Aurais-je à te dire?
Nn t’agg ritt pché t vogl’ bbèn?
Ss mmàn, n t’hân fatt tùtt lu cund?
É lu uèr ca n nn’han avut lu tiemb.
Ma, stamm a send a mi:
ra crài r fazz,
cch l’aiut r nu sitar,
vnut apposta ra l’India
pp llassà ma freccia
tràs, chià-n chià-n,
ìnda lu còr tuia.
Dovrei ancora dirti perché ti amo?
Le mie mani non ti hanno raccontato tutto?
È vero che esse non hanno avuto il tempo…
Promesso:
da domani lo faranno,
accompagnate da un sitar
venuto di proposito dall’India
affinché la mia freccia penetri
delicatamente nel tuo cuore.
Aurais-je à te dire pourquoi je t’aime?
Mes mains ne t’auraient pas tout raconté?
Il est vrai qu’elles n’ont pas eu le temps
Alors, c’est décidé:
elles se feront accompagner par un sitar
venu directement de l’Inde
pour que ma flèche entre
tout doucement dans ton cœur.
*
Non dirmi che sei stanca
che non hai dormito
che il tatuaggio che ti offrii
il giorno della nostra comunione
si è sciolto nella nebbia di quest’autunno
che ci spinge a voler morire
in un giorno d’estate.
(2013)
*
Il viandante cammina
tra migliaia di carte da collezionare
e le tre stelle che hanno fatto brillare
il suo cielo
e la luna,
quella che dolcemente accarezza
le nuvolette da lei imbiancate
e proiettate davanti ai suoi occhi
che non riescono più a sperare
di rileggere la storia,
quella che gli hanno regalato.
Ma il viandante,
di tanto in tanto,
apre gli occhi
e scopre che ci sono altri scaffali
da riempire
prima che il sole annunci
il suo ritorno.
(10 marzo 2015)
Mimmo Pucciarelli, foglie d’autunno, Atelier de création libertaire 2017
Foto di copertina: autoritratto, Lione autunno 2016
Presentazione di Attilio Ianniello
Foglie d’autunno è il titolo della nuova raccolta di poesie di Mimmo Pucciarelli.
Un titolo impegnativo che rimanda il lettore con la memoria a quei versi della poesia Soldati di Giuseppe Ungaretti: «Si sta / come d’autunno / sugli alberi / le foglie». Tuttavia non ci si deve fermare alla somiglianza delle immagini, poiché mentre le foglie ungarettiane simboleggiano la precarietà dell’esistenza umana (aggravata storicamente dalla partecipazione alla I Guerra Mondiale), le “foglie d’autunno” di Pucciarelli si dipanano in ampie silenziose esplosioni esistenziali dai colori ora forti e solari ora tenui, evanescenti e lunari. È la poetica di cui Pucciarelli ci ha dato già un bel saggio nelle sue precedenti raccolte: Agli angeli quasi nudi (2007), La mia piccola umanità (2011) e Nuotando fra le nuvole. Sospeso ad un’eternità ricercata (2014).
Foglie d’autunno, che si presenta come una ideale continuazione di Nuotando fra le nuvole. Sospeso ad un’eternità ricercata, contiene date messe in calce a numerosi testi, date che si fermano all’autunno del 2016. Abbiamo quindi tra le mani un’altra ricca porzione di diario poetico di Pucciarelli dove, come vedremo e come leggerete, un filtro autunnale, a tratti crepuscolare, fa da sfondo alle tematiche esistenziali ed agli ideali culturali e sociali del poeta.
La raccolta si apre con una poesia d’amore (Aurais-je à te dire?) scritta nelle tre lingue del poeta: la lingua madre caggianese, l’italiano ed il francese.
«Dovrei ancora dirti perché ti amo?» è il primo verso della poesia; una domanda che il poeta non pone solamente alla donna amata ma anche e soprattutto alla vita, a quell’esistere raccontato dalle “mani” in una narrazione che non ha tempo perché eterna come il ciclo delle stagioni, come la freccia di Eros che attraversa i giorni, i mesi, gli anni alla ricerca del centro del cuore.
Ed è ancora l’amore, come nella raccolta precedente Nuotando fra le nuvole. Sospeso ad un’eternità ricercata, l’ordito su cui Pucciarelli costruisce la trama della sua tela poetica; l’amore nelle sue declinazioni di eros, agape, philia.
Amore per la donna (Nel lago dei tuoi occhi), per gli amici (Può darsi), per gli esseri viventi (Lui), per quel paese natale, Caggiano, che diventa per il poeta il luogo laicamente sacro dove immergere gli occhi nell’acqua per riavere la vista pura e speranzosa del fanciullo che di quell’acqua si dissetò («invia un messaggino alle fontane / di Caggiano: / digli qualcosa / Io vi ci bagnerò tutti i miei occhi », E ti racconterò se la fontana piange).
E come poter dire l’amore senza banalizzarlo, come rendere ragione delle parole d’amore? («E con chi parlerò di questo mio canto / che si trasforma in un urlo inaudibile?», E ti racconterò se la fontana piange).
Troviamo in questa ultima domanda la cifra simbolica del lavoro del poeta Pucciarelli. È proprio la poesia il medium che permette di parlare, di cantare, di mettersi a nudo ma in modo silenzioso, nascosto come un urlo che tace, come vedere l’invisibile.
Sorge quindi tra i versi del poeta il pianto, la lacrima che riflette l’emozione, il dolore che affronta l’oscurità; sorge tra i versi del poeta quell’autunnale malinconia che non è e non può essere per Mimmo Pucciarelli l’orizzonte della fine, ma sapiente trasformazione.
Del resto Mimmo si proclama anarchico e come ha cantato Lèo Ferré nella versione italiana di Les anarchistes: gli anarchici «Hanno bandiere nere / sulla loro speranza / e la malinconia / per compagna di danza».
La malinconia come stanchezza che tuttavia non si rassegna ma attende ancora quella passione dolce («seta rossa», E poi) che lo «rilancerebbe nel mondo umano / dove la politica è necessaria / la speranza una necessità / cosi come l’uguaglianza, / la giustizia e la libertà» (E poi).
Una malinconia che può diventare comprensione: « Perché gli uomini piangono? / Quando il deserto avanza / i ghiacciai si sciolgono nei mari / e si resta seduti davanti ad uno schermo per chiedere aiuto / solo una pioggia di foglie potrà acquietare / le loro lacrime» (Perché le foglie piangono?). Comprensione del messaggio delle “foglie d’autunno” che cadendo come ultimo dono a chi sa osservarle offrono i colori caldi dell’estate, quasi a dire di non disperare perché loro sono, saranno il nutrimento delle gemme di primavera, Allora si capisce che il cuore della malinconia è l’Eros, il desiderio di bellezza, quella bellezza esistenziale e sociale che, per dirla con Fëdor Dostoevskij, sola può salvare il mondo.
Le foto dell’articolo sono dell’autore.
Nella raccolta compare anche la poesia Piscina, apparsa su Margutte qui.
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