GABRIELLA VERGARI.
Il merengue pulsava dovunque e tutto danzava, muovendosi fluidamente al ritmo della musica: danzavano le pieghe dei vestiti e le stringhe delle scarpe, i tavoli e le sedie, le bibite nei bicchieri e le posate nei piatti e tutto era musica, musica e sesso, eccitazione dei corpi e dei sensi, sesso e provocazione, merengue ed ossessione, movimento e sesso, sesso, sesso…
Gradatamente il contagio si estese e presto nulla restò indenne.
Danzavano le fiamme delle candele, le luci e i riccioli delle signore. La musica vibrava dentro e pervadeva con onde di voluttà, incitando al piacere con sferzate imperiose.
E tutto danzava ed era sesso, sesso, sesso…
Il professore dimenticò se stesso e lanciò la sua pingue mole in goffi ma convinti ancheggiamenti. Lasciò libera la dotta canizie di assecondare il ritmo delle percussioni e le celebri mani di ondeggiare languide come farfalle vagabonde.
E tutto era merengue e sesso, sesso e merengue e i lampioni danzavano e le stelle danzavano e i bottoni danzavano ed i colletti danzavano. Movimenti sempre più convulsi e concitati, corpi sempre più caldi di sudore e desiderio. Il professore abbrancò la ragazzina che gli ballava accanto e le si abbarbicò come la vite all’olmo.
Gli astanti sussurrarono scandalizzati: – Ma che spettacolo, non ha dignità!-
E tutto era sesso, sesso e merengue, merengue e sesso, sesso, sesso…
All’alba il merengue non pulsava più e tutto era avvolto in un silenzio rosato e distante.
Con gli occhi ancora grevi di sonno, il professore sospirò, pensando alla colta relazione che avrebbe dovuto tenere ad un pubblico garbatamente distratto.
Voltò la testa sul cuscino e sobbalzò sgomento alla vista del tenero caschetto di capelli neri che gli giaceva accanto.
Perfettamente e penosamente memore di sé, cercò di rivestirsi senza far rumore ma il caschetto si animò, inchiodandolo al suolo, e due occhi sorprendentemente cristallini e freschi brillarono in un largo sorriso, lo stesso che tante volte gli era apparso da dietro la cattedra, nel corso dell’attività accademica.
Il professore sprofondò nell’abisso.
- Mi promuoverai adesso, finalmente? – trillò la vocetta, ma non suonò suadente come avrebbe voluto.
E il merengue non pulsava più e tutto non era più sesso e merengue, merengue e sesso, sesso, sesso…
tratto da: GABRIELLA VERGARI, Sirene, chimere e altri animali, Solfanelli editore, Chieti 1993
illustrazione di Franco Blandino