ELISABETTA MERCURI
“Il desiderio di migliorare la propria vita è intrinseco nell’uomo. Le migrazioni sono colme di speranze ed energie e gravate da ansie e perdite”.
Così scrive Liu Xiaodong, originale e apprezzato artista cinese, in uno dei pannelli che corredano la sua mostra “Migrazioni” allestita, in questi mesi, negli spazi della galleria Strozzina di Palazzo Strozzi a Firenze.
11 grandi tele, 182 tra disegni e fotografie ed un video documentario raccontano “il suo viaggio tra Firenze, Prato, Vienna, Kos e Bodrum sulle tracce di migranti di ieri e di oggi”.
Xiaodong, fedele al suo stile pittorico oscillante tra storia e cronaca del mondo contemporaneo, propone una serie di opere realizzate durante il suo periodo di permanenza in Toscana, tra l’autunno 2015 e la primavera 2016, in particolare a Prato, a contatto con la comunità cinese, la più popolosa d’Italia ed una delle più importanti in Europa, giunta ormai alla terza generazione.
La Chinatown pratese viene ritratta dall’obiettivo fotografico dell’artista e trasposta in pittura quando non dipinta dal vivo. Si tratta di quadri che attraggono il visitatore soprattutto per il forte realismo, per il racconto di un quotidiano che non ha bisogno di essere interpretato e dunque in altro modo recepito.
Xiaodong annota, disegna, fotografa e abbozza il materiale per dipingere. Sono i luoghi e le persone che li popolano a divenire immediato oggetto della sua arte.
A riprova di questo processo creativo, uno spazio espositivo dove è possibile curiosare tra appunti, disegni, fotografie riprodotte in alcuni quadri, e schizzi preparatori.
Il percorso della mostra si snoda in ambienti particolarmente luminosi che accrescono l’impatto visivo suscitato dalle tele di Xiaodong .
La prima sezione è intitolata “Chinatown” e racconta il suo soggiorno a Prato. Strade, quartieri, o luoghi di lavoro, sono gli sfondi sui quali si stagliano le figure dei cittadini asiatici.
Xiaodong, che vive e lavora a Pechino, è in grado di osservare in modo lucido e razionale un territorio che sta cambiando antropologicamente. Il suo interesse si riversa, comunque, sulla comunità cinese residente a Prato. “ Quel fenomeno migratorio che, a partire dagli anni ’90, si è insinuato nel tessuto socioeconomico locale, trasformando l’offerta della piccola e media industria tessile, e portando alla creazione di nuovi insediamenti urbani” .
Come approfondimento della “particolarità sociale e storica della migrazione cinese a Prato”, nell’allestimento di Palazzo Strozzi, la ricerca documentaria curata dal giornalista e sociologo Giorgio Bernardini (che vive e lavora nella città toscana) con il contributo dell’antropologa Sara Iacopini. In questo contesto, sono affrontate tre tematiche: l’appartenenza identitaria, i conflitti, i destini incrociati di Prato e Wenzhou (il luogo da cui proviene gran parte dei cinesi presenti a Prato). Le fotografie di alcuni momenti significativi della comunità Chinatown (festeggiamenti ma anche manifestazioni contro gli episodi di violenza che continuano a colpire i quartieri abitati dagli orientali) sono opera dei pratesi Sara Iacopini, Mirko Lisella e Fabio Panerai.
L’esposizione prosegue con la serie di dipinti, intitolata “Refugees”, che racconta i migranti di oggi, in fuga dai propri paesi verso l’Europa, per motivi umanitari, sociali e politici, diversamente dai cittadini di Wenzhou che hanno raggiunto Prato per cercare il benessere economico.
Nella sezione “Refugees”, quadri che raffigurano alcuni migranti arrivati a Kos, in Grecia, dalla Siria e dall’Afghanistan. E poi le immagini che indicano il tragitto dei rifugiati siriani per entrare in Europa, dopo essere partiti dal sud della Turchia e arrivati all’isola di Kos: “la ferrovia” che collega il confine ungherese a quello austriaco, fino ad arrivare alla “stazione centrale di Vienna”.
A completare l’allestimento, tra i dipinti creati dal vivo, un omaggio al paesaggio classico toscano (ispirato dalle colline del Chianti comprese tra le province di Firenze e Siena), come luogo “simbolo dell’intero continente europeo, una sorta di terra promessa per i migranti”, che contrasta con quelle realtà territoriali circostanti dove sono diffusi i quartieri multietnici.
Le fasi di realizzazione delle opere vengono raccontate in un video incluso nel percorso espositivo. Nel video documentario Xiaodong rivela, peraltro, i retroscena della mostra: l’idea del progetto iniziale, ovvero
“la migrazione cinese a Prato”, e la sua scelta di andare oltre l’incarico affidatogli dalla Fondazione Palazzo Strozzi.
Attraverso una pittura “controllata e consapevole”, Xiaodong propone una più ampia riflessione sul fenomeno della migrazione dei popoli: sulle trasformazioni urbane, sulla rivalutazione dei propri vissuti, sul rinnovo della propria identità, su una nuova idea di cittadinanza, in rapporto alla società del futuro, quella multietnica e multiculturale.
Le immagini sono fotografie scattate dall’autrice alla mostra