SILVIA PIO
I Monregalesi si lamentavano, soprattutto quelli che abitano nella zona: è un luogo degradato, pericoloso; girano brutte facce, un po’ troppo scure. Stiamo parlando della stazione di Mondovì, che si trova a metà sulla tratta Torino-Savona, uno dei più importanti collegamenti della provincia. Alcune aree all’interno e all’esterno erano inutilizzate e parecchio malridotte
L’Associazione monregalese MondoQui ha pensato che la soluzione poteva essere quella di “colonizzare” la zona e coinvolgere anche alcuni dei frequentatori considerati poco raccomandabili.
La prima tappa è stata nel 2013 la cessione in comodato d’uso da parte delle Ferrovie dello Stato di due salette, quella di prima classe che dà sui binari, con eleganti decori del 1930, e quella che si affaccia sulla piazza della stazione, intitolata poi al giovane partigiano Franco Centro; entrambe sono diventate sede dell’Associazione MondoQui e ospitano ora incontri, corsi e iniziative (si veda la pag. 49 di Stazioni ferroviarie: come rigenerare un patrimonio – Ferrovie dello Stato).
Un’altra tappa ha visto nel 2015 la realizzazione del progetto “Terra di nessuno, terra di tutti”, che prevedeva il coinvolgimento di un gruppo di profughi alloggiati a Mondovì in interventi di manutenzione, a titolo di volontariato, dei dintorni della stazione (si veda l’articolo sull’Unione Monregalese).
Adesso è il momento di un bar che si chiamerà “Caffè sociale”, perché l’idea fondante è quella di trasformare un luogo troppo spesso considerato un ambiente ai margini della società in uno spazio di condivisione. Il bar preesistente è chiuso da più di due anni e il Caffè sociale potrebbe aprire nella prima metà del 2017, gestito da una cooperativa di produzione e lavoro nata nell’ambito di MondoQui, che ne farà un locale etico, senza slot machine né sigarette, dove troveranno lavoro giovani italiani e stranieri, molti dei quali provengono da contesti disagiati. Il Caffè sociale servirà cibi preparati con prodotti biologici ed equo-solidali e avrà probabilmente un orto locale.
Con l’interesse e l’aiuto della Regione, del Comune e della Fondazione CRC, la zona della stazione viene resa in questo modo meno marginale ed emarginata. Altre iniziative future comprendono la riqualificazione del giardino nella piazza della stazione e l’apertura di un ostello negli alloggi che erano destinati ai dipendenti delle Ferrovie ed sono a loro volta abbandonati.
Questo è senz’altro un esempio virtuoso che vuole permettere non solo l’abbellimento e la fruizione di una parte della città, ma anche la collaborazione e il lavoro tra persone di culture diverse.
I protagonisti si trovano in questo video.
(Le immagini sono tratte dal video)