POESIE: JOHN IRVING CLARKE / TRADUZIONE ITALIANA: SILVIA PIO
LETTURA: JOHN IRVING CLARKE
La poesia di John Irving Clarke è un colpo secco alla coscienza del lettore e va diretta all’obiettivo. C’è sempre un paesaggio naturale che, anche nelle sue ambientazioni più cittadine e compromesse, ha il tutto tondo di un’attenzione delicata ai dettagli. C’è sempre un paesaggio domestico che, nell’inquadratura dei dolori e delle consapevolezze esistenziali, mette in risalto i sentimenti, unica salvezza del poeta in un mondo di malattia, vecchiaia, perdita. Ma ance la leggerezza dell’ironia fa la sua parte, e l’intensità della bellezza naturale, così che queste poesie risultano abbracciare tutte le sfaccettature dell’umana condizione.
Il libretto di poesie “Softly in the Half-Light – Tenue in Mezza Luce”, uscito in Inghilterra da Currock Press con il testo a fronte in italiano, è il risultato di una corrispondenza poetica e di una collaborazione tra l’autore e il traduttore, dove la discussione sul significato di traduzione poetica (annosa negli ambiti specialistici) prende sfumature e svolte poco convenzionali, come si può leggere nella prefazione che citiamo più sotto.
La collaborazione tra John I. Clarke e Silvia Pio ha condotto ad altre scritture ed iniziative, tra le quali un gemellaggio poetico organizzato da Margutte in quel di Mondovì (e dove se no?). In anticipazione alle informazioni sul gemellaggio, pubblichiamo le poesie tratte dal libretto, inserite nell’antologia “Da terre a terre” che raccoglierà le poesie del gemellaggio.
Dalla prefazione di “Softly in the Half-Light – Tenue in Mezza Luce” scritta da Jimmy Andrex:
«… Ogni traduzione è una nuova creazione, che prende l’originale come punto di partenza, usando la lingua di arrivo per dare il via a nuovi significati sconosciuti all’autore originale …
La traduzione di poesie è una sfida creativa per tutti noi. Quando leggiamo poesie, cerchiamo il “significato” oppure consideriamo la poesia come un mezzo con il quale, attraverso la lingua, esplorare le vita oltre al letterale e all’ovvio?
È interessante coinvolgersi in giochi linguistici con le due versioni di ciascuna poesia di questa raccolta. Per esempio, persino un’occhiata ai titoli produce tensioni di traduzione che accennano al mondo che sta in mezzo ai significati. John Irving Clarke usa il gerundio (“-ing”) in tre dei sette titoli, Silvia Pio sceglie di evitarlo. Di conseguenza l’inglese suggerisce movimento e azione dove l’italiano tende alla quiete e alla contemplazione.
Un altro gioco è semplicemente leggere l’italiano e ascoltare i suoni per vedere quali suoni vengono fuori. Non c’è bisogno di essere un linguista, non devi far altro che pronunciare ogni vocale e darti alla pazza gioia, lettore. Qualsiasi conseguente desiderio di mangiare linguine o vedere un film [con le musiche] di Ennio Morricone non è il caso che crei imbarazzo …»
Sul bordo dell’acqua
Qui un dito grigio come l’acciaio s’insinua
da un recesso della montagna, il fiume
circonda questa che fu cava di ghiaia
che fu anche riserva oltre il rombo
dell’autostrada. Qui il vento d’aprile
addenta e tormenta il desiderio di primavera,
il desiderio di qualche calore.
L’inevitabile dubbio degli anni che rotolano via
è intorno a noi, che non siamo in alcun luogo,
e guardiamo pernici d’acqua, tre pulcini arruffati
-dalla riva opposta di quella dove i cigni
un tempo hanno allargato ali plaudite e predate-
che affrontano lo sciacquio delle onde,
si immergono nell’ampio spazio
selvaggio, calmi e tremuli.
Il lambire lento sul bordo dell’acqua sussurra
quel che ha da venire
come quando hai messo la mia mano
sul tuo seno nudo
per vedere se sentivo il bozzo
che avevi trovato là, in agguato.
Visita
È la persistenza della mosca ad attirare l’attenzione.
Stanco ormai, nella sua personale poltrona
sente di nuovo la mosca posarsi sul polso appassito
e tenta un attacco al rallentatore,
sorridendo scioccamente alla tragica parodia
di quello che era impossibile in gioventù.
Procede barcollando la lancetta dell’orologio
e risucchia ogni minuto. Muri di cucina oscurano
il sibilante fornello a gas, accalcando i resti
di conversazione, e la luce del giorno stinge in grigio.
È la partenza che lacera,
migliaia di miglia d’asfalto che conducono oltre
la valle amata, il blu ricordato…
oltre la landa che il tempo dimentica.
I ricordi sono impilati come coni spartitraffico
raccolti dopo aver scavato una strada.
Le pale eoliche hanno smesso il loro sincopare
e sorridono al cielo come tondi soffioni
che disperdono il seme
e aspettano.
Due righe
Voglio che tu sappia
che le cinciallegre sono tornate.
Durante l’inverno
visto che il legno s’era guastato
ho messo una toppa di isolante
per scongiurare il peggio
e ora sono tornate
a insediarsi nel ciliegio
e riprendesi il luogo
saettando nella cassetta.
L’anno scorso c’erano tre piccoli
che si agitavano dal buco
e si dileguavano uno a uno
liberi e salvi.
Tii-cia, Tii-cia.
Nelle distese di sterminio delle gazze
i genitori gridavano
la riuscita dell’impresa
Tii-cia, Tii-cia.
Email, twitter, sms, skype.
Ci sono tanti modi
per farti sapere
che le cinciallegre sono tornate
magari ti mando due righe.
Tenue in mezza luce
L’altra notte sei scivolato nella mia stanza
come un raggio di luna che bussa alla porta.
Lento attraverso la mensola dei libri
hai inondato le fotografie nelle cornici,
sedendoti ai piedi del letto.
Tutto va bene, hai detto.
Tutto va bene.
Sei partito e il letto non ha sospirato
l’assito non ha scricchiolato,
e tu non ti sei voltato a dire
che non saresti tornato mai più.
Mai più.
(traduzioni di Silvia Pio)
John Irving Clarke ha insegnato inglese per trent’anni e in quel periodo ha scritto numerosi articoli per “Times Educational Supplement”. I suoi racconti sono stati trasmessi sulla stazione radio locale della BBC e pubblicati in riviste come “Yorkshire Ridings”. Uno di questi racconti, “I Was Ready to Fall in Love”, è diventato il titolo di una raccolta pubblicata nel 2012. Le sue poesie sono state pubblicate nelle riviste “Smith’s Knoll”, “Poetry Monthly”, “Raven” and “Cutting Teeth” e nelle antologie scolastiche dell’editore Macmillan. Dopo aver lasciato il lavoro di insegnante passa il suo tempo a scrivere, condurre laboratori e gruppi di scrittura e guardare dalla finestra.
Margutte ha già pubblicato uno dei racconti dell’autore:
Un uomo d’onore
(Articolo apparso per la prima volta il 5 ottobre 2013)