GABRIELE GALLO – GABRIELLA MONGARDI.
Ci sono montagne che si caratterizzano per la loro difficoltà di ascesa, per la propria storia orogenetica, per l’altitudine. Ce ne sono altre, invece, che si contraddistinguono semplicemente per la posizione geografica occupata, incerta come un viandante di fronte ad un trivio.
Conteso in effetti tra Valle Tanaro, Valle Mongia e Valle Casotto, il Bric Mindino si innalza per 1879m. di quota alle spalle dell’abitato di Garessio, per un salto verso il cielo che gli consente di ricercare la propria sagoma tra le vicine acque del Mar Ligure.
Una terra di mezzo, insomma, tra i miti respiri mediterranei e gli algidi sbuffi alpini, per un amalgama atmosferico con pochi eguali tra le Alpi di Cuneo. Una croce di vetta, poi, protesa in alto per altri venticinque metri, quasi a volersi trasformare in un punto di riferimento per l’intero territorio.
Il Bric Mindino disorienta l’escursionista disattento, catapultandolo in un mondo sospeso e atemporale, dove una prospettiva marittima incontra un terreno già montano; dove gli occhi di ghiaccio dal sapore alpino, fissano la distesa marina, forse con invidia, forse con orgogliosa fierezza.
Come cosa salda
A volte dalle nuvole di piombo
che dimorano sempre nella valle
sporgono il capo le montagne -
sirene di pietra, lo sguardo teso
al mare lontano in cui sprofonda
il loro silenzio,
ignare del brusio
degli umani cammini,
si concedono all’occhio innamorato
di chi si strugge nella lontananza,
trattando l’ombre come cosa salda.