Donne di Piemonte

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FRANCO RUSSO.

Confesso che mi sarebbe piaciuto pubblicare queste poche righe l’8 marzo e dedicarle alle donne. Ma per farlo ci vuole un coraggio che non ho.

Qualche giorno fa ho incontrato un amico d’infanzia, mio coetaneo, col quale abbiamo condiviso i giochi dei bambini. Pur essendo tutti e due di buoni studi abbiamo, con naturalezza, incominciato a parlarci in piemontese, come facevamo da piccoli. E, seduti al bar, sorseggiando una bibita, abbiamo parlato di persone che avevamo conosciuto. Soprattutto di donne. La conversazione è durata un paio di ore e la sera, tornato a casa, ho provato a fissare i termini che avevamo usato.

Abbiamo parlato di tote=signorine, quelle che popolavano le nostre fantasie di adolescenti; ma anche di tote da mariè=signorine che aspettavano di sposarsi, anzi, di essere sposate e, infine, di tutun=zitelle, al confine tra speranza e disperazione, un termine bellissimo che potrebbe essere tradotto con signorinona.

Ma abbiamo anche parlato di madamin e madama sottolineando che nessuno – pochi – sanno che cosa rappresentino. In genere si pensa che madamin sia una giovane signora e madama una signora già in età. Non è così. Quando i mulini erano bianchi e tota Fenoglio andava in sposa a monsu Cerutti, il casato Fenoglio spariva e tota Fenoglio diventava madamin Cerutti oppure, anche se giovanissima, madama Cerutti, solo se monsu Cerutti era il primogenito. A quei tempi, felicemente maschilisti e rispettosi dei diritti di primogenitura, il titolo di madama era un vero e proprio titolo nobiliare e, come tale, poteva avere una sola titolare. Madama era la sposa del titolare del cognome del capostipite e finché era in vita nessuno poteva usurparne il titolo. Ma alla sua morte – del vedovo non fregava niente a nessuno – il titolo di capofamiglia passava al primogenito maschio e sua moglie cessava di essere madamin e diventava madama. E le mogli dei secondi/terzi geniti rimanevano madamin. Con la sola speranza della morte della cognata per poter assurgere, in ordine di anzianità dei mariti, a titolo. Quando i mulini erano bianchi. Oggi, con i mulini grigi e la farina nera, si chiamano tutti Ola, Ue, Chicazz’è, Silvester, Kevin, Pamela, Samantha.