Anche se mi restasse una sola parola da dire,
Io tacerei
Tacerei per paura del grande freddo
O perché qualcun altro la potrebbe dire meglio
Ma se questa è l’unica parola
L’ultima del mondo, io tacerò ancora di più
Avrò vergogna dell’ultima parola
Piegata in mille cascate
Dentro il mare
***
Per la morte di papà, eravamo preparati
avevamo fermato la memoria e spogliato tutti i giorni
in cui papà taceva.
Eravamo pronti, nella cascata.
e d’altronde pioveva.
E papà
è morto.
Eravamo pronti,
eravamo senza riparo,
talmente pronti, papà, talmente a nudo
che la tua morte ci ha riportati
a quel piccolo nulla
che ci faceva balbettare papà,
papà, papà
(inediti)
Intervista con Lucien Noullez
Quando ha cominciato a scrivere ?
Scrivo da prima di aver cominciato a scrivere. A quattro anni vedevo mio padre assorto, con la penna in mano. Quell’uomo sorridente sfoggiava una serietà impressionante. Mi sedevo di fronte a lui e prendevo una mina “da adulti”, una mina di matita, e tracciavo delle barre su dei foglietti bianchi. Ero convinto che scrivere avrebbe fatto di me un grand’uomo. Ma oggi mio padre è morto con un sorriso scherzoso. Questo mi ha fatto sentire vecchio e ho preso a scrivere, disperatamente alla ricerca di diventare un grand’uomo. Scrivo invano, credo. Invecchio, ingrasso, trascino la mia carcassa…e resto un bambino.
Come definisce la poesia?
Non ho definizioni per la poesia, ho piuttosto due propositi, nati dal mio Giornale.
La verità, qualche volta, va in collera, singhiozza nella sua solitudine, entra in contemplazione o si butta dentro una bella risata. Credo, anche semplificando, che si chiamino poesia queste scosse improvvise, inopinate, spesso sovversive e, nondimeno, senza potere.
(25/12/13)
(Traduzione di Gemma Francone e Franco Blandino)
Lucien Noullez è nato il 13.5.1957 a Etterbeek, Belgio. È poeta, diarista, critico letterario. Per la sua bibliografia si veda qui.