L’incredibile storia del profeta Mansur

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Trentatreesima puntata - Cinque anni da profeta

FRANCESCO PICCO

Fu solo grazie a Viktor  se l’avventura illuministica del fanatico Profeta Mansur riuscì a durare per ben cinque anni. Cinque lunghissimi anni di deliberata costruzione del potere. Cinque anni di trionfi militari e accordi sottobanco con il Sultano di Costantinopoli. Cinque anni durante i quali schiere di scienziati e ingegneri europei si trovarono a servire sotto un capo religioso che fingeva a sua volta di servire Dio. Intanto, il Mansur aveva imparato a non dormire più di cinque ore per notte, passando il resto in preghiera. All’aperto, fuori dal palazzo dove aveva fissato la sua casa. Perché tutti potessero vederlo e dire: davvero costui è in contatto con Dio. Anche i suoi sei pasti quotidiani, leggerissimi, erano spesso consumati coram populo in modo che tutti vedessero quanto era frugale il Profeta. Non beveva né vino, né liquori, né consumava mai carni proibite dal Levitico o dal Corano. Anzi, quasi non mangiava carne sostituendola di preferenza con innocui e popolari legumi. Vestiva ormai più alla persiana che alla turca.

Nonostante avesse un harem per sé, non toccava più donne. Le sue schiave erano tutt’altro che schiave: libere di andarsene dove volevano, di congiungersi con chi volevano, non erano sorvegliate né da eunuchi né da vecchie.

Il suo unico vero vizio è ormai la caccia, che pratica a cavallo stancando in una sola giornata anche sei o sette animali. Durante le battute di caccia, si fa precedere da un ragazzo circasso che regge un’enorme bandiera verde su cui sono trascritti alcuni versetti del Corano in caratteri cufici. La stessa insegna che ormai, su consiglio di Viktor, usa con grande successo nelle sue continue operazioni di guerra. Un folgorante, inarrestabile trionfo.

Vengono dall’Europa per vederlo e conoscerlo, molti giovani rampolli di famiglie nobiliari dei principati tedeschi decidono di arruolarsi nelle sue file e combattere con lui.  Diplomatici come il conte di Ségur e poligrafi come Francesco Becattini rimangono impressionati dal suo piglio, dai suoi occhi spavaldi e inquisitori, dalla sua barba veramente profetica; e scrivendo di lui non fanno che accentuarne il potere, il mistero e la magia. E qualcuno comincia a sospettare che non sia davvero ciò che fa vista di essere: forse è un bramino indiano, forse un prete zoroastriano, forse un rabbino rinnegato; o forse un frate domenicano piemontese… Di tutte le illazioni, quest’ultima sembra la più assurda.

Tutti cominciano a temerlo, intorno: i Persiani, cui dice di volere sottrarre l’impero; i Turchi, che lo usano ma non si fidano più di lui; e finalmente i Russi, o meglio – per essere più esatti – la Russa per eccellenza, la zarina Caterina II che si interessa personalmente di lui.

Un interesse che sarà fatale per il disegno di potere assoluto del nostro Profeta.

(Continua)

Illustrazione di Franco Blandino.

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