GABRIELLA MONGARDI.
È stato dedicato al suono il Convegno 2017 dell’AICC-Cuneo “Il suono tra magia, letteratura, musica e scienza”: il suono colto cioè in una prospettiva multidisciplinare che ne esalta le varie sfaccettature. Le prime due giornate del convegno – dedicate soprattutto a musica e letteratura, antica e moderna – prevedevano infatti che tra i due relatori ‘letterati’ prendesse la parola un non-letterato, rispettivamente il cantante lirico Matteo Peirone e lo psicologo e psicoterapeuta Mauro Selis: ne è risultata una polifonia molto ben armonizzata, percorsa dal leitmotiv che la prospettiva musicale apre una nuova dimensione interpretativa, rende possibile un nuovo approccio al reale e ai testi.
Ha dato il la il presidente della sezione cuneese dell’AICC, prof. Stefano Casarino, con un intervento introduttivo su La musica come psicagogia. Riflessioni tra antico e moderno. Passando da Platone a Baremboin, da Tolstoj a Mann, da Stravinsky a Schneider, ha indicato il fil rouge che sarebbe emerso anche dagli altri due interventi della giornata: cioè appunto la forza ipnotica della musica, la sua profonda influenza sul nostro animo, attestata dal mito di Orfeo e dalla fiaba del pifferaio di Hamelin, per non parlare del Flauto magico di Mozart.
Quella del dott. Matteo Peirone (In principio era il suono. Riflessioni, tra studi e vita vissuta, di un musicista inquieto e vagabondo) è stata più una performance, una testimonianza di vita che una conferenza: anche lui (che del resto è laureato in Lettere Classiche) è partito da Platone, da Aristide Quintiliano e dalla musica greca antica per arrivare a Nietzsche, a Proust e a Jankélévitch passando per i quadri di Moreau. Ha dato un’interpretazione artistica (musicale) della vita, sottolineando come tutta l’arte sia indispensabile non per sopravvivere, ma per vivere: in particolare la musica, filosofia pura che va dritta all’essenza delle cose.
La prof. ssa Lia Raffaella Cresci (La musica da incanto bucolico a inganno cosmico) ha evidenziato la centralità della musica per i Greci e la stretta connessione tra musica e mutamenti sociali, esaminando in particolare due autori ellenistici: Teocrito di Siracusa e Nonno di Panopoli. Con Teocrito, ‘inventore’ della poesia pastorale nel III sec. a. C, vengono in primo piano la musica e il canto, non più le gesta eroiche: la musica iniziale è il suono della natura che i pastori trasformano in musica, e l’agonismo, la competitività epiche si trasferiscono nella gara musicale. Otto secoli dopo, nelle Dionisiache di Nonno, un’opera che tenta di conciliare la mitologia antica con il nuovo Cristianesimo, la musica pastorale diventerà l’unico modo per ricostituire l’ordine cosmico e ricreare l’armonia.
La seconda giornata del convegno si è aperta con Il primo Montale: “Ossi di seppia” e… Debussy del prof. Sergio Giuliani. Il riferimento a Debussy è stato davvero illuminante: ne è scaturita un’originalissima lettura di una delle liriche incluse nella sezione “Movimenti” degli Ossi di seppia: Corno inglese. Montale, che essenzialmente di mestiere faceva il critico musicale per il Corriere della Sera, ha imparato da Debussy a smontare una melodia possibile e a giocare con le tonalità, cioè a sganciare la sua poesia dalla ‘tonica’ del cuore e dalla regolarità della metrica. È questa la sua irreversibile rivoluzione, perché dopo Debussy non si ritorna più indietro: la dissonanza si annuncia come unica possibile forma di leggibilità poetica del mondo e si ripercuote in una sintassi volutamente ambigua, difficile, e in una metrica sconnessa, che mescola ai canonici endecasillabi e settenari degli ottonari, dei novenari, dei quinari, per chiudersi con una rima rivelatrice: muore-cuore.
Altrettanto originale e illuminante l’intervento del prof. Lorenzo Barberis (Il postmoderno jazz. Umberto Eco e la musica) che seguendo il leitmotiv della musica ha tracciato un percorso obliquo attraverso l’opera di Eco semiologo e romanziere, dimostrando come la musica sia alla base dei suoi lavori. Basti pensare che nel saggio Opera aperta è all’opera musicale in primo luogo che lo studioso si riferisce, facendone il paradigma dell’opera letteraria e della sua apertura al lettore. Come lo spartito di una composizione musicale ha bisogno di un interprete per arrivare alle orecchie degli ascoltatori, anche l’opera teatrale va recitata sulla scena per essere compresa appieno: ma anche il romanzo, anche la lirica si rinnovano incessantemente tra le mani dei lettori.
Fra i romanzi di Eco, Barberis si sofferma in particolare su Il pendolo di Foucault, dove la teoria classica, pitagorica e platonica, della musica delle sfere si contamina con quella delle Sephiroth dell’esoterismo ebraico e l’autore ‘impresta’ al personaggio di Belbo il ricordo del suo sogno giovanile di suonare la tromba. Per il giovane Eco suonare la tromba è stato il modo per apprezzare il jazz come forma di opposizione sotterranea al fascismo, e il jazz con la sua libertà di modulare delle regole rimane per lui un modello valido anche in letteratura.
La ‘voce fuori dal coro’ di letterati nella seconda giornata è stata quella del dott. Mauro Selis (La musica come linguaggio aggregante dei giovani), che ha tracciato una sintetica storia ‘sociale’ della musica leggera e dei suoi vari generi (pop, rock, disco, punk, techno, hardcore…) come vettore sociale di aggregazione dei giovani, dagli anni ’60 fino ai rave party e ai rapper di oggi: e l’intervento è diventato quasi un concerto.
Si è trattato di conferenze interessantissime per il fascino dell’argomento (la musica) e il taglio variegato e insolito: onore al merito all’infaticabile organizzatore, il prof. Casarino, per gli stimoli culturali che propone alla città.
Il convegno proseguirà con la sessione autunnale: sono previste altre due giornate a Mondovì, e forse una terza in trasferta nel saluzzese.