L’Atene di Canfora è storia di oggi. E Tucidide non è più lo stesso

Luciano Canfora

Luciano Canfora

PAOLO LAMBERTI.

Luciano Canfora è uno dei massimi classicisti dell’ultimo secolo. Spirito tanto erudito quanto polemico, ci dimostra quanto il confronto con i classici sia un modo di leggere l’attualità con la profondità che solo il sapere storico può dare.

Vorrei qui riassumere i suoi studi tucididei ed ateniesi che in questi ultimi anni, dopo decenni di ricerche puntuali e particolari (si vedano i libretti di Sellerio), si sono coagulati in una serie di volumi organici.

Il centro della riflessione di Canfora è l’idea di democrazia, su cui riflette sia a proposito del mondo ateniese e romano, che esplorando epoche come gli studi classici durante il  fascismo o il nazismo o la Francia del Seicento.

La sua Atene è quella della guerra del Peloponneso, o meglio quella che vede in pochi anni passare dalla democrazia elitaria di Pericle a quella di Cleone, e soprattutto quella che tra 411 e 399 passa dal colpo di stato moderato di Teramene al ritorno di Alcibiade alla tirannide dei Trenta e di nuovo ad una democrazia che condanna Socrate. Un’oscillazione tra interessi di classe, moderatismo, populismo, reazione che non può non farci definire anche oggi ateniesi.

Ecco le schede dei libri.

Dell’imperialismo dei poveri

canfora atene

Il mondo di Atene, Laterza 2011, è un libro chiave dell’opera di Canfora. Si possono individuare due nuclei interpretativi fondamentali: il nesso tra democrazia ed impero, che permette alle classi povere di Atene di accedere in qualche misura al potere ed alle ricchezze attraverso lo sfruttamento di alleati trasformati in sudditi, e la continua ricerca da parte delle élites di mezzi per frenare la democrazia radicale senza opporsi ad essa (Pericle), o cercando di neutralizzarla con le classi medie (i 5000 di Teramene), o con la repressione più dura (Crizia e i Trenta Tiranni).

Una lotta non solo politico-militare, ma anche culturale, che si esprime particolarmente nello scontro tra i comici (tra loro divisi, si vedano Aristofane e Cratino) e l’ambiente socratico (oligarchico ed antidemocratico).

La ricostruzione storica di Canfora traccia minutamente i vari momenti dello scontro, grazie ad una conoscenza minuziosissima delle fonti, e vi associa un fittissimo dibattito, spesso ferocemente critico, con gli studiosi dei secoli precedenti, e contemporanei; spicca qui la capacità di evidenziare quanto gli studi classici siano un ambito importante per le ideologie del presente.

 

Dispacci da Atene 404 a.c.

canfora guerra civile

Il libro La guerra civile ateniese, Rizzoli 2013 ha una curiosa somiglianza con Dispacci, di Michael Herr, uno dei più celebri volumi sulla guerra del Vietnam, perché sembra quasi un reportage in diretta.

Avvertenza fondamentale: il libro va letto dopo “Il mondo di Atene”, o comunque con una profonda conoscenza del periodo: qui non si raccontano organicamente i fatti, ma sono approfondimenti seminariali (si vede soprattutto nel capitolo su Isocrate) su singoli punti del periodo 404-401, divisi in una prima, più ampia, parte storica e in una dedicata alla storiografia greca al riguardo. Detto questo, è di nuovo un tipico libro di Canfora: conoscenza leopardiana del greco, infinite letture di chiunque abbia scritto sul periodo negli ultimi secoli, una familiarità tale con quegli anni che se l’autore venisse portato nell’Atene del 404, si mescolerebbe perfettamente con l’epoca (e magari lo eleggerebbero anche stratego). Il bello è che l’erudizione sterminata è sempre ricondotta al fatto che ogni storiografia è sempre confronto con il presente: e oggi che politici tanto mediocri quanto sciagurati evocano ad ogni piè sospinto la guerra civile, una riflessione sulla “più empia” delle guerre è davvero “chremata es aei”

Riscrivere le storie letterarie greche

canfora tucidide

Tucidide non è solo la fonte primaria per la guerra del Peloponneso; né solo il fondatore della storiografia politica; è uno dei più lucidi pensatori politici della storia umana, paragonabile solo a Machiavelli per acutezza, spregiudicatezza e realismo. Ci sarà sempre da imparare da lui, perciò è così importante ricostruire la sua vita e le sue opere (plurale, come vedremo).

Il libro Tucidide. La menzogna, la colpa, l’esilio, Laterza 2016 corona mezzo secolo di studi che hanno rivoluzionato la “questione tucididea”. D’ora in poi possiamo seppellire la sconfitta del generale: il suo arrivo ad Amfipoli, difesa, male, dall’altro stratega, ha privato di senso strategico la vittoria di Lisandro ed è stata l’unica vittoria ateniese del 424.

Il suo processo ed esilio: mai avvenuti: né c’erano ragioni per un processo, né le fonti antiche appaiono affidabili; e come spiegare la sua conoscenza degli avvenimenti, anche siciliani, se fosse rimasto un esiliato?; né possiamo accettare la sua morte violenta al rientro dall’esilio, e anche il Tucidide liberale di sinistra di Grote, mentre diffidava invece della democrazia radicale e faceva di Teramene il suo modello politico.

E capiamo meglio l’intrecciarsi tra Tucidide e Senofonte, suo continuatore e redattore: il “secondo proemio” di V,26 l’ha scritto Senofonte parlando di sé, e se lo consideriamo di Tucidide, lo stesso dovremmo fare per le prime parti delle Elleniche, che consideriamo senofontee. Con l’avvertenza che Senofonte è più radicale di Tucidide, e probabilmente è uno dei due comandanti della cavalleria che appoggiano i Trenta Tiranni: di qui l’esilio e i legami con gli Spartani che vengono attribuiti anche a Tucidide.

L’opera è rigorosa, riorganizza i molti elementi che nelle opere precedenti erano sparsi, e li ripete ad abundantiam: un modo di martellare i concetti per i moltissimi che fanno i sordi; o gli scalatori su vetro per salvare una tradizione tanto millenaria quanto errata.

Due punti mi rimangono in dubbio: l’accenno ad un Senofonte che eredita i materiali tucididei forse come il KGB ereditava gli scritti dei dissidenti (via omicidio): sospetto già avanzato in altre opere, qui appena accennato ma non risolto. Ma soprattutto: se Tucidide non è in esilio, cosa fa ad Atene? Non ricopre altre cariche? Rimane presente ma nell’ombra? Nessuno si accorge di lui? In fondo era un ex stratega con forti legami in una zona strategica. Questo a mio parere il punto più oscuro di una ricostruzione altrimenti perfetta. Imprescindibile.

 

Una delizia per misoplatonici

canfora utopia

Come detto prima, la lotta politica è anche culturale. E personalmente ho molta comprensione per gli ateniesi che hanno votato per la condanna di Socrate: tra i giovani che lo circondano basta ricordare Alcibiade, aristocratico populista creatore del disastro siciliano, Senofonte, mercenario (oggi lo diremmo criminale di guerra), Crizia creatore di una tirannide fatta di squadroni della morte e processi stalinisti, Platone, che quando non vaga nel mondo delle idee cerca di mettersi al servizio dei Saddam Hussein dell’epoca: e ce n’è anche per Fedone, Critone e cosi via.

Il libro La crisi dell’utopia: Aristofane contro Platone , Laterza 2014 si concentra sullo scontro tra la Commedia e Socrate, ripreso da Platone. Si tratta di un volume ottimo per chi pensa che Platone sia il prototipo di genio arrogante e dannoso, e che la condanna di un Socrate di fatto maestro di mercenari, tiranni e traditori sia più che ragionevole. Il nucleo del libro è la minuziosa dimostrazione che le Ecclesiazuse siano una feroce parodia dei libri IV-V della Repubblica, cui Platone risponde in altri, successivi passi della stessa opera, e poi del Simposio, del Timeo e del Crizia. Per arrivare a questa conclusione, Canfora affronta una miriade di notizie sparse, frammentarie, spesso mal interpretate, per ricostruire una cronologia molto diversa da quella accettata, il tutto sullo sfondo del feroce scontro tra commedia e scuola socratica (Platone soprattutto) sviluppatosi dagli anni venti del V secolo sino a metà del IV. Proprio la frammentarietà dei dati costringe l’autore a frequenti ripetizioni, e questa volta il serrato confronto con gli studiosi dei secoli precedenti è sin troppo insistito. Anche la coda del libro che insegue la Kallipolis platonica dalle incarnazioni antiche a Campanella a Marx appare dotta ma un po’ come un doveroso omaggio all’utopia, allontanando Canfora dall’allegra brigata aristofanica per riportarlo vicino alla cupa maggioranza misoneista dei facitori dell’uomo nuovo. Però che bello poter d’ora in poi immaginare il “divino” Platone che strilla con voce stridula “seguite la madre, porcelli”. Anche meglio dell’ampolla di Euripide.

Paolo LambertiPaolo Lamberti, nato a Modena il 26/06/1959, cresce a Torino, dove frequenta il Liceo Classico D’Azeglio (maturità 1978).Trasferitosi a Mondovì, si laurea in Letteratura Greca all’Università di Pisa e alla Scuola Normale nel 1982, con una tesi sulla medicina ippocratica. Dopo due anni di perfezionamento alla Normale, vince nel 1985 il concorso per la cattedra di Italiano e Latino presso il Liceo Classico “G.B.Beccaria” di Mondovì, che ricopre tuttora.Si è interessato, in articoli e conferenze, alla storia della medicina greca, alla letteratura italiana e a temi di storia locale.