LORENZO BARBERIS.
Bella mostra presso La Meridiana, a presentare un autore cuneese che finora non era ancora stato ancora ospite di Mondovì. Si tratta di Carlo Massobrio (originario di Demonte) che propone i suoi “Universi paralleli”.
Il titolo nasce dall’ultimo lavoro musicale degli “Arti & Mestieri”, l’ispirazione viene da una citazione di Pessoa: “Debbono esserci isole verso il sud delle cose dove soffrire è qualcosa di più dolce, dove vivere costa meno al pensiero, e dove è possibile chiudere gli occhi e addormentarsi al sole e svegliarsi senza dover pensare a responsabilità sociali né al giorno del mese o della settimana che è oggi”.
Gli Universi Paralleli sono ovviamente i dipinti stessi di Massobrio, una foresta di segni e simboli, che riassumono periodi e ricerche diverse dalla sua produzione, fino alle ultime opere su legno; finestre potenziali su altri mondi, varchi nello spaziotempo verso altre dimensioni (bella e creativa anche la locandina, dove i dipinti sono rielaborati in “mondi alternativi”, di forma cubica e non sferica, come ci si potrebbe aspettare).
Infatti, come ci rivela l’autore stesso guidandoci alla scoperta delle sue opere, si tratta di “opere aperte” (per citare Eco), disponibili all’interpretazione dell’osservatore che può ritrovarci qualcosa in base alla sua sensibilità e al suo vissuto.
Frequente la sperimentazione anche sui formati, con dipinti quadrati ma anche moduli a sviluppo verticale e orizzontale, come questo paesaggio asttratto punteggiato di uccelli che quasi ricordano il Logo di Twitter.
Il segno dell’autore è infatti elegante, rigoroso, ma quasi sempre volto all’allegria del colore e a una garbata ironia del segno, una leggerezza calviniana che traspare nella maggior parte delle opere. Anche i dipinti quadrati, come questo e molti nella mostra, presentano spesso scansioni orizzontali del modulo che dividono lo spazio in forme rettangolari e quadratiche minori.
Un tema che diviene centrale nei dipinti oblunghi della seconda sala, il cui sviluppo verticale forma un modulo a tre, dove la parte inferiore è un quadrato di colore puro, mentre quella superiore – corrispondente al doppio dello spazio – presenta un fitto reticolo segnico. Due vie all’astrazione unificate, l’essenzialità del suprematismo con le possibilità dell’astrazione storica di un Kandinsky o di un Klee, per citare due nomi che vengono in mente (ma senza alcuna connessione “derivativa” da parte di Massobrio).
Per l’autore, un modo di stabilire un confronto tra la parte creativa e quella razionale, in un “tritono” in grado di creare una gradevole dissonanza quasi jazzistica. Frequente è del resto nelle opere il rimando alla musica, altro grande amore di Massobrio, che da sempre si interseca con la sua arte.
Le rielaborazioni sul legno offrono altre soluzioni, dove talvolta l’astrazione volge verso l’apparente definizione di uno spazio (questo edificio rosso con una M d’oro è forse un McDonald immaginario?).
Non manca un omaggio alla Pop Art, con l’uso frequente di inserti collagistici come in questo pezzo dichiaratamente pop, dove trionfano i Fantastici 4 di Jack Kirby.
In altri passaggi l’uso dell’inserto collagistico è più sobrio (Mas sobrio?) e in alcuni dipinti richiama il tema dei numeri e dell’economia, come in quello sottostante:
Altrove il collage permette l’inserimento di un piccolo volto femminile all’interno dell’opera (non manca nemmeno un omaggio a Woody Allen).
Insomma, un’arte gradevole e interessante quella di Carlo Massobrio, che sicuramente merita una visita attenta, per immergersi adeguatamente nei suoi Universi Paralleli.
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