Alessandro Sipolo e la musica
Eresie
(Testo di Alessandro Sipolo – Musica di Alessandro Sipolo e Omar Ghazouli)
Corrono contro il vento
Della mediocrità
Portando dubbio e tormento
Là dove c’è Verità
Uomini in preda ai sogni
Scaldati dalla brace d’un’altra idea
Ridono in faccia al mondo
Ed ai suoi servi avari
Figlie di un dio secondo
E di scritti corsari
Donne d’un altro segno
Accese dalla luce d’un’altra idea
Eresie, eresie,
lingue e fruste sulle nostre schiene
eresie, eresie
a tarda notte bruceremo insieme
E sono sabbia nell’ingranaggio
E sono bestie senza collare
E sono i posteri di Prometeo
E sono un battere senza levare
Fuochi dentro la notte
Accesi dalla brace d’un’altra idea
E non saranno né roghi né ceri
Né le certezze dei dogmi a scaldarli
E non sarà il buio dei misteri
Che sian di fede o di Stato a fermarli
Saranno notti di vino e calore
Sarà una bocca che inventa un gioco
Sarà il pensiero che morde il cuore
Di lei che balla davanti al fuoco
Eresie, eresie,
lingue e fruste sulle nostre schiene
eresie, eresie
a tarda notte bruceremo insieme
Alla sera
(Testo e musica di Alessandro Sipolo)
Come il clandestino teme e brama la frontiera
io temo ed amo te
Quando scendi calda e profumata, dolce sera
come scende il caffè
Come il monte incontra gli occhi
che il bosco ha difeso
così a notte incontro i sogni
che la vita ha offeso
Come non c’è via sensata dentro la bufera
non c’è strada o perché
che mi porti via da questo odore di galera
di noia e polvere,
e non c’è segnale che sappia guidare il passo
solo dubbi a piantonare i limiti del “posso”
Ma cos’è, cos’è che mi fa ragionar di te, Amore, Amore, quando viene sera?
Ah cos’è cos’è che mi fa ridere di me e del mio dolore quando viene sera?
Forse perché a sera brucia ciò che non èstato
Forse perché a sera sboccia ciò che ho seminato
Ah cos’è cos’è che mi devasta il cuore e
Mi lascia solo e perso nella sera?
Forse il vuoto che sa sgomitare per uscire
Ad incontrare il nulla della sera
Forse perché ho ucciso dio ma continuo a sentirlo
Forse perché ho sempre spazio per un altro pirlo
Ah com’è com’è che ci fai bere e domandare senza tregua
Benedetta sera?
Eh cos’è, cos’è che ci fa amare ogni tuo ombra, ogni tuo male
Maledetta sera?
Forse che abbiamo imparato ad aspettar mattino
E che più che la preghiera ci consola il vino
Soffia dolce sera, spegni lume sulla cera
Spegni gli occhi che ho piantati addosso
Parlami d’amore, di speranza, di rancore,
tutto quello che non ho promesso
Liberami dal tepore, strappa via il suo velo
Fa che mi risvegli pronto ad assaltare il cielo!
Liberami dal tepore, strappa via il suo velo
Fa che mi risvegli pronto ad assaltare il cielo!
Le mani sulla città
(Testo di Alessandro Sipolo – Musica di Alessandro Sipolo e Giorgio Cordini)
Cosa ti spinge stasera a parlarmi di nord?
Non i suoi fossi distesi ad accogliere i tuffi
di tutti noi
Non le sue strade, ormai sempre più nere
Non le sue notti infinite passate a sfinire il bicchiere… Eh no
Cosa ti spinge stasera a parlarmi di noi?
dei nostri scheletri in banca, dei nostri silenzi,
persino dei tuoi
di una madonnina che paga per il suo altare,
di una leonessa drogata che traffica sogni, sul lago, la sera
Ma che bell’estate, tutto va bene
le palazzine abusive sorridono in coro a chi ha già
le mani sulla città
Cosa succede, amore?
qual è il fetore che infetta il tuo cielo e la tua “civiltà”?
Cosa vuol dire “onore”?
chiedilo allo scavatore che semina i campi a rifiuti e tumore
Ma che bell’estate, tutto va bene
le palazzine abusive sorridono in coro a chi ha già
le mani sulla città
Gagiò romanò
(Testo e musica di Alessandro Sipolo)
Mi ricordo bene il viso che conobbe la prigione
i capelli neri e rustici, il suo nome e anche il cognome
e ricordo quella fame che lo colse sulla via
nel bel mezzo dei vent’anni: pane, amore. Ed utopia.
E ricordo le parole gocciolate rare e fiere
sopra al tavolo di un bar sospeso in mezzo alle torbiere
con la timidezza schiva che hanno i lupi di montagna
la spontaneità ribelle, forte come la gramigna
E i ricordi rotolavano come pale di un mulino
come rotolano i sogni di chi non sa viver chino
e quando la leva chiama per votarlo alla violenza
una mano rom lo prende, la virtù non è obbedienza!
Cercami
sulla strada che luccica
ben lontano da qui
tracce da fare perdere
e la bocca che mastica
la bellezza di un “no” … Gagiò romanò!
Gira gira la giostrina con i gagé belli dritti
se li guardi bene in faccia li puoi leggere negli occhi
gira gira la fortuna
che accarezza le tue voglie
lei che nega, lei che s’offre
lei che dona, lei che toglie
e Gaeta è un sogno strano per chi parla di diritti
è una gabbia chiusa in faccia, è uno sbattere di tacchi
è una corsa che resiste tra schiaffi del dolore
è una schiena sempre dritta, senza gloria, senza onore
Cercami
sulla strada che luccica
ben lontano da qui
tracce da fare perdere
e la bocca che mastica
la bellezza di un “no”…Gagiò romanò!
Quando e come ti sei avvicinato alla musica come espressione artistica?
In famiglia la musica non è mai mancata. Mio padre, ad esempio, è sempre stato un grande appassionato di lirica, oltre che trombettista per diletto.
Per quanto mi riguarda l’approdo alla musica, come modalità d’espressione artistica, è arrivato attraverso ed in funzione alla parola.
Ho scritto molto, fin da bambino. In adolescenza ho cominciato a elaborare qualche testo cantabile, senza però essere in grado di musicarlo. Poi le prime esperienze con una band di amici.
La vera svolta è avvenuta piuttosto recentemente, durante l’anno vissuto in Perù. Da quell’esperienza è nato il primo album, pubblicato nel 2013. In Sudamerica ho cominciato a suonare le mie canzoni ed a proporle in pubblico.
Improvvisamente sono riuscito a vincere una timidezza estrema. Ed ho capito che quella poteva essere un via, anche se non ho mai escluso di utilizzare altre forme d’espressione, in futuro.
Quali suggestioni musicali e/o riferimenti letterari confluiscono nella tua produzione musicale e testuale?
Non posso dire di avere riferimenti precisi.
Vivo di ascolti e letture bulimiche e schizofreniche. Nessuna rotta specifica, solo tanta curiosità.
Mi emozionano le musiche popolari. Valzer, flamenco, taranta, cueca, cumbia, tango.
Mi interessano la storia e la filosofia politica.
Nei due dischi sono citati autori vari ed eterogenei: da Felice Cascione a Fabrizio De André, da Lorenzo Milani a Charles Baudelaire.
Dovessi menzionare un testo, tra tutti, che ha alimentato sia il primo che il secondo disco, direi “Il mito di Sisifo” di Albert Camus.
In passato ho masticato a lungo il cantautorato italiano ed ascoltato musiche tradizionali di ogni tipo.
Ora sono sempre più attratto dal rock.
Mi piace utilizzare, per ogni testo, l’abito musicale che mi pare emotivamente più adeguato a vestirlo. Senza nessuna volontà di incasellarmi in un genere definito.
Per quanto riguarda temi e contenuti, va detto che scrivo soprattutto per esigenza personale:
per me la musica ha funzione terapeutica. Mi interessa esprimere la mia interiorità più che ispirarmi a quella altrui.
Breve biografia.
Alessandro Sipolo è nato a Iseo nel 1986 e vive a Brescia.
Laureato in Scienze Politiche e Scienze del Lavoro, specializzato in Gestione dell’Immigrazione, lavora per il Servizio di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati ed è collaboratore dell’ Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano, fondato e diretto dal Professor Nando dalla Chiesa.
Nel 2013, dopo un anno di lavoro e viaggio tra Cile, Bolivia, Argentina e Perù, rientra in Italia e pubblica il suo primo album “Eppur bisogna andare”, prodotto da Giorgio Cordini, storico chitarrista di Fabrizio De André.
Il disco, concept album sul tema del viaggio e della prosecuzione ai tempi della crisi, vince il premio Beppe Gentile 2014 come migliore album d’esordio e consente al cantautore di aprire concerti di grandi band quali BANDABARDO’, GANG, LUF, trio Arcari-Bandini-Cordini.
Nel novembre 2015 Sipolo pubblica il suo secondo album, “Eresie”, prodotto con la collaborazione artistica di Taketo Gohara e Giorgio Cordini e impreziosito dalla partecipazione di grandi artisti quali, tra gli altri, Ellade Bandini, Alessandro “Finaz” Finazzo (Bandabardò), Max Gabanizza, Alesandro “Asso” Stefana.ani.
Discografia
Il 20 novembre 2015 esce “Eresie”, il secondo album di Alessandro Sipolo, realizzato con la collaborazione di grandi firme del panorama musicale italiano come Taketo Gohara, Giorgio Cordini (co-produttore del disco), Ellade Bandini, Alessandro “Finaz” Finazzo (Bandabardò), Alessandro “Asso” Stefana, Max Gabanizza.
Muovendo sia dall’etimologia della parola “eresia” (dal greco “scelta”) che dal suo significato più comunemente inteso, il cantautore prova a ragionare sulla necessità di approfondimento e disobbedienza, tra presente e passato.
Dal punto di vista musicale, Sipolo prosegue il cammino intrapreso con l’album d’esordio: non solo contaminazione tra generi ma anche alternanza e varietà.
Dalla rumba al country, dalla samba al rock-blues, ogni pezzo presenta il vestito musicale più adatto ai contenuti espressi, senza alcuna volontà di incasellarsi in una determinata nicchia cantautorale.
Eresie è un crogiolo di mondi musicali.
Eresie è un affresco d’esistenze controcorrente.
“Eppur bisogna andare” (2013) è un concept album focalizzato sul tema del viaggio.
Lungi dall’essere soltanto un album “on the road”, il disco è soprattutto una riflessione sull’identità e sulla sopravvivenza in tempo di crisi economica e culturale.
L’”andare” del disco è più che altro un “proseguire”, un “tirare avanti” che, nei dodici brani, viene declinato secondo i più diversi significati. Dalla fuga alla resistenza, dalla migrazione alla scoperta.
Tra i riferimenti letterari molto più Camus e Nietzche che Kerouac.
Il genere musicale è vario e ibrido. Su una base folk si innestano le influenze più disparate: country, latin, ska, per citarne alcune.
L’incontro diretto con comunità rom e sinti e lo studio appassionato delle loro culture emerge nitidamente nelle ricorrenti sonorità gitane del disco.