LORENZO BARBERIS
Torna in questo novembre, in una mostra organizzata da ArteAtelier presso il Caffè Bertaina, l’America di Sergio Bruno in paesaggi che ritraggono l’America rurale, quella della Route 66, quella dove Trump ha vinto. Luoghi e colori cui Bruno torna spesso, volentieri, e di cui abbiamo più volte scritto qui su Margutte a partire dalla mostra del 2013, la prima recensita dalla rivista (vedi qui).
Numerosi i paesaggi, luoghi sognati, sognanti, surreali forse: i luoghi del “non esistere” cari all’autore. Nella mostra appaiono anche tre ritratti, una relativa novità di questa esposizione (altri volti erano apparsi, ad esempio, nella mostra sul Messico, dell’anno scorso). Ma qui si tratta di volti sofferenti, volti scavati dal conflitto e dalla guerra, come denuncia anche il titolo comune ai tre lavori: “Ferite”.
Lavori caratterizzati da un segno deciso, più astratto per certi versi del paesaggio, con un colore cupo e acceso a un tempo stesso.
Qualcosa in questi volti, nel segno, ricorda anche le astrazioni di Sergio Bruno, di cui è esposto in mostra anche un esempio.
Bruno tornerà al Bertaina anche a dicembre, con una mostra a tre assieme a Bruno Capellino e Claudio Bertaina; in seguito, nei progetti dell’ArteAtelier anche in vista una collaborazione con l’artistico di Cuneo, per portare a Piazza, presso i locali dell’associazione, i migliori lavori degli allievi della scuola cuneese.