ai margini della pianura e ha un centro storico gradevole, con basse case contadine e strade fiancheggiate da bialere. Il centro storico conserva una fontana del XVI secolo e la parrocchiale del XVII, titolata a S. Bartolomeo. A Sud-Est del paese, su via Roncaia, all’imbocco della valle del torrente Colla si trova il santuario della Madonna dei Boschi, fondato dai benedettini nel XIII secolo. All’interno si trovano pregevoli cicli di affreschi, dal XV al XVIII secolo.
L’itinerario raggiunge, seguendo la SP21, Peveragno, altro borgo agricolo sorto ai margini della pianura. Conserva il ricetto medievale, cui si accede da una porta. L’incompiuta Confraternita della Santa Croce è attribuita a Francesco Gallo.
La breve valle Pesio ha inizio a Chiusa Pesio, paese agricolo all’imbocco della valle, addossato alle prime alture boscose. Conserva i resti del castello di Mirabello, edificato sul monte Cavanero nel XVI secolo dai marchesi di Ceva, titolari del feudo di Chiusa. Il palazzo cittadino dei marchesi è oggi sede del comune. Fu costruito nel XV secolo sui ruderi di un castello e di un’antica vetreria. La produzione di cristalli e di ceramiche è stata per secoli un’attività fiorente a Chiusa Pesio. Nel 1759 venne istituita la Regia Fabbrica dei Cristalli, società mista dello stato sabaudo, con la partecipazione di soci privati. La fabbrica si distinse nella produzione di vetri e cristalli di qualità, con manodopera specializzata, in parte proveniente dalla Boemia. Nel palazzo comunale ha sede il Museo della Regia Fabbrica dei cristalli e della ceramica, dedicato alle attività industriali e artigianali, con un’esposizione di pezzi pregiati; una sezione degli spazi museali è dedicata ai reperti del Neolitico, provenienti dall’area archeologica del monte Cavanero. Si visita ancora l’interessante Museo della Resistenza, sempre all’interno del palazzo comunale. Proseguendo su via S. Anna, verso la Certosa, nella sede del Parco Alta Valle Pesio e Tanaro è allestita la collezione fotografica Michele Pellegrino, dedicata alla montagna e alla vita claustrale negli anni ’70.
La visita prosegue lungo la SP42, toccando le frazioni Vigna e S. Bartolomeo, già colonia agricola della Certosa di Pesio: la strada raggiunge il complesso monastico, fondato nel 1173 da monaci certosini provenienti dalla vicina val Casotto. La Certosa è un insieme di vari edifici, che risalgono a epoche diverse. A destra della provinciale si trova la Correria (il primo insediamento), dove rimane l’oratorio di S. Giovanni (XIII sec.). Proseguendo, sulla sinistra sorge l’antico mulino, quindi si arriva alla Certosa vera e propria, oltre cui la strada è chiusa al traffico. Una grande porta oltre il ponte sul Pesio è l’accesso alla fondazione. Gli edifici attuali, raccolti intorno al chiostro, risalgono a varie epoche (dal XVI al XIX secolo); gli interventi più importanti si devono all’architetto di corte dei Savoia, Giovenale Boetto, che realizzò a metà del XVI secolo l’edificio con loggiato e riorganizzò l’insieme, con una nuova facciata per la chiesa.
La Certosa, che oggi ospita una comunità dei padri missionari della Consolata, ebbe alterne vicende. I rapporti con la comunità chiusana, che da tempo immemorabile vantavano diritti sulle foreste e sui pascoli, fu molto difficile, tanto da sfociare in aperte rivolte. La Certosa, dopo centinaia di anni di vita monastica, fu infine soppressa sotto Napoleone (1802) e i suoi beni confiscati e dispersi. Fu quindi trasformata in albergo e stabilimento idroterapico; ospitò Stendhal, Cavour, Giolitti e membri della famiglia reale. Chiuse i battenti con la Prima Guerra mondiale. Tornò a essere monastero solo nel 1934.
Dalla Certosa la visita alla valle prosegue a piedi, sui numerosi sentieri del parco: una breve passeggiata porta al Pian delle Gorre, punto di partenza per più impegnativi itinerari. Tra questi, il percorso ad anello di cinque giorni intorno al Marguareis (2651 m) consente una conoscenza approfondita degli ambienti di maggior pregio del parco. Meno impegnativa è l’escursione al Pis del Pesio, spettacolare cascata alta 30 metri.
Il parco naturale del Marguareis
Esteso su 6670 ettari, il parco ha ereditato il patrimonio forestale che fu della Certosa. Comprende l’alta valle del Pesio e una porzione della vicina val Tanaro, intorno al massiccio del Marguareis, principale vetta delle Alpi Liguri. La vicinanza con il Mediterraneo ha reso questo territorio particolarmente ricco di biodiversità, tanto che vi sono presenti circa un quarto di tutte le specie botaniche censite in Italia. Negli anni scorsi sono stati attuati piani di reintroduzione del cervo e del capriolo. La presenza di questi ruminanti è stata una delle cause del ritorno del lupo. Il massiccio del Marguareis è di natura carsica e straordinariamente ricco di grotte – in parte ancora inesplorate – di doline e di altre forme di erosione, notevoli nella Conca delle Càrsene. Il parco è frequentato anche in inverno, per i molti itinerari scialpinistici e sci-escursionistici.
Le fotografie sono state gentilmente offerte dall’Archivio Parco naturale del Marguareis
L’articolo è già comparso su Chambra d’Òc