HENRY MILLER-BLAISE CENDRARS.
Mio caro Cendrars, poco tempo fa ho divorato L’Homme foudroyé, dormendo tre giorni di fila dopo averlo finito. Peccato che non possa mostrarle il libro, con i segni e le annotazioni a margine. Se potessi scrivere più correntemente il francese, scriverei un libro su quell’opera. Ero completamente sconvolto, ebbro per due settimane dopo la lettura…
Se scopro un bel libro – e quanti manoscritti mi ritrovo tra le mani! – devo condividerlo con il mondo intero. Leggendo una bella opera, la immagino come già stampata e tradotta in tutte le lingue, e che tutto il mondo la legga con me. Faccio sforzi enormi per i miei amici, con risultati pessimi. Per esaltazione, ben inteso, non per senso del dovere. Alla fine comincio a credere, con gli antichi, i saggi (indù, cinesi, et alia), che non ha senso agitarsi tanto. Ma non sono ancora arrivato fin lì…
Mio caro Miller, ho ricevuto il suo bel libro. Molte grazie. The Smile at the Foot of the Ladder mi riporta a trent’anni fa, quando collaboravo con Léger. Mi piacerebbe vedere le illustrazioni di Léger per l’edizione francese, ma come le ho scritto recentemente, i suoi editori francesi non mi inviano mai un suo libro. Dio li benedica! Per fortuna noi ci siamo, lei ed io, dico bene? E che questo ci basti… Alla sua salute!…
Le dicevo l’altro giorno che Black Spring è un buon libro. Oggi vorrei aggiungere che dopo il suo grande libro su Parigi, trovo che la sua opera più forte sia The Tailor Shop. Quando si deciderà a scrivere un libro su questa benedetta vecchia New York che amiamo tanto? È quanto si aspettano i suoi ammiratori francesi, così come i russi, cioè i lettori di Gogol o di Dostoevskij. Happy Christmas…
(Henry Miller – Blaise Cendrars, Se scopro un bel libro devo condividerlo con il mondo intero. Estratti del carteggio 1934-1959, Lamantica edizioni, Brescia 2016, http://www.lamantica.it/casa-editrice/)
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L’uomo che prende vita nei vostri libri è body and soul. Per conquistarlo vi siete lanciati nella zuffa della realtà a spalle scoperte, senza armatura né paradenti. A più riprese siete finiti con le ossa rotte e la faccia nel fango. Avete perso pezzi per strada. Non siete stati codardi e nemmeno schizzinosi. Era in gioco l’uomo che avreste scritto, la sua concretezza e la sua ricchezza, un uomo a vostra immagine e somiglianza, che scoppia di vita dunque di morte, edonista e metafisico, barbaro e colto, scatenato e delicato, infero e arcangelico, uomo di lettere e uomo di mondo. Avete tenuto insieme la caduta e la grazia, il sentimento tragico della vita e la felicità della creazione, le pressioni dello spirito e le esigenze di testicoli.
(Dall’introduzione di Jonny Costantino)
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Henry Miller (New York 1891 – Pacific Palisades 1980) è stato non solo romanziere, ma anche giornalista e saggista.
Fondamentali per la sua scrittura i dieci anni trascorsi a Parigi (1930-1940), a contatto con correnti d’avanguardia e sperimentali quali il surrealismo. Ne sono scaturiti romanzi quali Tropico del Cancro, Primavera nera, Tropico del Capricorno, un intreccio tra l’autobiografia, le strutture narrative del romanzo tradizionale, la riflessione filosofica, il saggio di critica sociale e le tecniche di scrittura automatica surrealiste.
Fondamentali anche i rapporti umani e artistici allacciati in quegli anni, come quello con lo scrittore Blaise Cendrars (1887-1961), un maestro per le avanguardie artistiche e letterarie primo-novecentesche: ne è testimonianza questo epistolario tradotto per la prima volta in italiano.