Viandanze di pace

La Carta di Leuca
Il 14 agosto a Santa Maria di Leuca settanta giovani di vari Paesi d’Europa e che si affacciano sul Mediterraneo hanno sottoscritto un documento per rilanciare il sogno del mare nostrum come Arca di pace, solidarietà e sviluppo sostenibile.

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Fotografia di Bruna Bonino


Noi, giovani provenienti dai Paesi dell’Europa e del Mediterraneo,
raccolti in questi giorni nella terra di Puglia, dopo aver intensamente parlato e insieme camminato nella notte verso una nuova alba di pace, chiediamo a chi governa le sorti dei nostri popoli, che faccia ogni sforzo possibile perché il Mediterraneo non sia più un mare di morte per i tanti rifugiati che cercano di navigarlo alla ricerca di un futuro per la loro vita, ma torni ad essere un mare di pace e di unità tra i popoli, attraversato da ponti di solidarietà e di collaborazione, un mare – per vocazione geografica e per tradizione culturale – ravvivato dalle onde dell’incontro e non minacciato dalle tempeste del conflitto.
Dichiariamo la nostra volontà a contribuire per custodire, ricostruire e collegare ponti che colleghino i Paesi del Mediterraneo in una grande Arca di Pace, tenda dei figli di un’unica umanità, discendenza della stessa famiglia di Abramo.

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Fotografia di Bruna Bonino

I ponti da custodire
Chiediamo che siano difesi e tramandati alle nuove generazioni i tradizionali ponti culturali, fatti di accoglienza allo straniero, di coesistenza pacifica, di unità nella diversità! Abbiamo in comune la cultura mediterranea, nella quale la sapienza ha sempre abbracciato l’esperienza, gli ideali si sono sempre misurati con il rispetto reciproco e il progresso è sempre stato frutto della terra, custodita con laboriosità e fedeltà.
Chiediamo che siano custoditi i ponti per il libero migrare dei popoli! Siamo tutti figli di viandanze, in cui la terra è un bene comune da condividere, il diritto alla dignità e alla pace un bene da salvaguardare per tutti, il diritto al lavoro un bene senza differenze né confini di sorta, la possibilità di sognare un bene da garantire a ciascuno e da realizzare insieme, perché nessuno sia più straniero ma sia riconosciuto come fratello.

I ponti da ricostruire
Vogliamo che siano abbattuti i ponti della paura e costruiti i ponti della fraternità con l’altro! Chiediamo – e ci impegniamo per primi a collaborare – che si realizzino politiche di integrazione, nella logica della convivialità della differenza, perché – navigando per secoli nel Mediterraneo – i nostri padri ci hanno mostrato l’arricchente possibilità di scambiare il proprium per fare esperienza del nostrum: tutti più arricchiti dalla condivisione di ciò che rende unico ciascun popolo e ciascuna persona.
Chiediamo che siano colmati i fossati della globalizzazione dell’indifferenza e costruiti i ponti della solidarietà globalizzata! Vogliamo – e ci impegniamo a comunicarlo e a diffonderlo per primi – che la solidarietà diventi un valore universalmente riconosciuto e garantito, tra le persone e tra le nazioni. Lanciamo da qui un appello alle nazioni perché collaborino nel progetto di strategie di valorizzazione delle ricchezze materiali e spirituali, nella logica della solidarietà, in cui chi è più ricco senta la responsabilità di sostenere concretamente chi è più povero.

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Fotografia di Bruna Bonino

I ponti da collegare
Auspichiamo che si gettino ponti concreti tra le politiche nazionali per attuare in modo un mediterraneo di pace! Chiediamo con forza che si metta fine alla commercializzazione delle armi e si attuino iniziative di micro-credito e di scambio imprenditoriale per giovani che voglio costruirsi un futuro nel loro paese senza essere costretti a emigrare. Auspichiamo che si incrementino iniziative come i recenti corridoi umanitari per i rifugiati per rompere i legami con ogni tipo di criminalità che fa della migrazione un vergognoso guadagno.
Sogniamo che tutti sentano l’urgenza di diventare ponti viventi di pace, scegliendo di esserne costruttori nella vita di ogni giorno, seguendo l’esempio di don Tonino Bello, profeta e testimone di pace.

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