ELISABETTA MERCURI
È abbastanza raro imbattersi in libri che riescono ad appassionare non solo per il contenuto originale ma anche per le peculiarità stilistiche e strutturali. Naturalmente, ad apprezzare soprattutto queste ultime qualità sono i lettori per eccellenza, ovvero coloro che s’immergono nel fluire della narrazione centellinandone ogni frase, ogni parola, cogliendone le più recondite suggestioni. Attraversando così un processo di riflessione che conduce per sentieri di esperienze interiori altrui, portatrici di arricchimento culturale e spirituale.
Il libro della piemontese Fulvia Viola Barbero, Lune di rame (Fusta Ed.), appartiene sicuramente a questo genere di lettura per la tematica che sottende, per la tecnica narrativa, per il linguaggio colto e deliziosamente aulico.
Un libro al femminile ad iniziare dalla copertina: su uno sfondo lunare, un viso di donna dai capelli ramati che si staglia sul profilo del Monviso. Un suggestivo simbolismo che racchiude l’intrigante filo di lettura.
C’è la passione in queste pagine e ci sono le donne che con la passione hanno sempre dovuto fare i conti soccombendo al suo fascino. Come d’altronde sembra subirlo l’autrice del libro, che da questa “dama” si fa guidare nel suo lavoro di scrittura, regalandole un ruolo di protagonista fino a personificarla in una reporter.
Ma la Passione non è sola nella missione affidatale dalla scrittrice, “la ricerca del talismano con cui eternare la perfezione dell’amore”; ella viene affiancata dalla Favola, dalla Mitologia, da un Cantastorie, e, come supporto fidato, per alleggerirne l’intricato lavoro, dalla Fantasia. Infine, “comprimaria d’eccezione” la Luna, “nella sua essenza policroma”, “quella del mito, dei filtri sacrileghi, la più vaga di ambigui riflessi, che ostenta dagli inizi del mondo”.
Questa la parata allestita per la trama di un libro che si addentra nei meandri della storia e della leggenda, che attraversa i secoli per raccontare di donne tormentate dal conflitto tra passione e dovere. Ma, soprattutto, per provare a definire questa complessa identità dell’universo femminile attraverso “profili essenziali di dive, madonne, streghe o più semplicemente donne comuni del presente, ma non immuni da passioni travolgenti. Tragicamente simili in ogni tempo. Vissute in luoghi dissimili. Figlie di cronologie disparate”.
La scrittrice costruisce una tela della nostra cultura: partendo dalle isole dell’Egeo, dai miti classici, passa ai miti del nord Europa, della Gran Bretagna e della Francia, fino ad arrivare in Italia, nella sua terra, il saluzzese. Da Saffo, madre di tutte le poetesse, alle vicende amorose di Ginevra e Lancillotto, di Eloisa e Abelardo. Poi l’accostamento ad un’altra poetessa, molto più lontana nel tempo dalla prima, Diodata Saluzzo; fino al capitolo più articolato, quello che indaga l’antico immaginario malefico, legittimato, alle soglie dell’età moderna, con l’Ufficio della Santa Inquisizione.
Nelle pagine dedicate al fenomeno della stregoneria vengono rievocati episodi realmente accaduti nel territorio di Saluzzo (i processi alle Masche di Rifreddo e Gambasca, nel 1495). Un omaggio d’affetto alla sua città che richiama la storia delle donne sotto il Monviso. Fulvia Viola racconta il suo territorio lasciandosi attraversare dal fascino che ne emana e restituendolo con verità storiche e ricchezza di sentimento.
Lune di rame non è soltanto un saggio o un romanzo, ma piuttosto, come affermato dall’ autrice, una sorta di racconto cultural-fantasy. Un libro che racchiude un percorso di vita e di studio, riversato su una visione del mondo al femminile. Una visione che Fulvia Viola consegna alle donne di oggi, scegliendo, nel finale, come protagonista ideale, la blogger, la scrittrice della rete, in tutta la sua complessità,“per coinvolgerla in un progetto di riscoperta personale, e farla cedere alle problematiche della passione”.
È questo il modello di donna che immagina la scrittrice, “una Donna con la lettera maiuscola… punto di arrivo di un’eredità genetica che arriva da lontano: attraente come una dea olimpica, colta come una poetessa greca, innamorata come una regina arturiana, insidiata come una strega torturata”.