Giornata Europea della Cultura Ebraica: lingue, sinagoghe e vita nel ghetto

Aron della sinagoga di Mondovì

Aron della sinagoga di Mondovì – foto di Silvia Pio

SILVIA PIO (a cura)

In occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica in Italia che si svolge oggi, Mondovì apre le porte della sua sinagoga. Diciassette sono in  Piemonte le città coinvolte nell’iniziativa: Acqui Terme, Alessandria, Asti, Biella, Carmagnola, Casale Monferrato, Cherasco, Chieri, Cuneo, Ivrea, Moncalvo, Mondovì, Saluzzo, Torino, Trino Vercellese, Vercelli; un bel numero se si pensa che in tutta Italia le località interessate sono 74.

Il Piemonte è stata la regione italiana con il più gran numero di comunità ebraiche. Le sinagoghe piemontesi sono quasi tutte “sinagoghe di ghetto” perché si trovano nell’area degli antichi ghetti, istituiti dai Savoia fra il 1723 e il 1729.

Interno della sinagoga di Mondovì e tevah - foto di Leslie Mcbride Wile

Interno della sinagoga di Mondovì e tevah – foto di Leslie Mcbride Wile

Si differenziano dalle altre sinagoghe italiane per l’utilizzo dello schema centrale; in Italia sono tre le planimetrie sinagogali: a schema trasversale, centrale e longitudinale, in base alla posizione degli elementi essenziali della sinagoga, l’aron (arca santa, l’armadio in cui sono custoditi i Rotoli della Torah) e la tevah (il pulpito). La disposizione centrale colloca la tevah in mezzo alla sala con i banchi ordinati a corona lungo le pareti.

Le sinagoghe risalenti al periodo prima dell’emancipazione concessa da re Carlo Alberto non sono riconoscibili dalle altre costruzioni del ghetto, essendo collocate all’ultimo piano di una casa d’abitazione. La posizione all’ultimo piano è dovuta all’osservanza di un antico precetto che vuole che sopra alla volta sinagogale ci sia solo il cielo.

Ingresso della sinagoga di Mondovì in via Vico

Ingresso della sinagoga di Mondovì in via Vico – foto di Silvia Pio

Alla fine del XIX secolo erano ben diciannove le località piemontesi sedi di un’istituzione comunitaria, con relativi cimitero e sinagoga; oggi le comunità sono rimaste tre: Casale Monferrato, Torino e Vercelli. In provincia di Cuneo si trova una sinagoga a Cherasco, Cuneo, Mondovì e Saluzzo; la sinagoga di Fossano venne abbattuta nel 1961 mentre quella di Savigliano è ora sede di una tipografia.

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La Giornata Europea della Cultura Ebraica è un evento, giunto alla diciassettesima edizione, coordinato e promosso nel nostro Paese dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, parte di un network internazionale al quale aderiscono quest’anno trentacinque Paesi europei. «Siamo convinti che in un periodo storico estremamente complesso e difficile quale è quello che stiamo vivendo, sia importante continuare a proporre iniziative positive, che stimolino la costruzione di legami e ponti all’interno di una società inclusiva e attenta ai diritti di tutti», ha scritto nella presentazione dell’iniziativa la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni.

In Italia ha per tema “Le lingue ebraiche”. Ebraico, certo, ma anche aramaico, e poi yiddish degli ashkenaziti, ladino dei sefarditi, le influenze del greco e del russo, e i dialetti giudaico-romanesco e giudaico-piemontese.

Oggi, come ogni anno, sinagoghe, musei e altri luoghi di tutte le Comunità ebraiche e città della penisola accoglieranno il pubblico con varie manifestazioni culturali, tra visite guidate e spettacoli.
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Margutte per questa giornata consiglia la lettura di un romanzo di ambientazione ebraica, Le Chajim – Alla Vita di Roberto Fiorentini, edizioni Graphfel. Si tratta di un intenso ritratto storico della città di Roma durante l’anno 1775, in cui domina la presenza imponente della Chiesa cattolica, stupisce la splendida architettura barocca del Bernini e si introducono i primi timidi accenni dell’illuminismo.

Ma è anche romanzo avvincente in cui una giovane ebrea viene rinchiusa nella Casa dei Catecumeni a Santa Maria dei Monti affinché abiuri la fede ebraica per abbracciare il cattolicesimo. Le viuzze del ghetto, nel pieno centro di Roma, fanno da contorno e permettono al lettore di conoscere la capitale attraverso la tradizione ebraica nei suoi gesti quotidiani e nel pensiero filosofico, con lo sfondo della millenaria lotta religiosa tra ebrei e cristiani.

In questo contesto, complesso e tortuoso,  appare, come un faro nella notte, il pensiero di Rousseau, baluardo della riscoperta della vita naturale e precursore dell’illuminismo. «Quelle parole lo fulminarono. Le rilesse più volte, soggiogato da una grande verità: gli uomini sono stati creati dal Signore tutti uguali e solo la prepotenza di alcuni e la debolezza di molti avevano potuto sovvertire questo stato naturale!»

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Roberto Fiorentini è nato a Roma e si è trasferito da vent’anni sul lago di Bracciano dove vive e insegna. Autore di numerosi articoli per riviste specializzate di didattica, storia e nuove tecnologie, ha pubblicato per i tipi di Paravia Ricordi L’Italia settentrionale dal 1500 al 1700 e Transizione demografica e rivoluzione industriale; per la FERV edizioni L’economia del mondo antico: la villa romana. Da tempo è impegnato nello studio della Shoah, della storia degli ebrei e d’Israele e, in particolare, della politica antiebraica del regime fascista. Su questi temi ha partecipato a vari convegni in qualità di relatore. Le Chaijm è il suo primo romanzo.

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