LORENZO BARBERIS
Si è appena concluso, la scorsa domenica 26 febbraio, il Carnevale monregalese di questo 2017, che si è caratterizzato come un’edizione particolarmente riuscita, nonostante ci siano alcune cose potenzialmente da mettere a punto. Inevitabilmente, questa formula può sembrare un po’ genericamente celebrativa, ma oggettivamente vi sono stati vari elementi d’innovazione decisamente positivi.
Questa recensione in arte è sia perché la nostra rivista non ha una specifica sezione di cronaca, ma anche perché il carnevale di Mondovì è un grande spettacolo visuale, che forse, in quanto tale, dovrebbe essere più ripreso (e anche, in certo senso, “sfruttato”) dalla scena artistica monregalese. Ma andiamo con ordine.
Innanzitutto, una novità senza dubbio notevole è stata l’introduzione di una proiezione in 3D sulla facciata di uno storico palazzo di Mondovì Breo, nel centrale Corso Statuto dove si svolge la sfilata che è al centro della manifestazione. La facciata del palazzo è stata preventivamente mappata, in modo da far interagire perfettamente la proiezione col palazzo, e il risultato è stato indubbiamente suggestivo, in special modo all’inaugurazione, all’esordio del carnevale, quando è stato accompagnato dal sonoro. In seguito, la proiezione è stata lasciata a ripetizione dalle 19 alle 23 per una settimana, ma senza audio, per ovvie ragioni di quiete pubblica.
Questi Mapping 3D si stanno sempre più diffondendo nella promozione turistica dei piccoli centri, e ad esempio a questo Natale, a Fossano, si era assistito a una proiezione sul Castello, oggettivamente più spettacolare per dimensioni e significato del Castello stesso, simbolo fossanese come potrebbe essere da noi la torre del Belvedere. Inoltre, Piazza Castello è il fulcro di Fossano, e quindi del passeggio, mentre il pur centrale Corso Statuto è, specie in questo punto, un po’ marginale.
Il mapping monregalese, per contro, mi è sembrato più elaborato, più ricco di riferimenti, con una promozione dei vari aspetti prestigiosi della città, dalla funicolare ai fuochi artificiali, ma bene amalgamati tra loro e col tema carnevalesco (bello in particolare lo stemma di Mondovì che diventa il volto di un joker carnascialesco). Forse un po’ sottotono il riferimento alle mongolfiere (presente, ma un po’ marginale), se queste devono divenire, come sono ormai concordi tutti gli operatori culturali della città, il fulcro della promozione dell’immagine del territorio.
Invece, per l’appunto, la presenza delle Mongolfiere in concomitanza del Carnevale (e sul Carnevale) è stato un indubbio punto di forza rispetto a passate edizioni, come chiarito fin dal titolo di quest’articolo. Elemento indubbiamente da mantenere e consolidare, che dà al Carnevale una spettacolarità unica ed inimitabile. Oltretutto, la presenza delle mongolfiere ha permesso quest’anno spettacolari foto dall’alto del carnevale stesso, certamente affascinanti e ben promosse tramite la pagina facebook dell’evento, già presente questa in passato (oltre al sito) ma quest’anno, mi pare, usata in modo più intensivo ancora (e in generale con una migliore promozione sui social). Da lì abbiamo tratto anche alcune delle foto usate per illustrare l’articolo, ma lì si trova una ricca documentazione fotografica e di video.
I carri sono tutti di ottimo livello ormai, anche per l’abitudine consolidata di acquisire componenti da un circuito professionale più che elaborare in modo artigianale il carro. La cosa ha anche forse prodotto una selezione, riducendo in parte il numero di carri elevando la qualità, ma il numero di carri allegorici (nove i carri, quattordici i gruppi) presenti è perfettamente equilibrato. Mi chiedo se non sarebbe possibile inserire qualche riferimento alle mongolfiere maggiore anche all’interno dei carri diciamo “istituzionali”: per ora c’è il carro che segue il Moro, un po’ piccolino. Molto numerosi i partecipanti, oltre tremila, con un pubblico tra le due sfilate di complessivi quarantamila spettatori, stando ai giornali (vedi qui l’Unione Monregalese, ad esempio). Da tempo non si fa più la collaborazione con il Carnevale di Venezia, che era oggettivamente prestigiosa, ma quest’anno la maschera ospite, l’interprete ufficiale di Arlecchino, è di primo livello.
Anche gli eventi collaterali sono di livello, con un evento benefico che ha coinvolto autori di cabaret di livello nazionale, dallo Zelig; molto belli i vestiti della corte del Moro, disegnati da un’artista cittadina come Cinzia Ghigliano e realizzati sartorialmente da Leda Artemisia Morena. Non mi sarebbe spiaciuta una mostra dedicata a questi disegni (come dicevo all’inizio, in generale, l’arte cittadina non si collega molto al carnevale), come pure più risalto si sarebbe potuto dare al piatto ceramico tradizionalmente realizzato ogni anno (il sito del Carnevale ne parla qui, senza riferimento però all’autore), avendo la città anche un museo dedicato di alto livello (e la produzione di piatti carnevaleschi è ormai consistente, dal secondo dopoguerra ad oggi). Ma, al di là degli spazi pubblici presenti, credo sarebbe la scena artistica locale, in modo indipendente, a doversi collegare di più al “Carnevale delle Mongolfiere”, magari con mostre nei bar cittadini (anche, e magari soprattutto, di fotografia), che sono affollatissimi del pubblico (certo, magari distratto) dell’evento.
Comunque sia, nel complesso, parliamo appunto di dettagli, nemmeno particolarmente inerenti agli organizzatori: mentre a loro va il plauso per un evento che ha saputo crescere molto bene e che andrà integrato sempre più nell’immagine unitaria di Mondovì, sotto la regia, ormai, della prossima amministrazione cittadina.